Capitolo 10

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Nuovo giorno, nuova vita. Nel
giro di una settimana tutto è cambiato: ho visto mio padre morire e non ho notizie di mia madre da due giorni. Non esiste più un luogo sicuro, non posso far più conto nemmeno su casa mia: troppi ricordi e comunque, dopo quel che è successo l'altro ieri, non riuscirei più a rimetterci piede. Infine credo di essermi innamorata. Non so dire se questa possa essere una cosa negativa o positiva, cioè si tratta di Nathan. Lo stesso Nathan che poco meno di un mese fa non si degnava nemmeno di salutarmi.

Il fuoco davanti a me scoppietta allegro, facendo svolazzare qua e là qualche favilla. Al mio fianco si trova Aaron con la testa appoggiata sulla mia spalla. È molto triste. Ha scoperto stamattina, grazie a un signore venuto in cerca di cibo, che il palazzo in cui erano bloccati i suoi genitori è crollato. Questa mattina infatti ci sono state alcune scosse di terremoto abbastanza forti, sembra quasi la terra si stia ribellando allo schifo che la sta popolando.

Connie e suo fratello sono usciti a cercare qualche provvista, dato che le merendine che avevamo negli zaini sono a malapena bastate per ieri.
Sentiamo il portone della fabbrica aprirsi e chiudersi subito dopo, alziamo lo sguardo e vediamo Nathan e Connie intenti a bloccare l'entrata con qualsiasi cosa trovassero.
"Veloci dateci una mano!" Urla Connie con il fiato corto. Di scatto io e il mio amico ci alziamo e corriamo verso gli altri. Li aiutiamo a spingere un grosso armadio di acciaio contro la porta, per bloccarla. Lasciamo il mobile davanti all'ingresso e sentiamo che qualcuno, o qualcosa, dall'esterno se la prende con il portone. Dopo qualche minuto si sente quello che sembra un lamento scocciato.
"Ragazzi cos'è successo?" Chiede Aaron rivolto a Connie e suo fratello
"Siamo riusciti a trovare un supermercato, siamo entrati da una vetrata rotta. Abbiamo sentito un rumore ma non ci siamo preoccupati di cosa fosse, solamente quando siamo arrivati vicino alle casse ci siamo accorti che dietro ad uno scaffale c'era un infetto. Inizialmente non ci aveva sentiti, ma purtroppo Connie ha calpestato uno dei cocci di vetro. E lì è stato un attimo: ci siamo trovati a correre come dei forsennati, inseguiti da un gruppo di infetti."
Mentre Nathan racconta tutta la vicenda, io mi affretto a spegnere il fuoco e a raccogliere le poche cose che abbiamo. Dobbiamo levare le tende.
Per uscire dell'edificio passiamo dalla finestra che ho usato alla mattina per guardare l'alba. Ora è pomeriggio inoltrato e da sopra il tetto si può godere della vista fantastica del tramonto.
"Ma ragazzi, in che zona di Fort Baker siamo?" Chiedo traballante sul tetto
"Siamo vicino al Golden Gate Bridge" dice Aaron
"Uhm"
Nathan come sempre fa strada. Camminiamo sopra la grondaia fino a raggiungere un tetto più basso e ci saltiamo sopra cercando di fare il minimo rumore possibile. Da lì l'unica azione possibile è saltare giù. Il problema è che saranno due metri di salto e questo mi terrorizza. Non perché io soffra di vertigini, ma perché ho paura che, una volta raggiunto il suolo, le mie gambe si spezzino. Già, non è una bella immagine. Comunque saltano tutti giù tranne me, che mi ritrovo a fissare l'asfalto sottostante in modo spaesato. Dopo qualche decina di secondi di esitazione, Nathan mi guarda fissa negli occhi e dice "Muoviti, non abbiamo troppo tempo da perdere"
"Scusa mister coraggio se anche io a volte ho paura"
"Va bene, va bene. Dai Biancaneve, salta. Ci sono io qui a prenderti" dice con le braccia aperte e un sorriso antipatico.
Non so se stia dicendo sul serio o se mi stia semplicemente prendendo in giro. Quando mai potrò capire quel ragazzo? Mi faccio un po' di coraggio, mi accuccio, tanto per farmi sembrare il salto più basso e mi do la spinta per saltare.
Non so bene cosa sia successo, fatto sta che mi ritrovo letteralmente avvinghiata al collo di Nathan con gli occhi strizzati.
"Ora puoi anche lasciarmi, sei ancora viva tranquilla." Mi dice Nathan appoggiandomi al suolo.
Mollo la presa e imbarazzata mi alzo scrollandomi la polvere dai vestiti. Alzo lo sguardo e lo vedo girarsi e scuotere la testa ridacchiando. Okay questo è davvero imbarazzante, infatti divento subito rossa in viso.
"Fratellone, che facciamo adesso?" Chiede Connie a suo fratello
"Mentre eravamo al supermercato ho sentito due uomini parlare di una zona protetta al confine sud di San Francisco quindi, dato che non abbiamo una meta e non sappiamo che fare, direi che siamo diretti là."

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