18. How could this happen to me?

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Mikey aveva fissato il display del suo cellulare per almeno cinque minuti netti, continuando a chiedersi di cosa stesse parlando Alex. Si chiese se non avesse dimenticato di fare qualcosa, o se avesse fatto qualcosa di troppo, ma non gli venne in mente nulla.
Così compose il suo numero e provò a chiamarla. Il cellulare era spento. Provò un altro paio di volte. Magari non c'era campo. Ancora nulla. Rilesse il messaggio due o tre volte, ma non riusciva a capire cosa intendesse Alex. Così provò a chiamarla al Cafè.
Il telefono squillò a lungo, prima che qualcuno finalmente alzò la cornetta.
«Pronto?». Era Alex.
Mikey sorrise al suono della sua voce. «Ehm, Alex, sono Mikey... mi è arrivato quel mess-» non finì di parlare che lei riagganciò. Mikey però pensò che era caduta la linea. Ricompose il numero e stavolta Alex rispose al primo squillo, ma fu lei la prima a parlare «Mikey, vaffanculo.» disse, prima di riagganciare.
Lui restò confuso con il telefono poggiato all'orecchio che suonava a vuoto, e l'aria spaesata.

Quando Gerard fu pronto, insieme a Frank salì nella sua auto per passare da Alex a lasciarle l'indirizzo del locale di Newark in cui avrebbero suonato quella sera, e poi con Ray, Mikey e Matt sarebbero andati a prendere i loro strumenti e le loro cose per caricarle nel furgone ed avviarsi alla vicina cittadina.
Al Cafè, Alex sembrava uno zombie che camminava tra un tavolo e l'altro, con l'aria scazzata, i capelli scompigliati e l'espressione imbronciata sul volto. A Frank venne quasi d'istinto togliere due tazze vuote da un tavolo sul quale era stato lasciato il conto con una discreta mancia, e posò tutto sul bancone.
«Ehi, stai per morire?» chiese quando Alex li raggiunse. Lui e Gerard a differenza sua erano raggianti e allegri.
Alex sospirò spostandosi una ciocca di capelli dal volto «Credo di si. Sto esaurendo. E morirò con questo aspetto da cadavere riesumato. Salvatemi!» disse, ma senza quel suo solito tono pieno di euforia.
Gerard le sorrise passandole una mano sulla spalla in segno di sostegno «Dai, tra un paio d'ore chiudi e vieni a vederci suonare. Abbiamo una nuova canzone da farti sentire, ti piacerà...» disse allegro.
Lei accennò un sorriso «Mi piacerà?».
«Si, sicuramente.» disse Frank sorridendo «E' venuta fuori un pò a caso ma ti innamorerai di Gerard che urla pensa pensieri felici!» esclamò.
«Pensieri felici. Giusto quello che mi ci vuole...» mormorò.
«Alex, se sei così esausta cacciamo via tutti quanti e chiudiamo il locale ora...» propose Gerard.
«No, non è solo la stanchezza...» disse lei sbadigliando «E' che quel coglione di Mikey vi è venuto a raccontare di noi e insomma, esiste qualcosa di più squallido e irrispettoso di un idiota che va in giro a raccontare di essere stato a letto con qualcuno?» spiegò strofinandosi il viso.
Quasi non si reggeva in piedi.
Frank deglutì sentendosi colpevole «No, aspetta... Mikey non ci è venuto a raccontare nulla...» disse, guardandola.
Lei sollevò lo sguardo ed incrociò gli occhi nocciola di lui, con un sopracciglio sollevato «Come? E tu come facevi a sapere tutto?» chiese confusa.
«L'ho fatto parlare io, ma lui non voleva dire nulla. E poi, in effetti, non è che ci ha detto niente di troppo...» spiegò mortificato. Per quanto conosceva Alex sapeva che probabilmente aveva già ucciso Mikey strappandogli il cuore dal petto e seppellito in un fosso scavato a mani nude «Non lo hai ucciso, vero?» domandò poi ridacchiando.
Lei sbuffò «No... però gli ho detto 'Mikey vaffanculo' senza aggiungere altro, quando ha provato a chiamarmi prima...» mormorò lei sentendosi una stupida. Anzi, era stata davvero stupida. Doveva immaginarselo che Mikey non era così, che Mikey non si comportava in quel modo. Prese il cellulare da un cassetto sotto al bancone e lo accese alla svelta, imprecando un paio di volte mentre questo si caricava più lento del solito.
«Povero Mikey...» sospirò Gerard «Come minimo si starà ancora chiedendo cos'ha sbagliato...» disse.
Alex non lo stava nemmeno ascoltando, cominciò a digitare le cifre che componevano il numero di Mikey e si spostò sul retro del locale quando lui finalmente rispose.

«Alex? Credo di essere un pò confuso... che succede?» chiese lui appena sentì la voce della ragazza dall'altra parte del telefono.
Lei sospirò «Si, perdonami. Ho frainteso una cosa e credevo fosse colpa tua ma invece non è così e mi dispiace tantissimo, sono la solita idiota...» spiegò in fretta «Mi dispiace davvero tanto, scusami...» disse implorante.
Dall'altro lato, Mikey sorrise «Ehi ehi, tranquilla, tanto non ho nemmeno capito di che si tratta...» le disse «Come va al Cafè? Hai una voce...».
Alex fece una smorfia «Sto per morire, non ce la faccio più... credo che chiuderò anche prima del previsto. Anche perché se devo venire a sentirvi suonare stasera, considerando che devo ripulire tutto, dovrei iniziare a chiudere già da ora...» disse lei mentre ad ogni parola l'idea di dover star chiusa lì dentro ancora un paio d'ore suonava come una condanna.
«Se vuoi posso venire a darti una mano io. Intendo, se chiudi ora. Magari ti aiuto a sistemare qualcosa mentre gli altri caricano il furgone, e poi mi faccio venire a prendere lì al Cafè per andare a Newark. Che dici?» propose lui.
«Awww, lo faresti davvero?» chiese lei con l'ultima carica di energia che aveva in corpo, sorridendo mentre il cuore le batteva in petto più forte del solito. Cristo, perché se ne era resa conto solo ora? Mikey Way era una persona fantastica. Forse il ragazzo più dolce che avesse mai conosciuto.
«Certo. Dammi dieci minuti e sono da te...» rispose lui, mentre già era uscito di casa indossando la prima felpa che gli era capitata sotto mano.
Quando riagganciò il telefono, Alex tornò nel locale sorridente e raggiante, per quanto continuasse a sentirsi esausta «Gente! Tutti fuori! Il locale sta chiudendo, su, alzatevi e andate, offro tutto io e non voglio nemmeno la mancia! Ci vediamo domani, se tutto va bene!» esclamò a voce alta attirando l'attenzione di ogni singolo cliente presente, andando alla porta e tenendola aperta per far uscire ordinatamente la fila di clienti che stupiti e un pò alterati la guardavano mentre lei li cacciava letteralmente via col sorriso sulle labbra. Fortunatamente la maggior parte di loro conosceva Alex e i suoi genitori da anni, e sarebbero tornati nonostante tutto.
«Che fai?» domandò Gerard confuso.
«Sto chiudendo, così faccio in tempo a venire a sentirvi suonare. E per la cronaca, sta per arrivare Mikey a darmi una mano, quindi voi nel frattempo andate a caricare la roba sul furgone e tutto il resto, poi lo passate a prendere qui, poi io finisco di chiudere e vi raggiungo. Su, andate, dai...» spiegò lei afferrando Frank per un braccio per spingerlo fuori insieme a Gerard. Chiuse in fretta le porte e li salutò con un cenno della mano.

Le confusioni più grandi le procura il CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora