la mia confessione

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Mi svegliai da quell'incubo, perché effettivamente era un incubo, quando sentii il rumore della sveglia suonare le 20.00 l'avevo impostata per l'ora di cena, e infatti cinque minuti dopo sentii la voce di mia madre che annunciava che era pronto da mangiare. Scesi le scale di corsa e arrivai nella nostra cucina giallognola, sbiadita nel tempo. Mangiai di corsa la carne di cavallo che aveva cucinato la mamma e mentre l'aiutavo le chiesi – mamma domani è venerdì e ti volevo chiedere se potevo saltare la scuola – non avevo voglia di rivedere Clara Russel perché sapevo che mi avrebbe fatto pensare alla mia Clara e quindi non mi sarei concentrato nemmeno un po', perciò era inutile andare a scuola, lei mi guardò con uno sguardo rattristito e poi mi chiese – ma cosa ti sta succedendo? – quella domanda mi sconvolse, in effetti mi era successo qualcosa ma si vedeva così tanto? Non volevo far preoccupare la mamma, visto che aveva già molti problemi da quando papà se n'era andato con la sua fidanzata, e ci aveva lasciti soli, lo odiavo per questo, ma dissi solamente – nulla, perché dici questo? – mia madre mi guardò, non aveva intenzione di mentirmi – è da qualche giorno che ti stai comportando in modo strano, è successo qualcosa a scuola? – non volevo mentirle perciò le dissi – sai nella mia classe è arrivata una nuova ragazza e... - non avevo nemmeno finito di dire la frase che mia mamma esultò – o ma ti sei innamorato, il mio ragazzo si è innamorato, non ti devi vergognare di andare a scuola sai, magari è solo un po' imbarazzata... - non ci credevo che mia mamma pensasse questo – mamma non sono innamorato! La ragazza si chiama Clara..., Clara Russel – dissi io infine sospirando, quel nome suonava ancora strano nella mia bocca, ma poi mi accorsi che mia mamma era rimasta scioccata da quella confessione – o Thomas mi dispiace così tanto, io non volevo... scusami – il suo volto era così triste che sembrava non appartenere a lei, sembrava impossibile che la mia mamma così solare e felice avesse quella espressione in volto cercai qualcosa da dire ma non mi venne in mente nulla fino a quando lei disse – comunque sì, domani puoi saltare la scuola, ora va in camera non ti preoccupare qui faccio io – mi sentivo come se mi fosse passato sopra un camion di cento tonnellate: uno schifo, non mi sentivo solo uno schifo ma anche in colpa non volevo andare su senza aver chiarito la questione di Clara, quindi mi avvicinai alla mamma e l'abbracciai così forte che la sentii trattenere il respiro, poi le sue braccia strinsero il mio busto e rimanemmo lì all'infinito fino a quando io le sussurrai all'orecchio – ti voglio bene – lei tirò su con il naso, a quel punto direi che stesse piangendo, e rispose – io di più – poi disse – dai vai su e dormi che io qui devo finire di pulire- ovviamente non lo feci rimasi lì con lei e l'aiutai. Poi quando salimmo le scale per andare a dormire, ognuno nella sua stanza io dissi – comunque Clara non è brutta, è carina ma che sia ben chiara una cosa io non sono innamorato di nessuno – lei rise e mi guardò dolcemente poi disse – notte – e s'incammino per il corridoio – notte – risposi.

Poi ognuno andò nella propria stanza chiudendosi la porta alle spalle per lasciar fuori il dolore di quella giornata e per portarsi dentro solo l'amore di quell'ultimo momento.

La Mia Dolce ClaraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora