Capitolo 20 - Magnux

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Camilla restò in silenzio, osservando le pareti grigie decorate con dipinti di rune bianche; la luce del piccolo camino illuminava quel luogo angusto e gelido, non c'erano finestre. Un tavolo di legno era posizionato al centro della stanza e sopra c'erano delle bottiglie di vino e dei documenti appena compilati.

Gunnar si spostò vicino al baule e alla panca di legno, una poltrona era accanto al camino; la sua mano posò la spada sul tavolo e attese pazientemente che suo padre parlasse. Non lo vedeva da anni, da quando sua madre era morta. Magnux non aveva indagato riguardo a Camilla, non aveva accennato un minimo risentimento di quella nipote, soltanto alcuni controlli da parte del figlio lo aiutavano a sostenere quel pesante fardello.

Magnux prese dal tavolo una bottiglia di vino e si servì da bere, sorrise un po' alla vista del figlio e all'ultimo della nipote che continuava a guardarlo. Le rughe profonde e l'accenno di barba bianca lo rendevano anziano e stanco, il carattere non era cambiato in quegli anni.

Magnux ― Non mi aspettavo questa visita da parte tua, Gunnar. Le Sentinelle Azzurre non hanno fatto in tempo ad avvertirmi della tua presenza. Suppongo che sei venuto qui per discutere con me, vero? Beh, ti do una cattiva notizia, puoi anche andartene perché non ho intenzione di sprecare una sola parola con te.

A quelle parole il padre di Camilla fece un passo, stringendo un pugno e mordendosi la guancia interna. La rabbia che provava era profonda come un pozzo senza fondo, la figlia poteva percepirlo nei movimenti silenziosi dell'uomo.

Gunnar ― Sono venuto qui per parlare con te. Pensavo che le tue malignità fossero finite, ma mi sbagliavo. Hai mandato qualcuno ad attaccare mia moglie, hai disturbato di nuovo la nostra pace. Ed ora pretendi che me ne vada da qui? Senza una tua spiegazione?

Magnux tossì e si accomodò sulla poltrona vicino al camino. Gunnar e Camilla lo fissarono con pazienza, mentre le mani rugose del Capo dei Cavalieri di Ghiaccio strofinavano il bicchiere.

Magnux ― Pensi che sia colpa mia? Sono passati anni da quando tua madre è morta! Per quanto quella Mortale sia la macchia nera della nostra Dinastia, questa volta non sono stato io a mandare nessun Cavaliere di Ghiaccio. ― guardò con un senso di indifferenza la nipote ― Inoltre vedo che i miei mancati divieti e attacchi contro voi stupidi amanti hanno cresciuto quell'ibrido. Beh, complimenti. Ed ora sparisci, non ho nulla da dirti.

Gunnar odiava quel comportamento da parte del padre, posò le mani sulla superficie del tavolo e incurvò la schiena. Camilla abbassò lo sguardo per quella parole così aspre.

Gunnar ― Se non sei stato tu, allora pretendo il tuo aiuto. I Cavalieri di Ghiaccio eseguono i tuoi ordini, se uno solo sbaglia, sei tu che pagherai le conseguenze. Quindi... o risolviamo questo dilemma famigliare su mia moglie o Dealla Kennethsen avrà il diritto di rimproverarti per la millesima volta.

Magnux ― Vuoi il mio aiuto e mi minacci?! Sei subdolo come tuo zio Álarr. Dì la verità, sei venuto fin qui, perché ho nominato come successore tuo fratello Dag, non è così? Rivendichi il tuo diritto di nascita?

Un ghigno di dolore sfiorò le labbra secche di Magnux, mentre il figlio si spostava dal tavolo per avvicinarsi alla figlia.

Camilla non poteva credere che suo nonno fosse così cattivo nei confronti di suo padre. Pensava che un nonno burbero nascondesse qualcosa di buono, ma non era così. Avrebbe desiderato conoscere i suoi nonni paterni, magari farci qualche chiacchiera e domandargli come mai non si fossero fatti vedere in quegli anni.

Gunnar – Non me ne frega niente della mia stupida eredità e se vogliamo precisare, quello stesso posto che governi ancora tu, spetta a Camilla, non a mio fratello. Tuttavia posso capire che vedere un'ibrida al trono farebbe vomitare tutto il Consiglio dei Lupi.

Il Dono di Camilla   [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora