Paura.
Che cos'è poi la paura?
E' quel tremolio della nuca quando guardi un film horror?
Sono le vertigini quando stai troppo in alto?
E' quella cosa ignota che ti spinge ad accendere la luce quando sei solo al buio?
Per i bambini la paura potrebbe rappresentare quel momento di tensione prima di una sgridata da parte dei genitori.
Per gli adolescenti potrebbe essere quell'interrogazione tanto attesa ma a cui non sei impreparato.
Per gli adulti magari è quando ti suda la fronte perché sai che con i soldi del tuo misero lavoro non arriverai a fine mese.
Forse la paura è soggettiva.
Ognuno ha una paura differente dall'altro.
Allora, in conclusione, possiamo dire che la paura non ha un aggettivo in particolare o qualcos'altro per essere ben definita.
Harry Styles ne aveva poche di paure.
Non lo spaventava il buio, ne tantomeno i genitori con cui scambiava si e no due parole all'anno.
Harry però aveva paura di se stesso.
Aveva paura di non riuscire a controllarsi, com'era successo il giorno precedente.
E quello era ciò che lo terrorizzava di più.
E mentre si sciacquava la faccia, con tanto di lividi, Harry riviveva nella sua testa gli avvenimenti di quel giorno.
E rivedeva il viso terrorizzato di Hope, il suo esile corpo tremante, le sue mani che vagavano voraci su di esso.
E rivedeva la ragazza che lo implorava di smetterla e lui che ci si metteva ancora di più.
Si, Harry Styles aveva paura di se stesso.
E mentre tutti si pongono domande come l'esistenza degli alieni, o se c'è davvero un Dio, Harry si chiedeva "cosa sono?"
Perché, a questo punto, non lo sapeva nemmeno lui.
Il genere umano ha paure, sentimenti.
Paure che possono portare angoscia, tristezza, ansia.
Sentimenti che segnano amicizie e, magari, amori.
Harry però non sapeva più cosa voleva dire 'provare sentimenti'.
Era come un involucro vuoto con due occhi verdi e dei ricci.
E l'arrivo di una ragazza aveva fatto breccia in quel vuoto.
Un vuoto che sembrava potesse essere colmato.
Ma Harry voleva?
Non lo sapeva, e aveva continuato a giocare con lei.
E aveva paura, tanta.
Aveva paura quando desiderava baciarla o abbracciarla, perché lui non doveva avere bisogno di nessuno.
Aveva paura quando voleva averla vicino, perché lui non doveva affezionarsi a nessuno.
Allora, oltre a se stesso, Hope era un'altra delle sue paure?
Più che altro Harry la considerava come una debolezza.
Perché lui era indistruttibile, ma ora era distrutto.
Ed ecco il mix perfetto che potrebbe giustificare le sue azioni negli ultimi due mesi.
Ma, come spiegare ciò che era successo il giorno prima?
Era davvero bastata la vista della sua Hope con un altro per fargli perdere il controllo?
Quell'involucro adesso era diviso in due. Una parte ancora vuota, una piena di un qualcosa che non sapeva identificare nemmeno lui.
Era come se ci fossero due Harry Styles: quello che era diventato negli anni, violento e privo di sentimenti; quello che era diventato in quegli ultimi due mesi, che manifestava solo con Hope.
Perché, nella vita di tutti i giorni e con il resto del mondo, Harry Styles rimaneva il solito Harry Styles.
Ma nel mondo doveva stavano lui ed Hope, Harry era una persona diversa. Non lo aveva mai dimostrato davvero, ma lo era.
E allora, continuava a chiedersi perché lo aveva fatto.
Si, Harry aveva davvero paura di stesso.
Ma può una debolezza diventare la tua ancora di salvezza? Il ragazzo ci sperava davvero.
Hope osservò inorridita il suo riflesso allo specchio.
Il viso solcato da occhiaie ancora più profonde, il livido a macchiarle la guancia, i polsi di nuovo colorati di quel rosso tenue che sarebbe diventato nero.
Ma più di ogni altra cosa, Hope era stanca.
Stanca di Harry, stanca di quell'incubo.
Si stava isolando dal resto del mondo, dialogava poco e niente persino con sua madre.
Abigail, infatti, non sapeva niente.
Non sapeva di ciò che stava passando la figlia, non sapeva ciò che aveva subito negli ultimi due giorni.
Ma andava bene così, Hope non parlava mai.
Hope si teneva tutto dentro.
E il prezzo da pagare era che prima o poi sarebbe scoppiata.
E una lacrima rigò il suo viso, ma fu la prima e l'ultima.
Perché non era quello il momento, perché doveva essere forte.
La sua vita doveva riprendere il suo vecchio corso.
E nella sua vecchia vita non c'era posto per Harry Styles.
-Tesoro..-
Sentendo sua madre fare ingresso nella sua camera, si chiuse alla svelta in bagno.
Non aveva ancora coperto i lividi, era in condizioni pessime.
-Mamma, sono in bagno-
-Oh, capisco. C'è Harry qui con me- alzò leggermente la voce, in modo da farsi sentire.
Hope sbiancò, ricomponendosi però subito dopo.
Doveva mettere una pietra sopra a quella storia, quello era il momento giusto.
-Datemi qualche minuto- disse, prendendo a sciacquarsi il viso.
Gli occhi lucidi non le sarebbero stati d'aiuto.
-Io scendo, Harry. Puoi aspettarla qui- questo fu ciò che udì dal bagno.
Prese un respiro profondo, Harry Styles era seduto sul suo letto ad attenderla.
Un altro respiro, un altro ancora.
Era pronta._______________________________________________________
Harry si guardava intorno, torturandosi nervosamente le mani.
Aveva chiamato Louis, ma il suo migliore amico –se così lo si poteva ancora definire- non voleva sapere niente.
Aveva provato con Niall, ma quest'ultimo non gli rivolgeva la parola.
Lo stesso valeva per Zayn.
Con Liam non ci aveva nemmeno provato, troppo devastato per un altro rifiuto.
Le era rimasta solo lei, la sua Hope.
Se stava male a causa dei suoi amici, non osava nemmeno immaginare come si sarebbe sentito se la ragazza non avrebbe voluto perdonarlo.
E la vide arrivare.
Le occhiaie, i capelli arruffati, un pantalone della tuta e la maglietta che le aveva fatto indossare Louis.
La trovava comunque bellissima.
E poi i segni sul polso, quel livido.
Harry strinse le mani a pugno, le nocche diventarono bianche.
Era lui la causa dei suoi polsi arrossati, e non era riuscito a proteggerla quando le era stato inflitto quel livido.
E per un attimo dimenticò che era lì per implorarle di restare.
Balzò in piedi, piazzandosi davanti a lei.
Quando la vide indietreggiare spaventata, una nuova paura prese il sopravvento: quella di perderla.
-Hope..- sussurrò il suo nome, come se racchiudesse tutto quello che aveva da dire.
Allungò una mano verso di lei, prendendole dolcemente i polsi.
La fece avvicinare, implorandola con lo sguardo di non avere paura.
Sfiorò con le dita quel livido, ma le ritrasse non appena vide dipingersi sul suo viso una smorfia di dolore.
-Chi è stato?-
Hope avrebbe tanto voluto liberargli uno schiaffo in pieno viso, sfogando tutta la rabbia e il rancore che provava verso di lui.
Ma non lo fece, perché la sua espressione devastata le impediva di agire lucidamente.
Ma non si fece sopraffare, Harry non doveva farle nessun effetto.
-Te lo avrei detto, se tu non ti fossi fiondato su di me cercando di fare peggio-
Quella risposta tagliente e fredda arrivò ad Harry come un pugnale che ti trafigge talmente tante volte da perderne il conto.
-Mi dispiace, Hope. Mi dispiace-
La ragazza scosse la testa, non se ne faceva niente delle tue scuse.
-Devi sparire dalla mia vita, Harry. E non è una richiesta-
Le costava davvero tanto non guardarlo negli occhi e pronunciare quelle parole che stavano distruggendo entrambi.
Ma doveva farlo, si era illusa per troppo tempo.
Harry desiderò tanto essere sordo in quel momento, in modo da non poter sentire che quello spiraglio di luce nella sua vita lo stava lasciando.
-Hope, sei l'unica cosa che rimane- le sussurrò, avvicinandosi il più possibile.
Ma la ragazza indietreggiò, liberando i suoi polsi feriti da quelle mani che troppe volte l'avevano toccata.
-Non ti perdonerò mai Styles, mai-
Ed il ragazzo sbarrò gli occhi.
Allora si prova paura anche quando qualcosa a cui tieni disperatamente ti sta abbandonando?
La porta di casa Smith si chiuse, Harry attraversò quel piccolo tratto di strada.
E mentre i suoi passi lenti e stanchi lo portavano nella sua camera, qualcosa di bagnato gli rigò il viso.
Una lacrima.
Harry ormai pensava di non sapere nemmeno cosa fossero le lacrime.
Eppure ne arrivò un'altra e un'altra ancora.
L'inizio di una lunga ed infinita serie.
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BAD OR GOOD?
FanficGià da tempo ormai, Harry aveva fatto capire chi era agli studenti della Holmes Chapel High School. Al primo anno era lo sfigatello preso di mira dai ragazzi più grandi. Al secondo era un ragazzino che iniziava a ribellarsi. Al terzo era il brutto...