-Allora cosa ne pensi? - Clara mi stava fissando con quei suoi occhi azzurri e stava aspettando una risposta, per lei più che ovvia, - non so Clara, non dovresti farlo è pericoloso – le dissi cercando di farla ragionare, - bah ma cosa ti parlo a fare per te è tutto pericoloso -.
Ci trovavamo nella sua stanza rosa, e mi stava parlando del piano che aveva in testa per seguire quei tizi che hanno preso suo padre – Thomas? – mi domandò – sì – risposi io con una voce un po' incerta – lo sai che se riusciamo ad aiutare mio padre, dopo lui non dovrà più andare dai quei maleducati – Clara ed io ci guardammo, avevamo solo 11 anni e ci sentivamo grandi, ci sentivamo delle spie a lavoro, ci sentivamo degli eroi, che in realtà non eravamo. La guardai – sì – dissi – lo so – poi ci fu un'istante di silenzio, come se le nostre menti stessero pensando alla realtà, ma sei quegli uomini ci avrebbero preso? E se non riuscivamo a salvare il padre di Clara? E se peggioravamo solo le cose, che fine avrebbe fatto il padre della mia migliore amica? Ma poi con un sospiro lei ruppe il silenzio – sai – mi disse- non sono sicura di questo piano, ma ogni volta che mio padre torna a casa ha lividi ovunque, occhi neri e cicatrici, non mi importa se non ci riusciremo, io voglio, solo..., che mio padre vivi la sua vita in santa pace- finì lei sospirando, poi mi guardò in segno della mia approvazione, aveva bisogno di me, aveva bisogno che io in quel momento le stessi vicino e che l'aiutassi, sapevo benissimo che Clara non ce l'avrebbe mai fatta senza suo padre, lo amava troppo per vivere senza di lui, perciò risposi – noi due per sempre insieme – lei sorrise e poi ripeté la nostra frase – noi due per sempre insieme -.
Scendemmo le scale per fare merenda che la madre di Clara, la signora Amanda Russel, ci aveva preparato, mangiammo un toast con marmellata e burro, solito di Amanda, la ringraziammo e tornammo su di sopra.
-Ok – dissi io – qual è il piano – lei mi guardò e mi disse – sai quando l'altro giorno sono arrivata in ritardo all'appuntamento al parco, davanti a casa di Molly? – io annuii, e lei continuò – era perché ho seguito l'auto che trasportava mio padre, e ho scoperto dove lo hanno portato – a quell'affermazione esitai, - cosa? Hai seguito l'auto? E sai dove lo hanno portato? – lei si sedé e incrociò le braccia mi guardò con uno sguardo stufato – non ti ho chiamato per aiutarmi a ripetere, non fare il pappagallo – poi continuò – comunque sì, è una piccola industria, fuori città, credo che sia abbandonata – wow lei sì che era un'ottima spia – ok – risposi, - quindi sappiamo dove lo hanno portato, sai riconoscere il volto di quei tizi, e sai quale macchina hanno, perciò perché non chiamiamo la polizia? - lei si arrabbiò così tanto che i suoi occhi diventarono quasi color bordo, poi scoppiò – ma sei scemo!! Non possiamo chiamare la polizia!! Secondo te se andiamo là e diciamo, sapete mio padre è l'ennesima volta che viene portato via da due tizi enormi che lo menano e lo portano fuori città, in una piccola azienda abbandonata, loro ci credono? – era vero non potevamo chiamare la polizia – scusa non ci avevo pensato, ma, allora, cosa vuoi fare? – lei mi guardò e disse – stanotte andremo là e investigheremo – io esitai ma lei continuò - Thomas, non voglio solo che mio padre torni indietro, voglio che quei due marciscano in prigione.-
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La Mia Dolce Clara
SpiritualChi sono io? Questa domanda se la sono posti credo, milioni di letterati, scrittori, filosofi e forse anche scienziati, ma nessuno ha mai risposto correttamente. Chi sono io? Io sono io ma non credo che questa risposta sia sufficiente, ed ecco perc...