solo sogni

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Mentre percorrevo la strada per tornare a casa, con lo stomaco pieno di pasta al ragù d'asino, pensavo a quell'affermazione – sai quando sto un po' giù di morale mi specchio - non capivo, Travis, per me, era l'amico che non era mai triste, che non si abbatteva mai, l'amico solare, scherzoso, che pensa a divertire se e gli altri, lui era il mio idolo, in certi versi, eppure oggi mi sono accorto, grazie alla sua riflessione, che non sono l'unico ad avere problemi, che tutti hanno problemi, chi piccoli, e chi grandi, e anche il mio migliore amico ne ha, ma che lui, al contrario di me, mi sta vicino, mi aiuta, ed io no.

Aprii la porta di casa, con la chiave grigia, la più lunga del mio piccolo mazzo, salii le scale, mi spogliai e mi buttai sotto la doccia. Era una sensazione bellissima, era come, se l'acqua avesse percepito il mio dolore, ed ora con tutta la sua eleganza, me lo stesse portando via. Mi sedei a terra con l'acqua che pian piano bagnava tutto il mio corpo, e rimasi lì, per un infinità di tempo, e, quasi cullato dal dolce suono di quel liquido cristallino, chiusi gli occhi, non per dormire, ma solo per non vedere, per non vedere in quale situazione mi ero andato a cacciare.

Dopo circa un'ora uscii dalla doccia, mi buttai sul letto, bagnato com'ero, e guardai il soffitto bianco, il bianco, come i miei sogni pensai, come le nuvole, come la panna, come un foglio, come un quaderno, come... come... il nostro libro, pensai, me ne ero completamente dimenticato, andai a cercarlo nel mio zaino rosso, nel ripostiglio, e sotto una valanga di roba lo trovai, era lì, lo presi lo accarezzai come se fosse l'oggetto più prezioso del mondo, perché in effetti lo era, per me, ma non solo, anche per Clara. Lo aprii con la combinazione, e incominciai a sfogliarlo, vidi tutti i nostri disegni, le poesie, le promesse, e poi vidi qualcosa che mi incuriosì, non era un disegno, né una poesia, ma era uno schema, non lo avevo fatto io, quindi significa che lo aveva disegnato lei, ma poi mi ricordai, era il piano, il piano che avevo sognato questa notte, il piano per salvare il padre, il padre di Clara...

Mi alzai di scatto e buttai a terra con forza quel libro, questo significava, che i miei sogni sono piccoli frammenti del mio passato, ma perché non ricordavo, non riuscivo a ricordare, era come se qualcuno cercasse di togliermi i ricordi di Clara, ma non tutti solo quelli di quella notte, per quanto mi sforzassi di ricordare cosa era successo in quella maledettissima notte, finivo sempre per lasciar perdere, era una cosa impossibile.

Cercai di riprendere la regolarità del mio respiro, cercai di calmarmi, magari non era vero, sono solo sogni, i sogni sono fantasie, ecco perché i bambini si chiamano bambini, perché sognano, sognano il principe azzurro, sognano le principesse, i draghi, le streghe, gli elfi... loro possono credere ai loro sogni, loro soltanto, perché loro hanno il diritto di crederci, ma io no, io non sono un bambino, e perciò non crederò ai miei sogni, perché io non ho il diritto di crederci, perché se lo avessi, sognerei che Clara tornerebbe, e starebbe qui accanto a me, a consolarmi. A quel pensiero scoppiai a piangere, ancora nudo, sul tappetto blu che ricopriva il pavimento della mia stanza, a pensare a lei.

La Mia Dolce ClaraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora