Capitolo 14 - Origini Norvegesi

2.1K 189 107
                                    

Erano passati dei giorni dall'attacco a Giorgia e dalla prenotazione dell'aereo per arrivare in Norvegia. Tra uno scambio in Germania e qualche controllo al check-in, padre e figlia s'erano sistemati nell'aereo che li avrebbero portati a Sogndal

Alcuni viaggiatori erano dei turisti, altri invece tornavano a casa in quella terra del nord. Camilla percepì con nostalgia l'accento dei norvegesi che chiacchieravano nell'aereo; non aveva dimenticato quella lingua.

Gunnar la fissò per qualche secondo, notando il palmo della mano che sorreggeva il viso di Camilla; era sorpreso per quanto quella fisionomia del volto assomigliasse a sua madre, la nonna paterna della ragazza.

Fuori dal finestrino dell'aereo le nuvole coprivano le punte dei fiori, mentre alcune casupole rosse e bianche, costeggiavano le baie di quella terra. Camilla adocchiò per un breve istante quello spettacolo naturale, e accennò un sorriso come se amasse tornare lì, nella terra dei suoi avi. Molti compagni italiani la prendevano in giro su quell'aspetto, oltre ad essere chiamata "la vichinga" le prese in giro sulla mentalità di quello Stato erano un segno strano, come portare le ciabatte nella borsa per poi utilizzarle a casa d'amici togliendo le scarpe oppure chiamare per intero il nome e cognome di uno sconosciuto, senza usare nomignoli. Tutte queste informazione le sapeva grazie al padre, il quale avendola portata in giro quando era molto piccola, ricordava i borghi di Oslo, le case di Bergen e la tranquillità di Flåm.

Gunnar sospirò e posò le dita sulle labbra ripensando all'amata e al passato che aveva vissuto insieme a lei. Camilla percepì quel malessere sul suo volto quadrato, e pensò di distrarlo con un altro discorso, qualcosa che non lo turbasse in quel dolore.

Camilla - Come hai fatto a nascondere la spada?

Gunnar osservò il corridoio dell'aereo dove passavano gli Hostess, i due passeggeri erano comodamente seduti. Le luci dell'abitacolo illuminavano i sedili e le pareti biancastre.

Gunnar - Un parente di un amico ha nascosto la mia spada nella stiva dell'aereo. Ci sono molti Cavalieri di Ghiaccio in Germania, ormai... quando scendo da te e da tua madre questo Cavaliere nasconde sempre la mia arma.

Camilla - Capisco. Papà... volevo farti delle domande, posso?

Il padre annuì per quella curiosità della figlia che come la madre se aveva un dubbio domandava su ogni cosa, al contrario di lui che difficilmente lasciava trapelare qualcosa del suo passato.

Camilla - Ti ricordi dopo l'incontro di Thea e Lukas? Quando mamma ha spostato la tua spada in camera e mi hai detto che eri un Cavaliere di Ghiaccio? - si sistemò la felpa grigia con un certo timore.

Gunnar - Sì.

Camilla - La mamma mi aveva detto "non toccare la spada di tuo padre, ti brucerà le mani". Cosa voleva dire? Perché lei può toccarla?

Gunnar deglutì e si scricchiolò le mani per la tensione, sentì la voce dei passeggeri e delle operatrici, le luci dei posti a sedere erano ormai spente. Fra poco minuti sarebbero arrivati a destinazione.

Gunnar - Vedi... le spade che vengono forgiate nelle Caverne di Ghiaccio, dove si trova il Consiglio dei Lupi, sono speciali. Sono tinte di Magia e ghiaccio, solo i loro padroni possono toccarle. Nessuno può sfiorare il fodero e la l'arma.

Camilla - Quindi solo il proprietario può usare la propria spada. Ma la mamma?

Gunnar - Quando mi sono dichiarato con tua madre, le ho affidato la mia spada e il mio cuore. - agitò una mano - Quando un Cavaliere consegna spontaneamente la propria arma ad un'altra persona, egli non subisce la Magia di Protezione - deglutì pensando a Giorgia, si toccò il mento sentendo la leggera barba bionda.

Il Dono di Camilla   [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora