Capitolo 11 - Profezia

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La discussione si spense come una fiamma quando Thea e Lukas uscirono dall'appartamento degli Andersen. Poche erano le parole dette dall'esiliato, poche erano state le minacce riguardo alla posizione della dimora e il possibile intervento del Consiglio dei Lupi. Tuttavia i due accettarono di non rivelare quella casa, avevano altro per la testa e il poco tempo di quella situazione non aiutava.

Quella stessa sera, Camilla non uscì dalla camera, era ancora troppo scossa per quelle informazioni ed era sbalordita da ciò che per anni suo padre le aveva nascosto. Una punta d'orgoglio era rimasta impressa nel suo animo e non voleva mostrarsi debole di fronte alle persone e ai suoi genitori. Così, senza cenare o disturbare con qualche chiacchiera di troppo i genitori, si appisolò sul suo letto, immersa tra libri, fumetti e blocchi da disegno sparsi in giro per la stanza. Soltanto il ticchettio dell'orologio a forma di gatto l'aiutò a rilassarsi, prima d'immergersi nel sogno che ancora una volta vedeva come protagonisti i suoi genitori.

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Nell'unica camera da letto di quella baita una risata echeggiò per qualche secondo, Camilla capì chi fosse quella voce spensierata e un sorriso dolce si mostrò sulle sue labbra quando vide la madre in quel rifugio di passione. I due sembravano aver finito un atto d'amore, il capo di Giorgia era postò sul petto dell'amato, il quale le spostò teneramente dei ricci bagnati dal sudore e lentamente le baciò la fronte. Un profumo di more e timo copriva l'interno della camera da letto, un armadio era chiuso e alcuni libri, posti su una sedia, avevano dei colati segnalibri.

Lo spirito di Camilla passeggiava sul tappeto coperto dai vestiti dei suoi genitori, gli occhi notarono un comodino colmo di libri, calzini stropicciati e di una lampada per illuminare quell'angolo di paradiso. In quel momento il padre sorrise a sua madre, la baciò con attenzione.

Giorgia – Sei stato dannatamente eccitante - rise e tossì.

Gunnar - Beh... dopo che hai sofferto per tua madre, hai bisogno d'amore. Quasi dimenticavo - si spostò e prese dal comodino un libro.

Giorgia scrutò i muscoli della schiena e le gocce di sudore che scendevano sulle spalle, un sorriso beffardo le dipinse le labbra; odiava quando lui prendeva il comando dell'atto, quella punta di maschilismo che non riusciva a togliergli, ma doveva constatare che era dannatamente sensuali. Camilla notò le dita indicare il libro che era nelle mani del padre, il quale si distese e sfogliò il volume con le pagine colme di lettere, immagini e tabelle.

Gunnar - L'ho finito - agitò il libro rosso e sorrise.

Giorgia - Ti è piaciuto?

Gunnar - Sì. Hai scritto perfettamente le tradizioni del mio popolo e le varie culture, ti ho corretto alcuni accenti. - rise - Meglio di quel librone della Divina Commedia che mi hai regalato per il mio compleanno. Ho il rispetto per il padre della tua lingua, anche se l'ho letto in due giorni. Sai com'è... certe lingue fai fatica a dimenticarle se sei nato in un'epoca come quella. - tossì - Ma direi che mi affascina molto di più il tuo libro.

Giorgia - Sono contenta. Pensavo che un tipo come te passasse i suoi quattrocentosette anni a leggere i libri antichi.

Gunnar - Direi che è piuttosto noioso leggere soltanto dei manoscritti. C'è bisogno di qualcosa di nuovo - si spostò dal letto e si avvicinò all'armadio di legno.

Giorgia fissò alcune immagini del suo libro e schiuse le labbra, sembrava che non fosse del tutto convinta di quello che pensava, Camilla lo notò dalla sua espressione, conosceva abbastanza sua madre e i suoi tratti. Gunnar la guardò e socchiuse gli occhi, capendo il disagio dell'amata; prontamente si spostò dal letto e appoggiò il libro sul comodino.

Il Dono di Camilla   [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora