la strada

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Come previsto quella mattina non andai a scuola, rimasi a letto fino a tardi a cercare di non pensare a lei. Mia mamma era uscita di casa alle 7.30 per andare a lavorare, di solito uscivamo insieme ma quella mattina non fu così. Feci colazione e mi vestii, uscii di casa, ma non sapevo dove andare, non avevo una meta precisa, così iniziai a gironzolare per il quartiere e vidi cosa faceva la gente quando io studiavo. C'era chi lavorava il proprio orto, c'era chi si lavava la macchina, chi tornava dal mercato e chi invece si sedeva sulle proprie scale a guardare quello che accadeva intorno, in pratica quello che stavo facendo io. Continuai a camminare quando una signora che stava camminando nella direzione opposta alla mia mi fermò e mi chiese – scusi, mi scusi non volevo disturbarla, mi sa dire da quale parte è il cimitero? – mi guardò speranzosa che le rispondessi il più velocemente possibile – ehm sì, deve rimanere su questa strada e continuare dritta fino via Dolindot poi alla rotonda giri a destra e poi su sulla collina, lì può trovare il cimitero - la signora mi guardò incuriosita e poi mi disse – grazie mille ragazzo – poi se ne andò come se nulla fosse, mi sembrò al quanto strano, ma non mi volevo intromettere in faccende non mie. Ripresi a camminare e si erano già fatte le 11.45 era quasi ora di pranzo, ma la mamma sarebbe tornata solo alle 13.00. Perciò ripresi la mia passeggiata.

Camminando ero finito in un piccolo quartiere che non ricordavo, era ridotto molto male, sapevo di esserci già stato ma non ricordo per quale motivo. Continuai a camminare con un passo più veloce, la maggior parte delle case erano abbandonate o cadute a pezzi. La strada finiva con una grande casa, una villetta a dirla tutta, mi appariva molto familiare ma solo quado mi avvicinai e vidi il numero civico mi ricordai a quale famiglia apparteneva: alla famiglia di Clara.

Non sapevo se correre e tornare a casa, come avrebbe fatto un bambino spaventato, o entrare ed esplorare come avrebbe fatto un ragazzo coraggioso, ma io non ero ne spaventato ne coraggioso, ero solo scosso e preoccupato da quello che avrei potuto trovare dentro quella casa. Non molto dal suo aspetto, anche se devo dire che era messa piuttosto male, ma soprattutto avevo paura per quello che avrebbe potuto risvegliare nella mia mente, ci avevo messo così tanto a dimenticare che mi sembrò un'idea stupida mandare tutto il mio lavoro in frantumi, ma purtroppo il pensiero di Clara sorridente e solare mi tornò in mente e prima che potessi solo pensare la mia mano era appoggiata sulla maniglia della porta, mentre la mia mano agiva senza aver avuto un ordine dal mio cervello, la mia mente sperava che la porta fosse chiusa, ma ovviamente non fu così.

La Mia Dolce ClaraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora