I genitori di Frank si erano separati quando lui aveva otto anni. Lui era rimasto a vivere con sua madre, ma frequentava suo padre relativamente spesso quando era in città. Suo padre era un musicista, proprio come lui, e girava gli Stati Uniti per suonare in piccoli e modesti locali con il suo gruppo. Non erano certo una band da prima posizione in classifica, ma Frank li aveva sempre stimati tantissimo, ed era grazie a suo padre che si era avvicinato alla passione per la chitarra, da ragazzino, dopo aver provato a suonare un sacco di altri strumenti che però non lo soddisfavano abbastanza.
Quindi il Signor Iero non era spesso presente nella sua vita, quando era impegnato a suonare in giro per gli stati americani, e quindi era l'unico che si era perso l'uscita allo scoperto di suo figlio ed il suo fidanzato Gerard.
Aveva appreso la notizia tramite un suo vecchio amico di Belleville, e non poteva crederci. Non poteva essere vero. Suo figlio, il suo unico figlio, colui che avrebbe dovuto portare avanti la stirpe degli Iero, stava con un uomo. Aveva solo diciotto anni e durante il viaggio da casa sua a Belleville, si ripeté che probabilmente era solo una voce di corridoio, un falso pettegolezzo creato dal nulla, un fraintendimento o, nella peggiore delle ipotesi, un esperimento che si sarebbe concluso presto con una riscoperta di Frank per la passione per le donne.
Suo figlio non poteva assolutamente stare con un altro uomo. Non era normale, non era ciò che aveva sempre sperato per lui e sopratutto, non era un'idea che riusciva ad accettare. Quando arrivò a Belleville erano le due di pomeriggio, e il signor Iero non aveva alcuna intenzione di incontrare la sua ex moglie, così aspettò direttamente il suo Frankie all'uscita da scuola. Doveva essere l'ultimo giorno prima delle vacanze natalizie, e nell'aria c'era quell'euforia adolescenziale data dall'idea di lunghe giornate di ozio e regali.
Parcheggiò l'auto accanto al marciapiede, proprio di fronte alle porte della scuola, ed attese l'uscita degli studenti. Quando suonò la campanella, in meno di tre secondi, un'orda di ragazzini spuntò fuori dalle porte e da ogni angolo immaginabile, tutti incredibilmente eccitati all'idea di un paio di settimane di riposo da scuola. Il signor Iero guardò tra le mille teste che gli passavano accanto, finché non trovò suo figlio, e fece un respiro di sollievo.
Erano tutte chiacchiere, per lo più infondate. Il suo Frankie camminava col braccio intorno alle spalle di una ragazzetta bassa e minuta. Non era la più bella ragazza del liceo ma per lo meno era una femmina. Sorrise agitando la mano per attirare la sua attenzione, e gettò a terra la sigaretta quando suo figlio lo notò e con aria sorpresa si diresse da lui.
«Papà! Che ci fai qui?» chiese Frank contento di vederlo «Lei è Alex. Ti ricordi di lei, giusto?» aggiunse poi, indicando l'amica al suo fianco, che strinse la mano dell'uomo sorridendo cordialmente.
Lui ricambiò il sorriso «Oh, si che mi ricordo.».
«Che ci fai da queste parti? Non hai degli show queste settimane?» chiese Frank emozionato all'idea di poter passare un pò di tempo col suo vecchio.
Suo padre annuì «Effettivamente si, ma dovevo passare a controllare una cosa. Stanno girando strane voci che non mi piacciono per niente, ma sono contento di poterle smentire senza troppi problemi...» spiegò guardando Frank dritto negli occhi.
A lui venne un colpo. Si sentì quasi nauseato. Era ovvio che aveva capito di cosa parlasse suo padre, e quello era un argomento che assolutamente non avrebbe mai voluto affrontare con lui.
«Ehm... beh, veramente...» mugugnò Frank sudando freddo.
Era bastato quel filo di titubanza nella voce di suo figlio, per far capire al signor Iero che le cose stavano proprio come gli avevano raccontato.
«Stai con un uomo, quindi?» chiese quasi strozzandosi su quella frase.
Frank deglutì. Voleva dire di si, ma non riusciva a parlare. Un velo di delusione aveva attraversato lo sguardo di suo padre. No, non poteva deluderlo. I due si erano sempre stimati a vicenda e non voleva assolutamente che tutto ciò cambiasse. Ma le cose stavano così, lui stava davvero con un altro uomo, e suo padre avrebbe dovuto farsene una ragione, così come aveva fatto sua madre e i genitori di Gerard.
«Papà...» mormorò guardandosi le scarpe. Fece un respiro profondo «Io sto con una persona della quale sono innamorato.» disse d'un fiato.
Alex era ancora stretta sotto al suo braccio, e gli mise una mano sulla schiena come per dirgli di stare tranquillo, che suo padre avrebbe capito ed una marea di altre frasi di conforto nascoste dietro un semplice gesto, e lui si sentì sollevato. Era sempre piacevole avere al proprio fianco qualcuno sempre pronto a sostenerti.
«E questa persona è un uomo?» chiese ancora suo padre, con tono duro e distaccato.
Frank si fece coraggio «Si, papà.» ammise.
Il signor Iero non disse nulla per alcuni secondi, che nella mente di suo figlio durarono qualche secolo.
«Papà, lo so che è difficile da digerire...» borbottò Frank.
Suo padre lo guardò, e oltre alla delusione, a quello sguardo si era aggiunto anche un filo di disprezzo. «Difficile, Frank? Mio figlio è un frocio!» disse, rendendosi poi conto della durezza di quelle parole, grazie allo sguardo mortificato di Frank che gli stava davanti in silenzio.
La prossima a parlare fu Alex, che aggrottò le sopracciglia nervosa «Quello è un termine abbastanza offensivo, Signor Iero.» disse «E se conoscesse la persona con cui sta, sarebbe contento per lui.» aggiuse.
Frank voleva scavarsi una buca e sotterrarsi lì all'istante. Alex straparlava ogni santa volta, e si chiese se avrebbe mai imparato a tenere la bocca chiusa, prima o poi.
Suo padre fece una risatina gelida e distaccata «Certo, come no. Vorrei proprio sapere chi è quest'altro frocio che ti ha fatto il lavaggio del cervello...» disse.
Alex sbuffò «Ancora. Non è carino usare quel termine, sopratutto perché sta parlando di suo figlio, e poi perché come genitore dovrebbe dare l'esempio dell'educazione ai giovani, non quello della persona volgare e con la stessa apertura mentale di Hitler.» commentò alzando gli occhi al cielo.
Frank ringraziò il cielo che suo padre non fosse un tipo violento, perché probabilmente chiunque altro le avrebbe spaccato la faccia.
«Al, lascia stare.» sussurrò parlando con il lato della bocca.
«Si, fatti anche difendere da una femmina. Dio santo, Frankie, cosa sei diventato? Dov'è finito mio figlio?» chiese il signor Iero guardando Frank, scrutandolo dalla testa ai piedi. In quel momento aveva in testa mille domande. Si chiese dove aveva sbagliato, perché suo figlio volesse stare con un altro uomo, se fosse successo qualcosa quando Frank era piccolo che lo aveva lasciato traumatizzato tanto da crescere con la convinzione che stare con un uomo era meglio. Qualsiasi cosa.
«Papà, possiamo parlarne da un'altra parte?» chiese Frank facendosi coraggio.
Suo padre scosse la testa in segno di no. Non voleva parlarne affatto, né lì, né da nessun'altra parte. Voleva solo andarsene.
«No, Frank, non c'è nulla di cui parlare. Ora devo andare. Ho fatto un viaggio inutilmente.» disse rimontando in macchina.
«Papà, aspetta, non c'è bisogno di fare così!» cercò di fermarlo Frank.
Suo padre non lo ascoltò, e mise in moto l'auto, senza nemmeno salutarlo prima di andarsene.
Frank voleva piangere. Oh, ci mancava che cominciasse a piangere. Suo padre a quel punto l'avrebbe messo sotto con la macchina, probabilmente. Ricacciando indietro le lacrime, sospirò stringendo il braccio ancora più intorno ad Alex, per sentirla più vicina.
«Questo mondo fa schifo.» mormorò, prendendo a camminare per andare via da lì.
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Le confusioni più grandi le procura il Cuore
Fiksi PenggemarMikey era seduto sul letto di Gerard, con le gambe incrociate e lo sguardo perso nel vuoto, mentre il rumore della matita che suo fratello stava utilizzando per scrivere il testo di una possibile canzone che gli aveva attraversato la mente dopo la n...