4. Now, but I can't, and I don't know how we're just two men...

306 31 15
                                    


Alex camminava cercando di tenersi in equilibrio e di non andare a sbattere addosso a qualche muro. Una mano gliela stava tenendo Frank, l'altra la passava sul muro di fianco a lei per farsi strada.
C'era un caos tremendo, aveva sbattuto addosso ad un paio di persone e c'era un mix di voci ed odori che non riusciva a distinguere. Sperò di non perdere mai la vista, perché già andare in giro per un quarto d'ora con una benda sugli occhi era straziante.
Non aveva idea di cosa l'aspettasse, sapeva solo che non poteva togliere la benda finché non le avesse dato il permesso Frank, che ogni tanto ripeteva «Ci siamo quasi!».
Non vedeva l'ora di poter vedere cosa stesse succedendo, perché non era né il suo compleanno né niente del genere, eppure c'era tutta l'atmosfera di una festa a sorpresa.
«Ok, ora ti tolgo la benda dagli occhi...» le sussurrò Frank all'orecchio, facendola fermare.
Sentiva la presenza di un mucchio di gente intorno a lei, e forse qualche voce le suonava familiare.
Quando la benda nera scivolò via, ci impiegò un paio di secondi per mettere a fuoco lo scenario, ed un brivido le percorse la schiena, mentre un sorriso le si ingrandiva sulle labbra.
Erano al Cafè, ma a differenza del solito, il locale era così colmo di gente che quasi le mancava il respiro. Erano mesi che non c'erano tutte quelle persone lì dentro nello stesso momento.
E poi, la parte più bella. Avevano sistemato in un angolo gli strumenti della band di Gerard, e lui era lì che la salutò con un sorriso ed un cenno della mano.
Era la loro prima serata con il nuovo chitarrista, Ray, e con Mikey al basso. Erano tutti emozionati, e finalmente iniziarono a suonare, mentre Donna e suo marito, ed i genitori di Frank, ed un paio di vicini di casa fin troppo gentili erano al bancone del locale e a servire ai tavoli.
«Wow. Che succede?» chiese Alex stupidamente. Perché era ovvio che era a questo che Frank stava lavorando ultimamente. Aveva risistemato il locale ed ora c'era una folla assurda che ordinava le consumazioni, ballavano e cantavano e saltavano e si divertivano. Frank sorrise «Resuscitiamo questo posto...» disse scrollando le spalle, come fosse la cosa più normale del mondo che un quasi diciottenne potesse prendere un locale nemmeno suo e rivoluzionarlo per aiutare un'amica. Era più che normale per Frank, comunque.
Lei aveva le lacrime agli occhi. Era stupendo, era grandioso, era quasi un sogno, e si preoccupò di non poter mai ricambiare per tutto ciò che tutti stavano facendo per lei.
Frank la guardò e l'abbracciò, come se stesse leggendo i suoi pensieri «Tranquilla, ci stiamo divertendo, ci piace prenderci cura di te. E poi, a noi piace suonare, a te serve questo Cafè, quindi... uniamo l'utile al dilettevole!» rise.
«Beh, è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me...» mormorò lei, con gli occhi lucidi.
«Lo so, siamo unici e speciali, puoi dirlo...» rise Frank, poi la trascinò al bancone e prese due birre «Ora però andiamo a scatenarci. Dopo suono anche io, col mio gruppo. Ma per ora ascoltiamo loro. Sono grandiosi, non trovi?».

La serata finì così tardi che era già quasi mattina. Il locale finalmente si era svuotato, e Donna disse ad Alex che il giorno dopo ci avrebbe pensato lei a sistemare, e che per quella sera doveva solo continuare a divertirsi.
Gerard e Mikey erano seduti sul pavimento, in un angolo del Cafè; Ray stava ancora strimpellando la sua chitarra, come se la notte fosse ancora giovane, e Frank e Matt stavano bevendo un'altra birra, ma erano andati già da un pò.
Alex li guardò, tutti e cinque. Erano una famiglia, o ciò che si avvicinava di più ad essa.
«Le canzoni che avete suonato oggi erano fantastiche!» esclamò raggiungendo Gerard e sedendosi accanto a lui.
Mikey annuì «Assolutamente! C'era la magia, vero? C'era la magia e la poesia e-»
Frank scoppiò a ridere «Si, e gli unicorni, Mikey, c'erano anche gli unicorni!» lo derise scherzosamente.
Lui fece una smorfia «Si, anche gli unicorni, ok?!» sbuffò.
«Beh, dovreste trovare un nome per la band. Non è che potete chiamarvi "la band di Gee, e Mikey, e Matt, ed ora anche Ray"...» fece notare Alex.
«Si, hai ragione...» mormorò Gerard «Qualche idea?» chiese guardando i suoi amici uno ad uno. Matt era troppo ubriaco, Ray scrollò le spalle continuando a giocherellare col suo strumento, e Mikey sorrise soddisfatto.
«Chemical Romance!» esordì «Che ne dite?».
Gerard alzò la mano sorridente, per battere il cinque con suo fratello «Mi piace! My Chemical Romance!» ripetè.
Il nome andò bene a tutti.
Frank si alzò e sollevò l'ennesima bottiglia di birra «Un brindisi ai My Chemical Romance allora! Cazzo, siete troppo forti ed io sono il vostro fan numero uno, dannazione!» disse, prima di mandar giù il contenuto della bottiglia tutto d'un fiato.
Gerard sospirò. Quel ragazzo beveva davvero troppo, ed ogni occasione era quella giusta per fare un brindisi. Lui non riusciva a tenere il passo, dopo un paio di birre era bello che ubriaco, mentre Frank prima di arrivare a quel punto poteva scolarsi una cassa intera da solo.
Però quella sera non era il caso di fare storie, era un giorno da festeggiare, era un giorno importante. Prese una birra anche lui, come tutti gli altri, e brindarono.

Le confusioni più grandi le procura il CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora