Quando Alex rientrò in casa con gli occhi bagnati dalle lacrime, che finalmente aveva potuto tirar fuori dopo che Frank l'aveva salutata, immaginò che avrebbe trovato Gerard in ansia perché aveva fatto tardi, anche se in realtà erano stati loro ad andarsene senza aspettarla né niente.
Invece Gerard era seduto sul divano con le braccia incrociate sul petto ed una bottiglia di Whiskey sul tavolino. E il borsone di Alex, quello che aveva preparato con le sue cose, per tornare a casa sua insieme a Gee dopo che lui avesse preparato la sua roba, era ai suoi piedi accanto al divano.
«Perché non mi avete aspettata?» domandò lei richiudendosi la porta alle spalle, cercando di fare piano per non svegliare gli altri in casa.
Gerard nemmeno la guardò, fece solo una smorfia con le labbra, in segno di disappunto «Vattene...» borbottò.
«Cosa?»
«Vattene!» disse ad alta voce lui voltandosi di scatto a guardarla. Aveva gli occhi arrossati e lo sguardo più gelido che Alex avesse mai potuto osservare. Scandì bene le parole, Gerard. Non voleva ripeterlo ancora.
Alex deglutì, era quasi impaurita. Non l'aveva mai tratta così, e di certo non aveva mai usato quel tono con lei. Era incazzato a morte. E qualsiasi cosa fosse, anche se ad Alex non riuscì a venire nulla in mente, ce l'aveva proprio con lei. Eppure le pareva così strano ed ingiusto. Non aveva fatto assolutamente nulla, lei.
Però aveva paura anche di parlare. Di dire qualsiasi cosa. Si avvicinò a lui lentamente per prendere la sua borsa.
«Credevo fossimo amici...» mugugnò Gerard quando lei le fu accanto.
«Ah beh, anche io in realtà...» rispose Alex freddamente.
Qualsiasi cosa fosse non aveva certo intenzione di farsi ripetere che non era più la benvenuta.
Prese le sue cose e si diresse verso la porta.
«E smettila di bere, sembra che tu non sia più in grado di far nulla da sobrio!» gli disse poi, prima di aprire.
Gerard deglutì, infastidito, nervoso e arrabbiato.
«Non è un tuo problema!» replicò Gerard lanciandole dietro la prima cosa che aveva sottomano, il bicchiere di vetro col quale aveva bevuto fino ad essere completamente ubriaco e irragionevole.
Alex ringraziò il cielo che Gerard avesse una pessima mira, sopratutto in quelle condizioni, e che lei avesse i riflessi abbastanza pronti da abbassare la testa in tempo. I vetri si infransero sulla porta, accompagnati dal suono della botta. Dalle camere da letto si alzò in fretta Mikey, che non si preoccupò nemmeno di mettersi gli occhiali, ma corse a vedere cosa stesse accadendo preoccupato da tutto quel casino.
«Ehi! Che state combinando?!» chiese quando raggiunse il salotto indossando un paio di pantaloni del pigiama celesti ed una canottiera bianca. Era pallido, magrissimo ed assonnato.
Alex lo guardò come se fosse la sua ultima speranza «Non ne ho idea! E' ubriaco fino alla morte e mi sta praticamente cacciando di casa!» spiegò ignorando totalmente Gerard.
«Gerard ma che...» Mikey non fece nemmeno in tempo a finire la frase, Gerard lo fulminò con lo sguardo.
«Tornatene a letto, tu!» gli urlò accompagnando la frase con un gesto della mano.
«Calmati! E non puoi mandare Alex in giro a quest'ora da sola!» disse suo fratello, cercando se possibile di farlo ragionare.
A Gerard non importava nulla. E comunque non ci capiva nulla. L'alcool lo aveva trascinato in un mondo parallelo dove per una volta non gli importava nulla degli altri, non doveva occuparsi e preoccuparsi per loro.
«Beh, si facesse venire a prendere da Frank allora!» esclamò freddo, alzandosi dal divano.
Mikey guardava prima suo fratello, poi l'amica, come se non sapesse di chi dei due occuparsi. Solitamente erano gli altri ad occuparsi di lui, e non voleva prendere quella decisione. Avrebbe pagato oro per far si che qualcun'altro se ne occupasse.
«Non è mica il mio schiavo, che viene a prendermi quando mi pare!» fece Alex infastidita. Nonostante si rendesse conto che Gerard parlava col supporto di litri di bevande alcoliche, voleva scoppiare ed abbandonare tutto e tutti in quel preciso istante. E poi era così stupido, lui la odiava a morte e lei non sapeva nemmeno perché.
Gerard non rispose, fece una smorfia e barcollando si diresse in camera sua.
«Alex, mi dispiace...» mormorò Mikey indeciso se seguire suo fratello o confortare l'amica.
Lei scrollò le spalle sospirando. Perfetto. Era notte fonda e doveva andare, da sola, nell'unico posto dove avrebbe davvero desiderato di andare accompagnata unicamente da qualcuno che le tenesse la mano e la confortasse: casa sua.
Sistemò il borsone e salutò Mikey con un cenno della mano, calpestando i vetri rotti a terra per oltrepassare la soglia di casa Way.
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Le confusioni più grandi le procura il Cuore
Fiksi PenggemarMikey era seduto sul letto di Gerard, con le gambe incrociate e lo sguardo perso nel vuoto, mentre il rumore della matita che suo fratello stava utilizzando per scrivere il testo di una possibile canzone che gli aveva attraversato la mente dopo la n...