Capitolo 9 - Rifiuto e Rivelazione

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Dopo cinque minuti Thea, Camilla e Lukas erano già in strada, attraversarono il ponte Umberto I e si diressero verso casa Andersen. I motorini e le macchine sfrecciavano sulle vie di Torino, un tram passava accanto alle macchine e dei passanti passeggiavano sui marciapiedi. Alcuni bar e negozi erano aperti, gli alberi delineavano le strade.

Thea era agitata e un senso d'angoscia la pervase, Lukas che era accanto a lei, si toccò le labbra riflettendo su ciò che aveva detto Camilla.

Lukas - Sei sicura di ciò che dici? Lo sai che queste cose non devono essere prese con molta leggerezza.

Camilla che era seduta sui sedili posteriori appoggiò le mani sul sedile del guidatore, una parte di lei non voleva aiutarli poiché erano soltanto degli sconosciuti, ma quando si parlava di persone pronte a morire per gli ideali non si tirava indietro; voleva soltanto dare una mano, una semplice e pacata mano ai dolori di quella gente che era legata in qualche modo a lei.

Camilla - Sono sicura. So dove vive, ma promettetemi una cosa.

Thea - Le promesse devono essere mantenute nel nostro Ordine, quindi... parla pure - fissò due secondi Camilla e svoltò a destra verso un incrocio.

Camilla - Non dovete dir nulla al professore, se venisse a conoscenza del luogo dove abita Gunnar, non vivrei più, letteralmente - socchiuse gli occhi azzurri e si spostò un boccolo castano.

Lukas emise un grugnito di disapprovazione e si voltò verso la ragazza; era seccato per il comportamento che stava mostrando, non si fidava ciecamente di lei. Camilla avvertì lo sguardo duro del ragazzo e si strofinò l'indice e il pollice per calmare la tensione, un vecchio e maledetto tic che aveva ereditato dal padre.

Lukas - Perché? - alzò un sopracciglio - Non avevi detto che il nostro Ordine era sciocco e stupido? Ed ora di punto in bianco, vuoi aiutarci? Non ci conosci nemmeno.

Camilla - Perché ne pagherei le conseguenze! - alzò gli occhi sul tettuccio della macchina e agitò la mano destra - Sì, lo so. Non vorrei aiutarvi, non vi conosco neanche, ma la cosa è abbastanza seria. Mia madre mi ha sempre insegnato ad aiutare le persone in difficoltà, sono troppo buona e alcune volte pago questo pegno. Inoltre Thea ha lo stesso Dono, mi avete detto molto su ciò che sono. Se veramente faccio parte del vostro mondo... potrei darvi una mano.

Thea - Fa parte di noi. - sorrise, fermando la macchina di fronte a un semaforo - Il nostro istinto ci porta ad aiutare i nostri compagni, in fondo... non siamo nati per questo?

Lukas - Questo è vero, ma le cose non cambiano e di certo - guardò Camilla - non mi fido di una che dice "No. Non m'interessa" e poi "Ah. Sono morti! Aiutiamoli anche se non li conosco".

Camilla fulminò con uno sguardo Lukas, uno sguardo colmo di quella piccola rabbia che era mista dei suoi genitori. Il ragazzo si sistemò incrociando le braccia per trattenere quella freddezza nei confronti della giovane.

Camilla - Se c'è l'hai con me per il modo in cui mi sono comportata, dillo!

Lukas - Io non c'è l'ho con te. È il tuo atteggiamento che non mi piace, sembri una doppiogiochista!

Camilla - Cosa? Tu... - lo indicò con un dito.

Non appena che i due ragazzi ricominciassero a litigare, Thea fermò la macchina in una via, parcheggiò vicino a un cancello di ferro e spense il motore, erano arrivati.

Thea - Ragazzi, basta! Siamo arrivati, questa è la via che ci hai dato, giusto Camilla?

Camilla osservò davanti a sé il marciapiede con tre bidoni dell'immondizia e un bar colorato d'azzurro. Un portone di legno era dietro ad un cancello e un grande condominio grigio fatto di mattoni neri si estese all'interno di quella antica città. Alcune macchine e motorini erano parcheggiati in quella via e dei passanti chiacchieravano lasciando libero l'ingresso.

Il Dono di Camilla   [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora