19* Capitolo. Hermione

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Ormai non faccio altro che stare stesa a letto, non ne posso piu'. Mancano ancora due mesi al parto eppure mi sento molto strana da questa mattina. Non faccio che accusare dolori addominali e, anche se non dovrei, ho paura per il mio bambino. Abbiamo deciso di chiamarlo Hugo, alla fine. Mi accarezzo il pancione per l'ennesima volta, sospirando appena.

-Cosa c'e', Hugo? Hm?

-Mamma?- Rose si affaccia alla porta e mi guarda. –Tai bene?

-Certo, piccola, mamma sta benissimo.- Provo a tranquillizzarla, ma evidentemente non ci riesco dato ce non pare per nulla convinta.

Prima che possa dire altro mi sento morire, come se mille lame mi trafiggessero. Urlo e la vedo sussultare, poco dopo Ronald appare dietro di lei con gli occhi sgranati.

-Che succede?- Domanda preoccupato, ma io non riesco a rispondere e mi limito a boccheggiare e indicare la pancia. –Ti porto in ospedale!- Quasi urla mentre mi prende in braccio. –Rose, aggrappati con forza a me.- Aggiunge e vorrei dirgli che non puo' rischiare cosi', ma non ho la forza cosi' mi limito ad allungare una mano e stringere quella libera della mia bambina.

Stringo gli occhi, mollando la presa solo quando Ron mi dice che va tutto bene, che siamo arrivati. Cerco di guardarmi attorno ma il dolore e' forte, con Rose non ho mai avuto delle contrazioni del genere. Lascio che mi trasportino velocemente in una sala per fare una visita, ma capisco praticamente subito che qualcosa non va dagli sguardi dei dottori.

-C... cosa succede?- Riesco a chiedere dopo diverso tempo.

-E' in travaglio.- Risponde semplicemente una donna. –La spostiamo in sala parto.

-Ma e' troppo presto!- Singhiozzo, stringendo la mano di Ron. –E' troppo piccolo!- Provo ancora ma una nuova fitta mi fa urlare, obbligandomi a cedere. Cerco gli occhi di mio marito, ho bisogno di saperlo con me. Lo guardo attentamente senza mai lasciare la sua mano.

-Rose e' qua fuori, aspetta la sua mamma.- Risponde alla mia domanda muta e mi sento un po' meglio. Almeno uno dei miei bambini sta bene. –Non ti lascio sola.- Aggiunge mentre alcune lacrime mi sfuggono.

Ho paura, non posso negarlo, pero' non sono sola e questo aiuta molto. Cerco di concentrarmi su altro, su quello che la dottoressa ha detto mesi fa: vivra' perche' e' forte. Cerco di sistemarmi alla meglio sul lettino, inchiodando mio marito al mio fianco. Cerco i suoi occhi, cercando di non piangere perche' vedo nelle sue iridi quanto fatica a vedermi cosi'. Qualcuno mi incita a spingere e io lo faccio, ma poco dopo altre grida mi obbligano a prestare attenzione alle conversazioni della sala.

-Sento un piede! Serve un cesareo in questo preciso momento!

Sgrano gli occhi, cerco di alzarmi sui gomiti ma non ne ho la forza cosi' ricado miseramente sul lettino mentre diverse persone in camice mi circondano e preparano il piu' velocemente possibile. Mi rassicurano, promettono che andra' tutto bene. Mi sento cadere nel vuoto quando la mia mano perde la presa salda su quella di mio marito, in preda al panico tento di alzarmi, ma prima di farlo lo vedo accanto a me in una tunica azzurra.

-Ho detto che non ti lascio.- Sussurra al mio orecchio, facendomi sentire meglio.

Avverto agitazione attorno a me, pero' cerco di concentrarmi su quei due mari che mi guardano, cercando di darmi forza. Stringo i denti, sperando che tutto finisca per il meglio anche se so che e' solo colpa mia. Se non fossi stata cosi' stupida da stressarmi per sciocchezze inutili ora non sarei qui, non avrei messo in pericolo la vita di mio figlio. Nonostante tutto cerco di non piangere, voglio farlo per la gioia di vederlo e non per il senso di colpa. Attendo pazientemente, contando i quadrati che compongono il soffitto della sala in cui mi trovo. Conto ancora e ancora finche', di colpo, cala il silenzio.

Credo di amarti - RomioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora