Un'altra settimana era passata senza lasciare spazio alle novità della scuola e agli impegni famigliari della giovane.
Camilla preparò la borsa a tracolla, riempiendola con penne, matite e fogli riguardo alla mitologia norrena; non aveva dimenticato le antiche favole che suo padre le raccontava prima di andare a dormire, quelle rare volte che era a casa. Gli occhi azzurri guardarono il calendario con l'ora prestabilita dal suo professore di Tedesco. Infilò le scarpe, prelevandole dall'armadio, e le si avviò verso la destinazione.
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Dopo qualche minuto era già sul marciapiede. Le persone camminavano superando biciclette, turisti e imprecando contro ai mezzi pubblici per il ritardo. Camilla prese dalla borsa il foglietto con l'indirizzo del professore, mentre la sua ombra si allungava sulla ringhiera di ferro che delineava il Giardino Sambuy. All'interno del giardino gli alberi erano secchi e spogli, la fontana rotonda era spenta e delle pozze di fango erano coperte dalla brina; il gazebo rotondo era completamente vuoto. La ragazza superò di lato l'entrata del parco e le scale che conducevano alla metropolitana, si posizionò vicino al semaforo e attese; guardò la Stazione Porta Nuova coperta da un'impalcatura e ascoltò il rumore delle macchine e dei motorini che sfrecciavano sul corso principale del centro. Il semaforo verde si attivò e Camilla, insieme ad altre persone, attraversò la strada per dirigersi alla fermata del bus. La mano sinistra della ragazza estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare e le cuffie, le indossò e ascoltò la playlist; amava le canzoni dei Queen, dei Guns N' Roses e dei Led Zeppelin. La musica era un toccasana per la sua riservatezza e per le domande che ancora non aveva dato risposta.
Quando finalmente il bus arrivò e si fermò, Camilla salì con gli altri passeggeri. C'era troppa gente, così rimase in piedi e canticchiò le canzoni senza disturbare le persone che chiacchieravano e ridevano. Il cellulare vibrò nella mano di Camilla, velocemente guardò il mittente e sorrise alla vista di un messaggio.
[Serena - 14.30]: Ehi Cami! Mi stavo chiedendo, per caso oggi pomeriggio sei libera? Hanno aperto una nuova fumetteria e pensavo di farci un salto, che ne pensi?
[Camilla - 14.33]: Mi dispiace Sere. Ma ho un impegno, facciamo domani. Ti va?
[Serena - 14.36]: Nessun problema.
[Camilla - 14. 38]: Mi dispiace.
[Serena - 14.40]: Tranquilla, non ti preoccupare. Darò una mano a mio padre a sistemare i pacchi del trasloco. Faremo un altro giorno.
[Camilla - 14.41]: Sei una tipa sempre in movimento.
[Serena - 14.42]: Già! Bon vecia! Ci vediamo domani.
Non era sua intenzione dire di no a Serena, Camilla s'era legata molto con la ragazza ma non poteva dirle nulla sui segreti e i dubbi del suo Dono e della verità che stava cercando. La mano sinistra infilò il cellulare nella tasca dei pantaloni e gli occhi azzurri guardarono il paesaggio urbano.
Camilla - "Quando vorrei dirti la verità, Serena. Quanto vorrei prendere questo segreto e mostrartelo con semplicità. Mi sento come se dovessi affrontare tutto da sola, come se nessuno potesse capire questo fardello. Ci sono stati momenti di confronto sui libri, le serie TV e i fumetti, ma nulla sulla "magia". Sarebbe da pazzi dirle che sono una specie di strega. Una strega che non vale nulla."
I pensieri si fermarono dopo che il bus arrivò alla fermata di Camilla. Velocemente, insieme ad altre persone, la ragazza scese e guardò il ponte Umberto I, sotto la struttura scorreva il fiume Po. Controllò di nuovo il foglietto, spense la playlist e si tolse le cuffie mettendole nella borsa.
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Il Dono di Camilla [Completa]
Fantasy[Completa ma in Revisione - i capitoli verranno sistemati e aggiornati. ] Siamo a Torino, Camilla I. Andersen è all'ultimo anno del suo liceo, timida ragazza ma dolce nel carattere nasconde un delicato e complicato dono. La ragazza dopo essere tor...