Capitolo 22

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Mi svegliai rabbrividendo, un accenno di movimento mi face contorcere dal dolore. Mi faceva male tutto sentivo dolore in qualsiasi parte del corpo. Notai di essere nella mia cella, ero legata e indossavo una specie di Kimono che non arrivava a coprirmi nemmeno le ginocchia e ovviamente ero completamente nuda sotto di esso. Cercai di alzarmi ma non ci riuscì: quel sadico bastardo doveva avermi pestato per bene mentra ero svenuta e chissà cos'altro ha fatto con il mio corpo. 

A quel pensiero mi rannichiai su me stessa, ero stanca, dolorante e avevo voglia solo di piangere. Sentì la porta aprirsi e mi strinsi di più su me stessa, non avrei sopportato altro dolore sarei morta prima ancora che lui cominciasse a toccarmi. Sospirai solo un po quando vidi che era Lex, aprì le mie catene e cercò di tirarmi su.

<<Non riesco, mi fa male tutto..>> piagnucolai quasi. Ma lui mi fece aggrappare sul suo corpo e cercò di portarmi fuori dalla porta. Mi irrigidì subito.

<<Ti prego non portarmi da lui...>>gli sussurrai, si girò e mi fissò per un lungo momento poi ricominciò a trascinarmi fuori dalla mia cella. Non mi avrebbe ascoltata, tremai solo al pensiero delle mani di Kovac su di me e quasi ebbi un conato di vomito. Passammo il corridoio, una serie di corridoi e porte si susseguirono riuscì a vedere delle scale strette e buie sula sinistra. Deglutì, chissà dove mi avrebbe portata Lex. Ero troppo stanca e per un momento mi accasciai tra le sue braccia cercando qualcosa su cui aggrapparmi per non cadere come una pera cotta a terra. Prontamente mi tenne e mi rimise su aspettando qualche secondo per poi continuare a camminare.

Era tutto buio, non capivo come Lex riuscisse a  vederci qualcosa, poi scostò una vecchia porta di legno e una luce accecante mi trafisse gli occhi. Mi coprì con un braccio e seguì alla cieca i passi di Lex..Mi spinse dentro qualcosa e mi accasciai. Spostai il braccio dagli occhi e capì di essere in una macchina, girai la testa e vidi Lex seduto al posto del guidatore.

<<Dove mi stai portando?>> biaschicai esausta, sapevo che non mi avrebbe risposto.

<<Al sicuro...>> sussurrò. Pronunciò con un tono così basso che quasi credetti di avermelo sognato. Mi addormentai o persi i sensi, non so ma mi sentì stranamente al sicuro.


***

Aprì gli occhi lentamente, ritrovarmi in quella cella sarebbe stato un incubo..invece capì di essere in un letto. Entrai nel panico supponendo di essere in una delle camere di Kovac e mi alzai di scatto dal letto. Avevo un lungo camice stile impero e indossavo della biancheria fu in quel momento che una porta si aprì e si richiuse.

<<Ti sei svegliata finalmente..>> voltai la faccia verso quella voce e mi pietrificai. Rikon! Corsi da lui e mi tuffai nel suo abbraccio. Crollammo a terra, iniziai a piangere tra le sue braccia mentre lui mi accarezzava per farmi calmare. Era come essere tra le braccia di mio padre.

<<Shh piccola luna, è finito è tutto finito... vieni ti riporto a letto devi riposare>> Mi prese tra le sue braccia e mi adagiò con cautela sul letto. Mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, avevo bisogno di lui..avevo bisogno che qualcuno mi coccolasse.

<<Dove siamo?>> sussurrai dopo un lungo silenzio.

<<A casa...è una camera per gli ospiti>>

<<Come..?>> sapevo che avrebbe capito.

<<Nikita..ne parleremo..>> lo guardai negli occhi.

<<No voglio sapere ora..devo sapere>> lo implorai.

<<Lex è una mia spia..>> trattenni il respiro a quella rivelazione.

Sei mia, Nikita. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora