1. Danger.

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Holmes Chapel, vista da qualche turista di passaggio, da l'impressione di una classica cittadina inglese.
Un parco non troppo grande, dove spesso i bambini passano i loro pomeriggi.
Stradicciole, ai margini pieni di rami e foglie rossicce cadute dagli alberi.
Piccoli chioschetti, qualche panchina qua e là.
Casette a schiera bianche, scuole private.
Casette vecchie e abbandonate, quartieri dove fare baldoria.
Harry Styles ci passava la maggior parte del tempo.
E, come ogni cittadina che si rispetti, c'è sempre quel giretto di famiglie che, onestamente oppure no, ha il potere.
Gli Styles ne facevano parte.
Des Styles, ricco imprenditore, una moglie favolosa e una casetta a tre piani con tanto di giardino immenso e piscina.
Anne Cox, la mogliettina perfetta, campava con i soldi che portava a casa il marito e con tanti, ma davvero tanti, pomeriggi nei centri estetici.
Una famiglia perfetta, qualcuno direbbe.
E lo sarebbe davvero, se non fosse per quello che loro definivano ancora il loro 'bambino'.
E poi c'era la Holmes Chapel High School.
Harry odiava tante cose.
Odiava quando sua madre lo obbligava a partecipare alle solite cene da gente di un certo rango -qual era la loro famiglia- obbligandolo ad indossare pantaloni di lino di marca e mocassini.
Odiava quando suo padre lo rimproverava per i posti, secondo lui non adatti a gente come loro, che soleva frequentare.
Odiava quando qualcuno si opponeva a ciò che voleva.
Odiava se qualcuno gli mancava di rispetto. Infatti, Harry sapeva sempre quando e come far capire a determinati soggetti chi è che comanda.
E, se avesse dovuto scegliere la cosa che odiava di più, non avrebbe esitato un secondo prima di citare quella scuola.
Harry la odiava più di tutto.
Odiava quell'edificio così grigio e cupo.
Odiava dover sottostare al volere degli insegnanti.
Odiava dover rispettare le regole che gli venivano imposte.
Ma, ovviamente, lui non lo faceva.
Già da tempo ormai, Harry aveva fatto capire chi era agli studenti della Holmes Chapel High School.
Al primo anno era lo sfigatello preso di mira dai ragazzi più grandi.
Al secondo era un ragazzino che iniziava a ribellarsi.
Al terzo era il brutto anatroccolo diventato un bellissimo cigno.
Al quarto era il puttaniere, venerato da qualunque essere di sesso femminile in quella scuola.
E adesso, adesso che si parlava dell'ultimo anno, Harry Styles stava a significare solo pericolo.
Pericolo perché, se ti viene la malsana idea di contraddirlo, potesti trovarti con dei lividi e, se proprio esageri, con qualcosa di rotto.
Pericolo perché, anche se punti lo sguardo su di lui più del dovuto, sta sicuro che quegli occhi li avrai doloranti per un bel po.
Pericolo perché, se non sottostai alla sua volontà, le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi di quelle appena citate.
Anne ricordava quando, con i soldi del marito, aveva messo a tacere tante, troppe, voci.
Ricordava quando, dopo l'ennesima sfuriata per l'ennesima follia compiuta dal figlio, lui si era congedado con un semplice "Quelle ragazzine dovrebbero sapere che non si può dire di no ad Harry Styles". E, ricordava ancora meglio, quanto in quel momento aveva quasi temuto il suo bambino.
Perché non si parlava di una rissa tra adolescenti, non si parlava di una sbornia di troppo.
Tutti erano a conoscenza dei fatti, nessuno fiatava.
Mettersi contro gli Styles non portava nulla di buono.
Harry però non si premurava degli sguardi spaventati puntati su di lui ogni qual volta camminava per i corridoi.
Come non si premurava del fatto che qualcuno avrebbe potuto scoprirlo mentre, nei luridi spogliatoi della palestra o nella biblioteca, possedeva delle ragazzine contro il loro volere, oppure dava una lezione a qualche sfigatello che non gli aveva passato il compito.
Come già detto, non ci si mette contro gli Styles.
Soprattutto, non ci si mette contro di lui.

Questo Hope Smith non lo sapeva. E, mentre tirava fuori dagli scatoloni le sue cose, pensava a quanto fosse graziosa la sua nuova casa.
Una piccola villetta tra le viuzze di Holmes Chapel.
Villetta che però, a confronto della reggia dall'altra parte della strada, sembrava un buco per topi.
-Come hai detto che si chiamano i nostri vicini?- chiese alla madre, mentre si rigirava tra le mani il suo nuovo libro.
-Styles, se non mi sbaglio- rispose Abigail, osservando attenta sua figlia mentre riponeva quel libro sulla mensola.
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Harry uscì frettolosamente dagli spogliatoi, finendo di abbottonare gli attillati pantaloni che, come sempre, indossava.
Si diede poi una lieve scompigliata ai capelli, incurante di tutti gli occhi puntati su di lui.
Molti avevano sicuramente capito, ma ovviamente non muovevano un dito.
Ed Harry sorrise, mentre si dirigeva verso il suo armadietto.
Avevano paura, e lo sapeva.
Si, la consapevolezza di poter fare tutto ciò che voleva e di essere temuto da tutti lo faceva sorridere.
Perché era questo che voleva.
Adesso era a lui a far scappare a gambe levate quelli che al primo anno lo facevano tornare a casa pieno di lividi.
Adesso era lui a far gridare, e non certo di piacere, quelle ragazzine che lo prendevano in giro per i suoi buffi ricci e per la pancetta che, a distanza di anni, era stata sostituita da un addome scolpito e due possenti braccia.
Un'altra cosa che lo faceva sorridere era Louis.
Louis William Tomlinson era il suo migliore amico.
Uno dei pochi, oltre a Niall, Liam e Zayn, che poteva avvicinarsi a Harry e avere una conversazione da civili.
Proprio lui in quel momento si stava dirigendo, con il suo solito andamento allegro, verso Harry.
Lo salutò con una pacca sulla spalla, come soleva fare ogni mattina, e si poggiò agli armadietti.
Quando notò il sorriso strafottente dipinto sul volto del suo amico, fece due più due.
-Oh, anche stamattina?- chiese, con un leggero tono di rimprovero.
Lui sapeva, così come gli altri quattro.
E la gente si chiedeva come potesse essere possibile che Harry Styles avesse degli amici e, soprattutto, come loro facesse a stare con uno come lui.
-Si, risparmiati la predica Tomlinson- rispose, con una scrollata di spalle.
Se non fosse stato Louis, sicuramente adesso quel bel visino sarebbe già deturpato.
Ma lui poteva. Poteva contraddirlo se qualcosa non gli andava bene, poteva dire di 'no'. Poteva anche provare a far ragionare il suo amico. E ci provava, a volte.
Ma Harry non ne voleva sapere niente.
-Non sai quanto mi senta realizzato mentre quelle puttanelle mi implorano di smetterla-
Louis vide lo sguardo del suo amico tramutare, diventare buio. -Non sai quanto sia appagante-
Il povero Tomlinson sospirò, rassegnandosi per la millesima volta al fatto che Harry non sarebbe cambiato.
Non avrebbe mai smesso di far soffrire, di farla pagare, a quelli che gliene avevano fatte passare di tutti i colori.
Dal dolore fisico, inflitto da quei bulletti da quattro soldi, a quello mentale, causato da quelle ochette senza cervello. Ma quegli avvenimenti risalivano al primo anno, ovviamente. Adesso erano solo un lontano ricordo.
Adesso era Harry a infliggere dolore.
Più fisico che mentale, ma comunque lo infliggeva.
-Hey danger-
Liam Payne fece il suo ingresso, apostrofando Harry con quel soprannome affibbiatogli già da tempo.
-Payne- il riccio, in risposta, fece un finto inchino con tanto di baciamano.
Il pelatino rise allo scherzo, pensando a quanto fosse esilarante.
E si sentì quasi onorato.
Harry Styles non si chinava davanti a nessuno.
-Buongiorno femminucce-
Niall Horan si aggiunse al terzetto, scatenando una risatina generale.
L'irlandese, nel vedere anche Harry ridere, penso a quanto lui e quella piccola cerchia di amici fossero quasi una sorta di 'prescelti'.
Pensò a quando Harry l'aveva fatta pagare, alla sua maniera, a quelli che in quel lontano primo anno lo schernivano con nomignoli di gran lunga peggiori.
E sospirò. Si, erano decisamente dei prescelti.
Adesso come adesso, nessuno poteva dare ad Harry Styles della 'femminuccia'.
-Voi non sapete il mal di testa che ho-
Per concludere, ci pensò l'arrivo di Zayn Malik.
Ora era lui ad avere la nomina di puttaniere, visto che Harry ne aveva una ben differente.
-Non dovresti bere così tanto, non si fa Malik- scherzò, appunto, Harry.
-Avete visto la tipa nuova?- fece il biondo.
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Hope camminava a passo di lumaca fra i corridoi, alla ricerca del suo armadietto.
Si sentiva osservata, e non poco.
Non sapeva certo che ad Holmes Chapel non si vedeva gente nuova da un bel po'.
Tuttavia, tutti quegli occhi puntati addosso non le giovavano per niente.
Una tipa timida e riservata come lei non sopportava di essere al centro dell'attenzione.
Eppure, i ragazzi della sua vecchia scuola, la definivano bellissima.
Forse lo dicevano per prenderla in giro, forse lo pensavano davvero.
Hope però, non lo pensava per niente.
Odiava i suoi capelli di quello schifoso biondo scuro, lei li preferiva neri.
Odiava i suoi occhi verdi, a lei piacevano quelli azzurri.
Non era quel tipo di ragazza perfetta che si lamentava del suo corpo solo per ricevere dei complimenti, no.
Hope era dannatamente insicura, in tutto e per tutto.
Nessuno l'aveva mai toccata.
Con i suoi precedenti fidanzati, si era limitata solo ad uno scambio di baci.
Probabilmente era per quello che veniva sempre mollata.
Chi avrebbe mai voluto mettersi con una verginella?
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-E' lei?- chiese Harry con la sua voce roca, osservando senza un minimo di contegno quella biondina, ora occupata a trafficare con l'armadietto.
Vari fischi di apprezzamento si fecero spazio nel gruppetto.
Harry si lecco il labbro inferiore, analizzando ogni dettaglio della ragazza.
Bionda, occhi verdi, due gambe lunghe e snelle, un fondoschiena niente male.
Louis guardò il suo migliore amico, e nel suo sguardo lesse tutto.
-Che la caccia abbia inizio-

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