10. Can you see my eyes are shining bright?

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Cause I'm out here on the other side


Da quando Frank era entrato nella band, le giornate nello studio di registrazione sembravano, a Gerard, volassero come se il tempo fosse dimezzato. Amava avere Frank sempre intorno, sopratutto perché negli ultimi giorni Frank sembrava essersi sciolto, ed il loro rapporto ora non solo era ufficiale - almeno per la loro ristretta cerchia di amici - ma andava a gonfie vele. Quando avevano un attimo, nonostante Mikey avesse ammesso di preferire non vederle, certe scene, i due si stringevano in un angolo dello studio a fare i romantici. Si dividevano le sigarette, quelle rare bottiglie di birra che bevevano durante la pausa tra una registrazione e l'altra, e se fosse stato necessario si sarebbero divisi anche gli organi vitali. Anche se in realtà, il cuore se lo erano già scambiato. Nonostante i primi giorni Frank fosse particolarmente timoroso, di tutta quella situazione - o come aveva spiegato Alex, se la stava facendo sotto - ora finalmente aveva iniziato a prendere tutto il bello delle sensazioni che Gerard gli faceva provare. Respirava l'aria dell'amore a pieni polmoni ed ogni tanto si faceva quasi schifo, tanto era diventato romantico e dolce.
Il fatto che non potessero ufficializzare la loro storia con i propri genitori era un tasto dolente. Gerard si era detto pronto ad affrontare ogni battaglia, al suo fianco, mentre Frank voleva attendere ancora un pò prima di mettersi a nudo davanti alla sua famiglia. E poi, sua madre era ancora convinta che lui ed Alex stessero insieme, e una volta aveva addirittura accennato a qualcosa come un matrimonio dopo il diploma. Quando Frank glielo raccontò, Alex rise per un'ora di fila.
Comunque, il loro covo d'amore, nel quale potevano essere ciò che erano senza farsi troppe paranoie, era proprio casa di Alex, nella quale quel giorno Gerard, aiutato da sua madre, stava allestendo una semi-festa a sorpresa per il suo diciottesimo compleanno. Aveva anche preparato un intero menù vegetariano per Frank, comprato e gonfiato personalmente una busta di palloncini colorati e disegnato di suo pugno un ritratto di loro tre - lei, Gerard e Frank -, incorniciato ed incartato come regalo di compleanno. Ci teneva particolarmente, dato che l'unione che legava i tre nelle ultime settimane era andata a diminuire, causa impegni dei due ragazzi con la band e le registrazioni, e di Alex con l'assistente sociale, la scuola, il Cafè ed altri impegni da lei non meglio specificati che la tenevano lontana da loro. Solitamente quando Gee e Frank si imbucavano a casa sua per passare del tempo tutti e tre insieme era di sera tardi, e lei era generalmente stanca, assonnata o a volte era capitato che li avesse lasciati da soli per concedergli un paio d'ore di sesso e amore mentre lei usciva con dei nuovi amici, anche se né Frank né Gerard ne sapevano molto, e lei non si sbilanciava troppo nel parlarne.
Era primo pomeriggio ed Alex avrebbe dovuto passare l'intera giornata fuori casa, perché Gerard potesse organizzare tutto alla perfezione, prima di poterla finalmente far rientrare e sbucare fuori con gli altri ospiti da dietro ogni nascondiglio possibile urlando "Sopresa!". Così dovette organizzare anche la giornata di lei: le aveva chiesto gentilmente di comprarle dei colori e dei materiali da disegno nel negozio di fronte al Cafè e di fare qualche altra commissione, poi di passare a casa di Frank a recuperare una vecchia felpa che aveva dimenticato in macchina sua qualche giorno prima - dove l'altro aveva il compito di trattenerla il più possibile, e roba del genere. Alex aveva accettato suo malgrado, comunque, ma l'importante era che sarebbe rimasta fuori casa per almeno un altro paio d'ore, se non tre o quattro.

Alex aveva conosciuto Devon qualche giorno dopo la visita a casa sua dell'assistente sociale, in un freddo pomeriggio passato a servire bevande calde al Cafè, dove lui era entrato per sbaglio e alla fine l'aveva aspettata fino all'orario di chiusura dopo aver passato tutto il tempo a conversare con lei tra un servizio al tavolo e l'altro. Era un ragazzo carino, di un paio di anni più grande di lei, con un'ottimo gusto in fatto di musica e un bel sorriso. Nulla in confronto a Frank Iero, ma lei ci aveva messo una pietra sopra - almeno, ci aveva provato - visto che se lo era aggiudicato Gerard, ed andava bene così.
Nonostante con Devon stesse bene, e anche se per scaramanzia non voleva dirlo a voce alta ma le cose tra loro si stavano facendo più serie delle semplice uscite a bere qualcosa insieme, Alex non lo aveva ancora presentato agli altri, e non aveva troppa intenzione di farlo. Non ancora. Era come se avesse paura che visto che ora Frank e Gee stavano insieme, se anche lei fosse stata ufficialmente con qualcun'altro, la loro profonda amicizia sarebbe andata a perdersi anche più di quanto stava accadendo ultimamente. Non che volesse darne la colpa a qualcuno, si rendeva conto che ognuno aveva le sue cose da fare, che le registrazioni del disco portavano via ai ragazzi un sacco di tempo e che lei doveva per lo meno impegnarsi un pò di più a scuola per evitare ulteriori richiami dal Preside, che non aspettava altro che facesse un altro passo sbagliato.
Quel giorno però Gerard non solo si era dimenticato di farle gli auguri di compleanno, ma le aveva anche dato una lista infinita di cose da fare, e dovette portarsi dietro anche Devon che molto carinamente era andata a prenderla all'uscita da scuola per stare un pò con lei. I due comunque non facevano mai nulla di troppo impegnativo. Solitamente girovagavano per Belleville senza meta entrando in qualche negozio di dischi e roba simile, ma ad Alex piaceva anche tutta la semplicità del tempo che passavano insieme. E comunque, Devon riusciva a farle dimenticare quanto si sentisse sola altrimenti, ora che non aveva Frank e Gerard sempre intorno.
Le prime tappe delle "Cose che dovrebbe fare Gerard ma che ha ben pensato di mollare a me", come aveva spiegato a Devon, erano state fatte: erano andati nel negozio di Belle Arti a comprare un mucchio di materiale da disegno del quale Alex nemmeno sapeva le funzioni, ed aveva dovuto scegliere a caso tra una marca e l'altra, facendosi consigliare dal vecchio negoziante che conosceva bene i gusti di Gerard, ormai.
Poi erano dovuti andare alla ricerca di un regalo di Natale per Mikey, nonostante mancassero ancora tre settimane; erano stati in lavanderia anon ritirare una giacca di Gerard che non era mai stata portata a lavare lì - quella era stata un'idea di Frank, ma era un'ottimo modo per far perdere ad Alex ulteriore tempo - e poi c'era la tappa a casa Iero per recuperare quella vecchia felpa.
Dal portico si sentiva il suono assordante dello stereo, ed Alex dovette bussare ed imprecare più volte per riuscire a farsi sentire da Frank. Dopo circa un quarto d'ora i due da fuori sentirono il volume dello stereo abbassarsi di qualche tono e i passi pesanti di Frank che scendeva le scale dall'interno saltandole due a due, fino ad arrivare alla porta.
«Che cazzo, ci abbiamo messo le radici qui fuori! Ti ricordo che è dicembre e che fa un freddo cane!» si lamentò Alex spingendo Frank da una parte per entrare in casa al caldo. Devon porse la sua mano destra a Frank per presentarsi. Era la prima volta che lo incontrava, nonostante Alex gli avesse parlato di lui e degli altri almeno diecimila volte.
«Piacere, Devon...» disse cordialmente, mentre l'altro lo guardava con un sopracciglio sollevato scuotendogli la mano distrattamente «Piacere, io sono Frank...» mormorò «E tu saresti?».
Alex alzò gli occhi al cielo «Te lo ha appena detto, si chiama Devon.» disse ridacchiando.
«No, quello l'ho capito. Intendo, non ti ho mai visto prima...» cercò di spiegarsi meglio. Fosse stato come Alex avrebbe chiesto con molta nonchalance se fosse il suo ragazzo o qualcosa del genere, ma non voleva sembrare un'impiccione, e comunque provò un sottile filo di disappunto rendendosi conto che lei, nonostante fosse la sua migliore amica, non gliene avesse mai parlato. Era come rendersi conto di essere stato messo da parte. In effetti non stavano più insieme ventiquattro ore al giorno, e si sentì un pò come un bambino al quale si rompe il suo giocattolo preferito.
Alex scrollò le spalle, in risposta alla diffidenza di Frank «E' un mio amico. Dov'è la felpa di Gerard?» domandò guardandosi intorno.
«Amico tipo, amico? O amico tipo-» provò a domandare lui, ma Alex lo fermò «Amico tipo fatti gli affari tuoi. Allora? La felpa?» chiese cambiando discorso.
Frank per un attimo quasi dimenticò della storia della festa a sorpresa e del dover far perdere tempo ad Alex, così alle prime la guardò confuso, poi gli venne in mente e li invitò a seguirlo in camera sua.
«Dai, Frank, una cosa veloce che voglio andare a casa. Per la cronaca, oggi è il mio compleanno, anche se siccome sono così sfigata non se lo ricorda nessuno, e stasera avrei degli impegni che implicano la mia necessità di farmi una dannata doccia...» disse lei lamentosa seguendolo al piano di sopra.
Frank sorrise «E' vero, è il tuo compleanno! Tanti auguri!» esclamò stringendole le braccia intorno al corpo e sollevandola qualche centimetro da terra, togliendole il respiro.
«Oh signore, lasciami!» rise lei scuotendosi per fargli mollare la presa.
Quando furono in camera di Frank si sedette sul bordo del letto, dove lui aveva poggiato la sua chitarra. «Insomma, che programmi hai per stasera?» domandò facendo il vago.
Alex sospirò «Niente che implica la tua presenza, né quella di Gee, visto che entrambi vi siete dimenticati del mio compleanno...» rispose con tono di superiorità. Frank si morse il labbro per trattenere una risatina: lei non immaginava nemmeno lontantamente che erano tutti pronti a festeggiarla quella sera stessa.
«Lo so, mi dispiace, ma ultimamente siamo sempre pieni di impegni...» mormorò Frank fingendo di cercare qualcosa nell'armadio. Alex sbuffò, incrociando le braccia sul petto «Si, me ne sono accorta, non mi filate più, e da quando state insieme siete anche troppo impegnati a fare i romantici per ricordarvi che io esisto, e che quella camera in cui vi chiudete a fare dio solo sa cosa, si trova proprio in casa mia ed ogni tanto potreste mettere da parte le vostre sconcerie per dedicarmi qualche briciolo di attenzione...».
Frank si schiarì la gola. Sapeva che quello era il modo di Alex di scherzare, ma si stava sentendo in colpa. Effettivamente negli ultimi tempi lui e Gerard passavano più tempo da soli che con lei, anche quando erano a casa sua. Comunque, sospirò «Non fare la vittima, comunque, mi pare che tu abbia trovato di meglio da fare...» borbottò lanciando un'occhiata a Devon che in evidente imbarazzo si mise a scrutare la collezione di libri di Frank.
«Non mi dire che sei geloso!» esclamò Alex ridendo.
«Nah... è che insomma, potevi anche dirmelo che ti sei fidanzata...» mormorò.
Lei arrossì. Non era proprio proprio fidanzata, con Devon. Passavano del tempo insieme, si divertivano, e lui l'aveva baciata giusto il giorno prima, ma niente di che. In realtà aveva intenzione di passare ad un prossimo livello proprio quella sera. Aveva proposto a Devon di passare la serata a casa sua, e le aspettative di entrambi erano chiare, ma non è che volesse urlarlo ai quattro venti.
«Non rompere. Avevo intenzione di presentarvelo comunque, prima o poi. Sopratutto a Gee...» disse lei sorridendo.
Frank mise il broncio, proprio come un ragazzino «Perché soprattuto a Gee? Non sono io il tuo migliore amico? Che c'entra Gerard?» domandò con disappunto.
«Siete entrambi miei migliori amici, e se gentilmente mi dai la sua felpa mi fai proprio un gran favore...» sbuffò Alex.
Devon guardò l'ora. Erano già le 18 passate «Effettivamente, dovremmo andare...» disse rivolto ad Alex. Frank si voltò a guardarlo quasi fulminandolo con gli occhi. «Quanta fretta, che mai dovrete fare?» chiese alzando gli occhi al cielo.
Alex arrossì, schiarendosi la gola. Di progetti ne avevano alcuni, ma non disse nulla, non era proprio il caso. «Tanto per cominciare, te l'ho gia detto, dovrei farmi una doccia.» ripeté, battendo il piede sul pavimento, nervosa.
«Beh, puoi fartela qui, volendo, no?» propose Frank indicando la porta del bagno dall'altra parte del corriodio.
Lei fece una risatina «Eh, si, ma volendo potrei farla a casa mia, sai com'è, dove ho anche il mio accappatoio, i miei vestiti...» disse.
«Giusto... che ore sono?» domandò lui, guardando Devon, che lanciò un'altra occhiata al suo orologio da polso.
«Sei e un quarto...» rispose.
«Fantastico. Andiamo, direi che si sta facendo tardi.» esclamò.
Alex lo guardò facendo una smorfia «...andiamochi, scusa? Che c'entri tu?».
«Come che c'entro? Vi accompagno, andiamo in macchina, no?» disse come se fosse la più geniale delle idee. Alex gli si avvicinò e gli stritolò letteralmente un braccio, cercando di non farsi vedere da Devon che continuava a guardarsi intorno nella cameretta. «No, Frank, tu non ci accompagni da nessuna parte. C'è una cosa chiamata privacy ed un'altra chiamata intimità. Tu stai leggermente violando entrambe.».
Lui sorrise malizioso avvicinandosi all'orecchio di lei «Ma perché, hai sul serio intenzione di fare roba sconcia con lui? Tipo, stasera?» chiese divertito. Le guance di Alex diventarono presto di un colore rosso acceso, mentre imbarazzata annuiva in modo quasi impercettibile. Frank la fulminò con gli occhi «Stai scherzando, vero? Non puoi farlo. Non sappiamo niente di lui!» la rimproverò.
Lei alzò gli occhi al cielo «Ma fammi il piacere... tu, non sai niente di lui. Io so che è un bravo ragazzo e che mi piace. Punto.» mormorò.
«Dovremmo chiedere l'opinione di Gerard, comunque...» disse Frank sollevando le sopracciglia. Alex sbuffò «No, non faremo della mia prima notte di sesso un affare di stato, sul serio...».
«Ah!» esclamò Frank indicandola, per poi abbassare di nuovo il tono «Quindi lo ammetti, èsesso, non amore! Ecco un altro motivo per il quale sono in totale disaccordo con la tua decisione. E' la tua prima volta e deve essere speciale, non una cosa fatta tanto per fare.» disse saccente.
«Ma la smetti? Dio santo, mi stai mettendo davvero in imbarazzo. E se non l'hai notato, lui è lì dietro e potrebbe anche ascoltare la nostra conversazione, cosa della quale non sono molto contenta...» bisbigliò lei.
«Vedi, è pure un impiccione ficcanaso. Eh no, mia cara, tu non farai assolutamente sesso con lui, né ora né mai!»
«Non è un impiccione!»
«Lo hai detto tu, eh, mica io!»
«Non intendevo quello, Frank. E poi smettila, sul serio, non è un argomento che voglio trattare con te, né ora, né mai.» disse lei mettendo il broncio. Frank sospirò «Lo dico per te, non perché voglio farmi gli affari tuoi né nulla di simile...» le disse in un sussurro, accennando un sorriso.
Alex scrollò le spalle. Ah, si, i maschi erano stupidi il più delle volte. Sopratutto quando si trattava di ragazze. E Frank in quel caso era proprio un idiota. Alex lo aveva aspettato per giorni, mesi ed anni, e lui si era innamorato di Gerard, ed ora che lei provava a metterci una pietra sopra, per quanto difficile fosse, lui rendeva tutto più complicato parlandole della sostanziale differenza tra amore e sesso. Era una situazione più che ridicola, ed Alex avrebbe volentieri fatto notare a Frank che lei non si credeva in grado di amare nessuno. Nessuno oltre lui. Perché quello era il punto, lei lo sapeva bene, lo aveva capito ed aveva provato a cambiare le cose nei modi a lei disponibili, ma senza successo. Aveva spinto Frank tra le braccia di Gerard perché, indipendentemente da quanto forte fosse il sentimento che lei provava nei suoi confronti, poteva dire con certezza che i due si appartenevano, e si sarebbero appartenuti sempre. Ma nonostante tutto, non c'era un antitodo, una pozione o una formula che potesse farle smettere di provare quel sentimento nei confronti di Frank, lo stomaco che si torce quando lui la guardava negli occhi o la stringeva in un abbraccio, o la sensazione di volare a qualche metro da terra quando lui le sorrideva. Quindi non sopportava l'idea che Frank si mettesse in mezzo anche ora che finalmente qualcun'altro poteva forse prendere il suo posto. Proprio no.
«Vabbè, andiamo?» disse infine Frank a voce alta, catturando anche l'attenzione di Devon.
«Davvero, Frank, non devi-» provò a dire lui, ma Frank lo fermò «Tranquillo, vi accompagno, e non si discute. Andiamo, su, che facciamo tardi...» disse uscendo dalla stanza.
«E la felpa di Gerard?» chiese Alex alzando gli occhi al cielo. Frank fece finta di non sentire. Quando i due lo raggiunsero Frank aveva già messo in moto l'auto della madre, e con un sorriso era pronto a guidare fino a casa di lei, dove tutti sarebbero spuntati fuori da dietro al divano urlando "Sorpresa" e roba simile. Altro che regalare la propria verginità al primo furbetto in circolazione. Non si sarebbe scollato un attimo da Alex, se fosse stato necessario.

Le confusioni più grandi le procura il CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora