Capitolo 16 - Battaglia e Zanne

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Gli occhi penetranti del Cavalieri di Ghiaccio che fissavano con interesse l'azzurro cristallino della ragazza erano famelici, vogliosi e diabolici. Camilla deglutì un po' di saliva e indietreggiò di qualche passo, desiderava fuggire, tornare dal padre e allontanarsi da quel pericolo. Non era la prima volta che un ragazzo le faceva delle proposte indecenti nelle Pub della città o nelle discoteche durante i compleanni di alcune sue compagne di classe. Aveva sempre rifiutato ed evitato gli ubriachi e quelli che provavano a toccarle il sedere; ma un uomo più grande di lei con il triplo dei suoi anni sembra un ostacola abbastanza difficile da superare.

Eugén - Beh? Non parli?

Come poteva parlare di fronte a quell'omone si chiese Camilla. Alcuni tifosi con indosso delle sciarpe colorate uscirono dal Pub borbottando qualcosa e ignorando la situazione tra la ragazza e l'uomo.

Camilla - Scusatemi. Devo andare di là. Mio padre mi sta aspettando - indicò la porta di legno del Pub e accennò un freddo sorriso.

L'omone non sembrò d'accordo sulla fuga della ragazza, si spostò e bloccò la strada a Camilla. Era una preda troppo ambita per poterle permettere di scappare.

Eugén – Perché le Maghe di Cristallo fuggono ogni volta che un bel Cavaliere di Ghiaccio, come il sottoscritto, parla con loro? Sono buono, sai? Ti ho visto con quei due uomini, uno di quelli deve essere tuo padre, giusto? Beh ti dirò... mia piccola Maga, non mi fa paura né lui né il suo amico. Allora? Non ti va la mia compagnia?

Camilla strinse le mani con tanta rabbia e il viso da prima teso diventò nervoso. Eugén si toccò il mento e posò una mano sul fianco, come se attendesse una risposta o meglio ancora una supplica.

Camilla - Non sono affari vostri. Ora scusate, ma devo andare.

La tensione era alta, i passi di Camilla lasciarono della brina sul marciapiede. La magia che scorreva in lei traboccava per colpa della paura, Eugén notò ciò e mostrò un sorriso divertito.

Eugén - Lo sai che non mi puoi far nulla, Maga di Cristallo. Siamo immuni alle vostre Magie. Cos'hai? Diciotto o diciannove anni? Tuo padre e quel disgraziato stavano per caso parlando su un bel giovane per te? - si toccò il petto con le mani - Io sono gentile, ho trecento anni, ma sono buono.

Avrebbe potuto schiaffeggiarlo oppure correre per tornare nel Pub, Camilla lo sapeva che quegli uomini erano maschilisti, sapeva che le Maghe di Cristallo venivano usate in tutti i modi. Eugén stanco di quella situazione e dai silenzi, le prese con forza un braccio e la strattono osservando con attenzione.

Camilla - Lasciami!

Eugén - Che c'è? Non ti aggredirò, voglio solo conoscerti - le sfiorò il viso con le dita.

Camilla senza pensarci due volte, pestò un piede dell'uomo per staccarlo dalla presa. Odiava essere sfiorata dalle persone che non conosceva, soprattutto dagli uomini. Eugén notò dei sottili tribali pervinca coprire le dita della ragazza e imprecò per colpa del dolore, afferrò con violenza la mandibola della giovane e la guardò con ira.

Eugén - Oh. No, questo non dovevi farlo, piccola sgualdrina - alzò la mano per darle una sberla, per farle vedere che quel mondo era governato dagli uomini, Camilla cercò di ribellarsi, ma la paura la fermò.

Ad un tratto la porta del Pub si aprì, una figura maschile toccò la spalla del Cavaliere per attirare la sua attenzione. Eugén si voltò cercando di capire chi fosse, ma non fece in tempo a imprecare che il pomolo di una spada lo colpì sul mentolo, facendolo cadere e liberando Camilla. Lo sguardo di Eugén era sfocato, sputò sul pavimento e si tastò il mento dolorante. Lo spadaccino che aveva liberato la ragazza, posò la lama, coperta dal ghiaccio, sul collo. Camilla guardò il braccio libero di suo padre coprirle il busto, mentre lui teneva con la spada sotto controllo il nemico. Padre e figlia erano l'uno di fianco all'altro, Gunnar mugugnò come se odiasse quella scena.

Il Dono di Camilla   [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora