Capitolo 15

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La campanella suonò appena realizzai ciò che era successo ma dovetti prendermi un paio di minuti prima di avviarmi agli spogliatoi dove di sicuro si sarebbe parlato solo di me e Denny, così decisi di evitare gli spogliatoi, presi la cartella dal muretto e attraversai la scuola a testa bassa e con la vergogna sul volto. I corridoi erano affollati di ragazzi che andavano di fretta, e di Denny nemmeno l'ombra, presi il libro di Storia e persi un po di tempo per far sfollare un po visto che non mi piaceva camminare tra cosi tanta gente che ti spingeva. Non sapevo quanto tempo era passato, e non sapevo come avevo fatto a non rendermi conto che i corridoi erano completamente vuoti. Alzai gli occhi e la vidi, la sagoma che spariva dentro i bagni. La curiosità mi spinse ad avvicinarmi alla porta, mentre la paura mi diceva di andare via, raggiungere la mia classe e farmi gli affaracci miei, ma quella dannata voce gridò il mio nome e non potei fare altro che spalancare la porta del bagno ed entrare per non trovarci niente. Nulla, vuoto assoluto, solo il rumore delle gocce d'acqua che lasciavano il lavandino per cadere sul tappo in ferro arrugginito. Non stavo diventando pazza, sentivo quella voce, vedevo quell'ombra, ma puntualmente questa spariva appena la raggiungevo. Sciaquai il volto e tornai in classe dove la prof di Storia già aveva iniziato la lezione, avevano spostato tutti i banchi e accananto a me c'era il vuoto, e quando vidi Denny seduto dietro sbiffai e andai a sedermi. Infilai la giacca leggera come tutti poiché avevano azionato i condizionatori e iniziava a fare freddino. L'argomento nuovo mi tenne per chi sa quanto tempo con la testa china sul foglio e la mano occupata a scrivere, e quando presi il telefono per controllare l'orario non potevo credere che erano passate due ore e mezza. La campanella delle 14.30 suonò e tutti presero il proprio pranzo dalla cartella e iniziarono a mangiare, ma io avevo dimenticato che si usciva alle 4 quel giorno e quindi non avevo preparato niente. Un dito mi picchiettò la schiena per poi sentire tutta la mano tra le punte dei capelli che avevo legato su un lato. Denny iniziò a disegnare piccoli cerchi dietro la mia schiena

Denny: Non mangi?

Io: Non ho il pranzo.

Denny: Perché?

Io: Tu perché non cel'hai?

Denny: Ho dimenticato di farmelo.

Io: Ecco.

Le sue dita continuavano a disegnare dietro la mia schiena forme strane e linee che mi facevano il solletico.

Denny: Stavo pensando, appena usciamo da scuola perchè non andiamo al ristorante?

Io: Non mi va.

Denny: Dai, farà divertente.

La porta dell'aula si aprì e il bidello entrò annunciando che dovevo prendere la cartella è andare via perché mio fratello mi stava aspettando. Un po titubante presi la cartella e mentre mi stavo alzando venni bloccata dalle dita di Denny che mi mantenevano la giacca.

Io: Tranquillo, se mi serve una mano urlo.

Lui mi lasciò ed il uscii dalla classe vedendo da lontano la sagoma di un uomo, ragazzo direi, con capelli un cappello e vestiti da mare parlare con il preside.

Io: Ciao fratellino.

Derek mi guardò sorridendo, eppure nei suoi occhi viveva la preoccupazione pura, ed era più che visibile.

Derek: Ah finalmente.

Io: Come mai sei venuto a prendermi?

Derek: Ricordi la visita prenotata.

Mi fece l'occhiolino, anche se già avevo capito che era venuto per un altra cosa più brutta di una visita da qualsiasi tipo di medico.

Io: Oh si, che sbadata.

Eravamo in macchina, una macchina grande come una Leap, ma non era una Jeap, era più una macchina del tipo straniero. Stava guidando con prudenza e non superava mai i 100 kilometri orari. Aveva i capelli disordinati e corti che gli coprivano a stento l'orecchio, e i bermuda gli andavano larghi.

Io: Perche la mattina non sei mai a casa?

Derek: Vado a correre.

Io: Perché sei vestito cosi

Derek: perche fa caldo.

Io: Perché sei venuto a prendermi?

Derek: Finalmente, credevo non me lo avresti mai chiesto. Si tratta di Tory.

Io: L'hai vista anche tu?

Derek: Si. Penso che quando la Bambina di Pezza l'ha uccisa ha fatto in modo che la sua anima restasse intrappolata nel Limbo.

Io: Limbo?

Derek: Si. In pratica il Limbo è la Terra. L'anima resta sulla terra quando lascia qualche cosa in sospeso, una cosa mai detta, un azione mai fatta.

Io: Oh...e quindi dici che Tory abbia lasciato qualche cosa in sospeso?

Derek: Si.

Entrammo nel vialetto di casa e scendemmo dall'auto. Faceva caldo in casa quindi accesi i condizionatori presenti in ogni stanza. Erano le 14.46 e tra poco Denny sarebbe uscito da scuola, io e Derek eravamo seduti in salotto stremati a bere una ra fredda, o almeno lui, io bevevo del Thè a limone.

Derek: Non ci posso credere che tu abbia quel tatuaggio.

Quella cosa nera senza senso giaceva sulla mia pelle come un fastidioso scarabocchio nero e iniziava a bruciare un po, ma non ci diedi tanto peso e cercai di coprirlo il più possibile con la maglia che però non copriva nulla. Sentimmo dei rumori provenire dalla stanza ed entrambi ci preoccupammo, ma comunque era mattina e di fantasmi nemmeno l'ombra. Andammo in camera a passo lento facendo meno rumore possibile.

Io: C'è qualcuno?

Derek: No.

Entrammo e perquisimmo tutti i mobili e sotto il letto, fuori le finestre niente, ma continuavamo a sentire quel rumore. Mi avvicinai al cassetto e presi il medaglione che non smetteva di vibrare.

Io: Cos'ha questo coso?

Derek: Non lo so.

Ci voltammo sentendo dei passi alle nostre spalle.

Denny: mettilo.

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