Capitolo 13

381 25 0
                                    

Giriamo l'angolo e ci troviamo davanti alla vecchia casa dei Signori Hunt. È un grande edificio su due piani, stile anni sessanta. Il muro bianco è percorso da grosse crepe e in controluce si vede la polvere di intonaco scrostato fluttuare nell'aria. A fianco della porta d'entrata c'è un grosso buco sulla parete, basta accucciarsi un po' per entrare, e così facciamo. Non sono mai entrata prima d'ora in casa dei nonni di Connie, ma da ciò che è rimasto, doveva essere una villetta stupenda. All'entrata, si trova un grande soggiorno, ormai spoglio, i vandali hanno saccheggiato tutto. Sono rimasti solo alcuni fogli di giornale e il caminetto chiuso a chiave.
Vedo che a Connie comincia a scendere qualche lacrima, così mi avvicino, la abbraccio forte, lei ricambia e mi dice "Sai, " tira su con il naso " l'ultima volta che sono entrata qui, c'era nonna seduta sul divano e stava lavorando a maglia." Dice asciugandosi una lacrima con la manica.
"Tranquilla Connie. Avrai sempre i migliori ricordi di lei. Sarà sempre con te, qui" le dico indicando il cuore. "E se l'ultima volta l'hai vista lavorare a maglia, beh costudisci questa immagine.. Anche i piccoli momenti sono importanti nonostante, nel momento in cui li vivi, possano sembrarti insignificanti"Allora lei accenna un lieve sorriso e si getta di nuovo al mio collo. Alzo lo sguardo e vedo Nathan asciugarsi una lacrima. Accortosi del mio sguardo puntato su di lui, si gira velocemente ed entra in una stanza, a fianco al caminetto.
"Vai da tuo fratello, credo abbia bisogno di te" così ci sciogliamo dall'abbraccio e Connie si allontana da me.

"Tutto okay?" Mi chiede Aaron dalle scale
"I ricordi riaffiorano e le ferite che credevi ormai cicatrizzate ci mettono un attimo a riaprirsi e a provocarti dolore"
"Già.. La vita è una faccenda strana"
Lascio andare il discorso iniziato da Aaron e salgo le scale. Arrivata al piano superiore mi trovo su un largo corridoio pieno di stanze. Senza pensare entro in una a caso e finisco nel bagno. Per il disastro che c'è al suo interno, sembra sia passato un tornado. Cioè le piastrelle del muro sono quasi totalmente staccate e cadute a terra in mille cocci colorati, la vasca da bagno è tutta crepata, la tazza del water non esiste proprio più, al suo posto c'è solo un buco. Questa visione mi obbliga a fermarmi un attimo e a chiedermi: ma chi ruberebbe mai una tazza del water? Mah.. La disperazione fa fare cose folli. Dimentico quello strano pensiero e continuo la mia osservazione: il lavello, come la vasca, è così crepato che basterebbe solamente uno sguardo per farlo crollare a terra e infine c'è un grande specchio, ovviamente rotto anche quello.
Mi fermo a fissare i miei riflessi sui tanti pezzettini di specchio. Non mi vedevo da molto. I miei capelli neri come la pece sono legati in uno chignon disordinatissimo. I miei occhi sono spenti, contornati da spesse occhiaie viola e le mie labbra sono secche, di un color rosa-grigiastro poco sano. E poi i miei vestiti sono così larghi. Non mi ero resa conto di essere dimagrita tanto finché non mi sono vista qui, davanti a questi mille piccoli specchi. Esco dalla stanza e ritorno al piano di sotto. Trovo i miei amici l'uno a fianco all'altro che mi fissano.
"Dovete dirmi qualcosa?" Chiedo perplessa
"Ti stavamo aspettando, devo farvi vedere una cosa" dice freddamente Nathan prima di voltarsi e cominciare a camminare.
Lo seguiamo in silenzio fino a raggiungere delle scale che vanno verso il basso. Le scendiamo e ci troviamo all'interno di una cantina umida. Nathan procede a passo sicuro finché non si ferma di colpo al centro della stanza, si accovaccia a terra, estrae dalla tasca una chiave e la inserisce in un foro nel terreno, anzi nella toppa di una botola. Ci sono voluti vari tentativi prima di riuscire ad aprirla ma alla fine ce l'ha fatta. Dalla botola poi ha cominciato ad estrarre molte armi, tra cui alcuni fucili e un arco.
"Wow" dice Aaron alla vista
"Prendete una pistola a testa. Tenete anche le munizioni" ci dice Nathan "siete capaci di usarle?"
"Mmmh quella del luna park contro le lattine vale come pistola?" Chiedo io
"Il concetto è quello, non ti preoccupare non è poi così difficile, comunque dobbiamo uscire a cercare delle provviste prima che cali il sole, questa notte ci accampiamo qui."
"Vengo io!" Dice Aaron facendo un passo avanti
"No! Tocca a me! Non sono mai uscita, vengo io con te." Dico sorpassando Aaron
"Okay allora io e lei usciremo tra poco, intanto voi due cercate di accendere un fuoco, ne avremo bisogno"

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Stiamo girovagando per il quartiere da un po' ormai e non abbiamo ancora trovato nulla che possa esserci utile. Avanziamo per un'altra decina di metri finché non troviamo un piccolo distributore di carburante. Procedo lentamente dietro a Nathan, intimidita da ciò che potrebbe nascondersi fra le pompe di benzina, intanto una leggera brezza fa scricchiolare un cartello d'acciaio penzolante dal piccolo edificio rendendo l'atmosfera ancora più inquietante.
"Biancaneve stai tranquilla, non c'è nulla" mi dice Nathan
"Io sono tranquilla" dico cercando di sembrare calma
"Stai tremando come una foglia e sono sicuro che non è per il freddo" dice ridendo.
Gli mollo una leggera pacca sul braccio ma lo vedo immobilizzarsi. Se Nathan si ferma c'è qualcosa.
"Amber, c'è qualcuno all'interno dell'edificio, lo vedo dalla finestra. Ci avvicineremo lentamente senza fare alcun rumore okay?"
"Va bene."
Ci accucciamo a terra e gattoniamo fino a trovarci davanti alla porta d'entrata. Apriamo appena appena la porta, ma appeso sopra ad essa c'è un campanellino che ovviamente provoca lieve rumore. Arriva verso di noi un uomo sulla cinquantina.
"Dio ti ringrazio! Vi prego aiutatemi! Sono ferito, ho bisogno di aiuto. Posso darvi cibo, armi e medicine ma non lasciatemi qui!" Dice in tono disperato l'uomo.
"Nathan, non era un infetto. Potrebbe darci una mano" dico alzandomi da terra e andando verso il signore. Nathan mi prende il polso e mi porta la sua bocca all'orecchio "Amber fermati. Lascia fare a me." E così mi faccio da parte e lo lascio andare avanti. In un movimento veloce Nathan tira fuori la pistola e inizia a colpire l'uomo ripetutamente, il quale risponde con altri spari. Lancio un urlo e corro a nascondermi dietro al bancone e mi tappo le orecchie. Passano alcuni secondi, sembrati ore, prima che gli spari finiscano. Mi alzo lentamente e vedo l'uomo a terra in una pozza di sangue e poco più distante Nathan, seduto con le spalle al muro. Si sta tenendo la spalla e con una mano e dalle dita escono gocce di sangue. Corro verso di lui dicendogli "Ma si può sapere che diavolo ti passa per la testa?! Tu sei pazzo, perché lo hai fatto? Eh? Perché?!"
"Hey Biancaneve calmati!"dice con il fiato corto "Era stato infettato da poco, se non mi credi guardagli il collo!"
Mi giro verso l'uomo, lo guardo e vedo che il suo collo è cosparso da molti morsi contornati da pus giallognolo. Nathan aveva ragione, di nuovo.
"Okay va bene. Che diamine! Hai una pallottola nel braccio! Cosa devo fare? Cosa devo fare?!" Dico camminando avanti e indietro per la stanza
"Innanzitutto ti dai una calmata e poi avvicinati."
Faccio come dice, toglie la mano dalla spalla e vedo un una ferita intrisa di sangue.
"Bene, ora metti via il tuo lato schizzinoso, dovrai togliermi la pallottola dal braccio."

_______________________

No escapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora