33. Occhi

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Fuego abbassò un' ala e tutti salirono sul suo dorso.
Attaccarono Rosy con delle corde trovate a terra perché non riusciva a mantenersi in equilibrio.
Pegasus salì dietro a Marin stringendola a sé felice, mentre lei teneva in braccio la piccola gattina/giaguaro.
Krusmy salì dietro alla testa di Fuego per indicargli la rotta mentre Alec dietro allo gnomo per adocchiare eventuali pericoli.
Dietro a Rosy attaccarono le sue ali per vedere se la regina poteva fare qualcosa.

-E ora come ti guido io? Se sei diventato così grande e grosso da non farti andare più i finimenti?-si lamentò Krusmy.
-Capita! Colpa di Marin. Dimmi dove devo andare. È senplice- rise Fuego facendosi scappare una fiamma.
-Si, ma stai calmo- disse Alec.
-Tanto è già tutto incenerito-
-Eh sí- rispose il vampiro.

Fuego si alzò in volo, spiegando le sue enormi ali.
Guardarono di sotto: c'era sangue ovunque. Le paure erano morte.
In lontananza , videro un altro drago un po' più piccolo di Fuego atterrare sul corpo di Strenger.
-Oh Oh... Fuego accellera! È sua moglie: la strega Victy!- disse allarmato Alec e il drago accellerò.

Marin mandò un ultimo sguardo al regno malefico. Al regno delle paure. Poi incrociò lo sguardo di una donna giovane dai capelli rossi e ricci. Era Victy. I suoi occhi blu erano avvelenati dall'odio. Poi china sul corpo del marito gridò a squarciagola - Verrò a cercarvi e vi annienterò! Tornerò presto!-

A Marin venne un brivido di terrore. Pegasus la strinse ancora più forte e le sussurrò - Tranquilla piccola mia, non ti farà del male. Ci sarò io-
Lei rispose sarcastica - Sai... Mi avevi promesso varie cose prima di partire...-
-Eh?- rispose lui ridendo.
-Ad esempio...- fece una pausa- il giro in moto, la corsa nella radura con Balto e Leo e il campo di rose di cioccolato- finí Marin.
-Ah quelle! Però prima mi devi promettere una cosa-
-Cosa?-
-Dovrai venire al ballo con me-
-Quale ballo?Non so ballare!- chiese lei .
Pegasus non rispose e cambiò discorso -Che strano modo di dichiararsi però. Mentre morivo...- fu interrotto da Marin.
-Non cercare di cambiare discorso. Quale ballo?- insistette Marin.
- Vedrai- rispose ridendo Pegasus.

Intanto la gattina si addormentò
-Ah ci sarà anche un'altra sorpresa- continuò lui.
-Scusa?- domandò perlplessa
- Credo che la gattina sia diventata una tua vincolante -
-La mia cosa?-
-Ti spiegherà la regina appena arriviamo- disse sbrigativo lui.
-Va bene, va bene- disse lei.

Poi si voltò verso Rosy.
Marin riusciva a capire subito come stavano i suoi amici: bastava guardargli negli occhi.
Se erano felici, i loro occhi brillavano ed erano vivaci e attenti. Se erano tristi, i loro occhi diventavano spenti e non trasmettevano niente. Se provavano rabbia il loro sguardo era cupo se invece erano innamorati lo sguardo s'incantava.
Marin riusciva a catturare sempre ogni dettaglio e poi, se i suoi amici erano tristi o arrabbiati, si metteva in azione per rallegrarli.
Gli occhi ,come si dice, sono lo specchio dell'anima.
Gli occhi di Rosy erano apatici, fissavano il vuoto. Voleva tanto aiutarla ma in quel momento non poteva alzarsi e andare da lei altrimenti cadeva giù.

Rosy senza le sue ali si sentiva a pezzi, inutile.
"Non potrò mai più volare" si ripeteva. Il volo era la cosa che la faceva sentire più viva e per lei era stato un fulmine a ciel sereno.
Un modo c'era: usare il suo corno, ma era proibito a causa dell'enorme potere che aveva. La regina temeva che Rosy non sarebbe riuscita a controllarlo.

Arrivò la sera, come sempre le stelle erano vicinissime e Marin e Pegasus le guardavano insieme abbracciati.

Poi a Marin venne un brivido di terrore e disse a Pegasus - Non voglio tornare sulla Terra.-
- Ah non ci pensare ora- cercò di rassicurarla lui.
- Non voglio lasciare te e gli altri. Siete i miei unici amici Veri-
-Amico io?- chiese sorridendo lui.
-Va be' tu sei qualcosa in piú- rise.
-Ehi ora godiamoci il paesaggio. Ne riparleremo domani-
-Va bene-

Marin guardava le stelle, ma intanto pensava a cosa doveva affrontare una volta sulla Terra.

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