Capitolo 15

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I minuti sembrano ore, le settimane sembrano mesi e i mesi sembrano anni. Quando tutto va storto il tempo funziona così, a rilento.
Sono passate altre due settimane credo, ormai ho perso anche il conto dei giorni. Siamo nuovamente in cammino, diretti verso quella maledetta zona sicura. Abbiamo camminato fino allo sfinimento e non abbiamo ancora trovato nessun essere umano sano di mente in grado di darci una mano.

Comunque ormai è ufficiale, Connie ed Aaron fanno coppia fissa. Nathan ci ha messo un po' ad accettare la cosa, ma si è reso conto che se non avrebbe permesso a Connie di stare con Aaron avrebbe messo il bastone fra le ruote a tutto il gruppo e poi non avrebbe visto la sorellina felice.

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Procediamo in silenzio tra i vicoli della grande città. Gli edifici abbandonati, il cielo grigio e la città deserta sarebbero il set perfetto per un film horror. Ma questo non è un film, non ci sono effetti speciali e non c'è nessuna trama che ci permette di scoprire il nostro futuro. Tutto gira attorno al mistero e alla paura di ciò che può accadere l'istante successivo. Già, viviamo di paura o probabilmente la paura vive di noi. Si nutre delle nostre anime, invade i nostri corpi, penetra in ogni singola cellula. Si insidia sotto la pelle, pronta ad uscire. Proprio come adesso, che comincia a farsi sentire.

"Entriamo qui dentro, ci sarà sicuramente qualcosa di utile" dice Nathan indicando un immenso edificio a specchio
"Cos'era?" Chiedo scrutando la costruzione
"Tutti uffici, dal primo all'ultimo piano" risponde Aaron
"Okay entriamo allora"
Ci avviciniamo alla struttura, proviamo inutilmente ad aprire la porta. È bloccata dall'interno. Allora saliamo le scale antincendio esterne e apriamo la porta del primo piano. Cioè la apriamo a spallate e calci facendola cadere al suolo. Ci troviamo in una stanza, al centro si trova un largo tavolo contornato da sedie girevoli, un po' distrutte, un po' a terra e qualcuna ancora al suo posto. Sul pavimento sono sparsi centinaia di fogli, su di essi ci sono disegnati degli istogrammi e scritti numeri su numeri.

"Presiede l'assemblea il sottoscritto, Nathan Hunt, presidente della cooperativa Casi Disperati srl" dice Nathan seduto ad una sedia, imitando un tono serio e professionale di un uomo d'affari "Signor Boccoli Perfetti, cosa ne pensa dell'equilibrio monetario della nostra azienda?"
"Nathan, non sai nemmeno che stai dicendo" commenta divertito Aaron
"Il personale non collabora, lo appunterò nella mia agenda. Lei che ne pensa Signorina Biancaneve? Non trova che la borsa sia in drastico calo?" Mi chiede sistemandosi al collo una cravatta immaginaria
"Signor Presidente, trovo che la sua sia un'assemblea inutile. Non si possono risolvere i casi disperati in questo modo. La soluzione? Io propongo le ciambelle. Ciambelle per tutti." Dico io lasciando un leggero pugno sul tavolo
"Ragazzi state degenerando!" Dice con le lacrime agli occhi Connie
"E ciambelle siano! L'assemblea si conclude, io mi congedo" termina Nathan
Questo momento di svago ci ha fatto ritornare i ragazzi di 17 e 18 anni che siamo, abbiamo abbandonato per qualche minuto la mentalità adulta che è cresciuta in noi durante questi mesi. Eh già, siamo cresciuti così, tutto d'un colpo.
Finita "l'assemblea" iniziamo a perlustrare le stanze, in cerca di oggetti utili e quindi mi dirigo fuori dall'ufficio ed entro in un altro e, con mia grande sorpresa, notate il sarcasmo, trovo la parete del muro che da all'esterno sfondata. I raggi del sole penetrano nella stanza attraverso le foglie come tante lame dorate. Uno di essi, proprio come nei cartoni animati, si posa su una cassetta vicino ad una scrivania. Mi muovo in direzione di essa per vedere il contenuto. Tento un paio di volte ad aprirla ma inutile, è chiusa a chiave. Allora inizio a scaraventarla a terra una, due, tre volte finché non sento un sonoro *crack*. Soddisfatta mi accuccio per raccoglierla. La mia mano sta per raggiungere l'oggetto quando il pavimento cede sotto i miei piedi e mi ritrovo a precipitare per forse due piani e poi vuoto.

"Amber! Amber! È tutto okay?"
"Amber rispondi!"
Sento le voci dei miei amici. Le sento però in lontananza, apro gli occhi e rivedo l'accaduto. Ricordo di aver provato ad aprire una cassetta e ricordo di aver sentito il pavimento mancarmi sotto i piedi.
"Amber porca vacca rispondi! Dimmi che stai bene ti prego!" Dice Connie dall'alto, con le lacrime agli occhi
"Ehm si, credo di essere tutta intera" dico ai miei amici
"Ah grazie a dio! Cerchiamo un modo per raggiungerti, non andare troppo in giro" urla Nathan
"Si.. Okay.." Mi metto a sedere e un dolore lancinante al braccio mi fa lanciare un urlo. Guardo l'origine del dolore e vedo una grossa scheggia di legno conficcata nel braccio
"Oddio.." È l'unica cosa che riesco a dire
"Cos'è successo Am?! " si affaccia Aaron dal grosso buco sopra a me
"Ho un pezzo di legno nel braccio! Ma è possibile che mi capitino tutte?! Odio questa vita." Dico arrabbiata
"Amber stai calma! Devi assolutamente toglierla!"
"Ma dai! Che perspicace!" E così strappo un pezzo di tessuto dai pantaloni, lo appallottolo e lo metto fra i denti. Afferro la scheggia e inizio a tirare. Le urla soffocate dalla stoffa escono dalla mia bocca accompagnate dalle lacrime. Sento il legno uscire dal muscolo e lacerarmi la pelle, tingendo la manica della maglia di rosso vivo. Chiudo gli occhi e tiro più forte, finché nel braccio non sento altro che un forte bruciore, mi strappo un altro pezzo di tessuto e lo lego forte alla ferita
"Oddio Amber" sento i conati di vomito di Aaron provenire da sopra.
Io non ne posso più, vorrei essere morta molto tempo fa.

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