Capitolo 13

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Levi's Pov

Continuo a correre, non so nemmeno dove sto andando ma ora non mi importa molto, mi basta essere lontano dalla sua voce, dalle sue domande, dai suoi occhi e dalle sue lacrime, in poche parole ho solo bisogno di stargli distante, per il bene di entrambi.
Dopo vari minuti di corsa mi fermo e riprendo a camminare; non so nemmeno dove mi trovo ma in questo momento non mi interessa.
Mi sento ancora arrabbiato ma ora dentro di me oltre alla rabbia c'è anche la tristezza mista alla delusione.
Tristezza perché ho litigato con l'unica persona a cui tenessi veramente, l'unica con cui mi ero ripromesso di non litigare mai, qualsiasi cosa accadesse e ora invece non solo abbiamo litigato ma ho anche usato un tono orribile e l'ho lasciato da solo mentre piangeva, come se non me ne importasse nulla di lui; invece provo delusione per il suo comportamento, pensavo fosse più maturo e quantomeno dopo aver visto la mia reazione speravo che la smettesse di insistere nel  fare domande, ma a quanto pare è testardo e quando si impunta su una cosa è difficile fargli cambiare idea.
Mi chiedo quanto sarebbe andato avanti se non fossi intervenuto in questo modo.
Mi guardo attorno, sta iniziando a diventare buio e la neve non accenna a smettere di cadere, anzi ogni minuto che passa ne cade sempre di più e ormai per terra ci sono più di 30 cm di neve. La guardo e istintivamente provo un odio profondo anche per essa; anche quel giorno di 18 anni fa stava nevicando, ne ho sentito molto parlare in passato e ho visto delle foto.
Lentamente torno a casa, per tutto il tragitto evito di pensare, in questo momento non mi sarebbe utile e rischierei solo di arrabbiarmi ancora di più, perdendo completamente la ragione. Arrivo velocemente a casa, mi cambio e mi getto sul letto; mi sento strano, è come se tutte le mie energie mi avessero abbandonato, assieme ad esse anche le emozioni poiché mi sento completamente vuoto; chiudo gli occhi e rivedo il nostro litigio; so di non essere stato gentile, ma lui ha esagerato.
Si capiva che non ne volevo parlare ciononostante lui ha deciso di insistere e queste sono le conseguenze della sua curiosità e della sua testardaggine, e  ad essere sincero non mi pento di come mi sono comportato perché so che questa volta ha sbagliato lui.
Decido di non pensarci più, tanto ormai quello che è successo non può essere cancellato e anche se ci pensassi su dei giorni non cambierebbe nulla, anzi rischierei di restare arrabbiato tutto il tempo, compromettendo il mio studio e il resto dei miei programmi.
Mi alzo, dato che ho la nausea salto la cena ma mi preparo lo stesso un the caldo e, intanto che lo bevo lentamente, mi metto a studiare un po'.
Quando finisco di studiare sistemo la casa e poi vado a dormire, non so perché ma ho l'impressione che la giornata di domani sarà molto difficile e pesante da sopportare. Nonostante tutto faccio fatica ad addormentarmi e alle 4 passate sono ancora sveglio; continuo a girarmi e rigirarmi nel letto, più cerco di dormire più mi tornano in mente gli occhi di Eren pieni di lacrime e con quell'immagine nella mente mi addormento.
Ho gli incubi e dormo poco più di 3 ore; mi alzo e istintivamente guardo fuori dalla finestra, ha smesso di nevicare ma le strade sono ancor ricoperte da uno spesso strato bianco.
Chiudo le tende e vado in cucina a prepararmi il mio solito the, intanto mi siedo e metto un po' di musica.
Quando il the è pronto lo bevo lentamente, stringendo la tazza calda fra le mani e pensando a quanto sia bello stare a casa in una giornata fredda.
Il resto della mattina passa fra lo studio e le faccende di casa; verso l'ora di pranzo sento il campanello suonare, vado verso la porta e guardo chi è e ,quando lo vedo, mi prendo un colpo. Cos'è venuto a fare? E perché è venuto?
"Levi apri, so che ci sei" la sua voce mi interrompe dai miei pensieri, non è una voce arrabbiata, anzi mi sembra abbastanza calma; decido di ignorarlo e torno a fare le mie cose quando lui mi dice "Levi andiamo alla festa"
Io torno verso la porta e gli rispondo "non ci vengo" il mio tono è calmo ma non ammette repliche, lui lo capisce e dice "starò qua dietro alla porta fino a quando non cambierai idea, non mi importa quanto dovrò aspettare" la sua voce è determinata e sicura di sé, sento un movimento dietro la porta, probabilmente si è seduto.
Sospiro, che facesse quel che vuole, non cambierò idea; io a quella stupida festa non ci vado. Torno a fare le mie cose e la giornata trascorre velocemente; dopocena mi vado a fare un bagno caldo, mi aiuta sempre a rilassarmi.
So che il moccioso è ancora fuori ma penso che se ne andrà ben presto, non può rimanere là per la notte.
Mi immergo nell'acqua calda e ci rimango per vari minuti, è davvero bello.
Esco dalla vasca e mi asciugo velocemente, per poi mettere il pigiama, sistemare le ultime cose e sdraiarmi nel letto.
Prima di addormentarmi sento che da fuori arriva un "buonanotte" mi pare estremamente dolce, ma forse è solo la stanchezza che mi gioca brutti scherzi, comunque poco dopo mi addormento e a differenza della notte precedente questa è senza sogni e dormo benissimo, penso di non aver mai dormito così bene; che quel buonanotte sia stato come un incantesimo protettore sul mio sonno?



*angolino dell'autrice: ed eccomi col nuovo capitolo, che ve ne pare? Scusate se questa settimana non ho pubblicato prima di oggi, appena riesco pubblicherò il seguito. VI ringrazio per i commenti dello scorso capitolo, mi avete fatto morire dal ridere. Siete fantastici e vi adoro, a presto e grazie di tutto!

Sei il mio piccolo stupido (Ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora