KILLIAN POV
Quella rivelazione ebbe lo stesso effetto di un carrarmato che mi investiva in pieno, o anche peggio.
La mia Emma, la mia piccola Emma non solo era stata brutalmente malmenata da quel mostro del suo ex fidanzato. Le aveva inflitto anche un male peggiore, e sembrava se ne stesse rendendo conto solo ora.
Sembrava così impotente, così spaventata, così a pezzi. E io non potevo fare nulla per lei, non potevo abbracciarla per evitare di farle del male in qualche modo, e questo mi uccideva.
Non avevo mai avuto modo di fare per lei chissà cosa, ma l'avevo sempre coccolata, stretta tra le mie braccia, baciata.
-Emma... per favore tesoro, tirati su.- neanche riconobbi la mia voce, era spezzata nonostante gli enormi tentativi di non piangere, di essere forte per lei.
Tuttavia sembrò non sentirmi, e continuò a piangere e tremare rannicchiata sul pavimento ai piedi del mio letto.
Non avevo idea di cosa fare. Provare ad aiutarla a tirarsi su? Ma se fosse stato peggio?
Cercare di contattare Regina, o qualcun altro? Ma se poi si fosse arrabbiata e non avesse voluto? Non c'era modo neanche di chiederglielo, non sarebbe riuscita ad ascoltarmi o sentirmi. Ma qualcosa dovevo pur fare... quindi a costo di essere preso a pugni, mi alzai e le presi le spalle per tirarla su.
-Lasciami!- gridò spaventata, non era più in lei. Strinsi i denti, e nonostante le proteste e il dolore fin troppo percettibile riuscii a farla stendere sul mio letto, e io presi posto sulla sua sedia.
-Reagisci tesoro, reagisci... so che puoi farcela. Fallo per me, fallo per te... ti prego!- la supplicai, guardandola inerme mentre si tirava su la coperta, come a nascondersi.
Volevo vomitare, volevo urlare, volevo spaccare qualcosa... volevo uccidere quel brutto verme che neanche aveva il diritto di chiamarsi uomo. Come aveva anche solo osato sfiorarla...
-Vado a chiamare qualcuno. Non... non lo so, ti serve aiuto.
Feci per alzarmi, ma inaspettatamente lei si allungò e mi afferrò un braccio, guardandomi in lacrime.
-Non lasciarmi sola...- sussurrò, tra un singhiozzo e l'altro.
A quel punto le strinsi la mano, certo che almeno quel piccolo contatto avrebbe potuto farle un po' di forza senza ferirla; anche se debolmente ricambiò la stretta, mentre le lacrime continuavano a solcarle il viso.
-Posso chiamare aiuto?- le domandai dolcemente, e in risposta mi strinse la mano con più forza.
-Dammi solo un attimo. Adesso mi calmo.
Annuii e non dissi più niente: non avevo davvero idea di come comportarmi in casi come questo, ma sentivo che era giusto fare come voleva lei.
Non distolsi lo sguardo neanche un attimo, vegliai su di lei fino a quando finalmente i singhiozzi si diradarono, e la lacrime smisero di bagnarle i bellissimi occhi verdi.
-Avevo bevuto tanto. Volevo solo rilassarmi, volevo solo ubriacarmi! Ci vuole ogni tanto, ne avevo bisogno- iniziò a parlare, voltandosi verso di me.
-E' arrivato quando ero già parecchio brilla... e poi abbiamo bevuto insieme. Lo so sono stata stupida, ma non pensavo ci fosse niente di male nel farmi offrire qualche drink... eravamo in un locale, non a casa da soli!
-Tesoro, sei proprio sicura di volermene parlare? Non sei costretta...
-Lo so.- accennò un sorriso, per tornare però subito seria -Mi ha accompagnata in bagno perché dovevo vomitare... la mia mente era troppo offuscata per riuscire a pensare che fosse pericoloso... non avevo paura insomma. Poi... poi è cominciato. Ricordo di aver cercato di respingere i suoi baci, ma lui mi stringeva, mi faceva male... mi spintonava. Mi sono difesa come potevo, l'ho preso a pugni senza nemmeno guardare. So di avergli fatto male, c'era sangue... ho sentito anche un crack quando l'ho colpito sul naso. Ha urlato di dolore, e pensavo che si sarebbe fermato, invece si è arrabbiato di più. Mi ha dato dei pugni, poi mi ha infilato le mani sotto il vestito... e... ho pianto, ho cercato di gridare ma... ha continuato e... - la sua voce si ruppe, e lei strizzò gli occhi per evitare di rimettersi e piangere.
Dovetti ancora una volta resistere all'istinto di abbracciarla, ma l'odio verso quel mostro aumentò ancora di più. Si era anche ribellata, aveva pianto, e nonostante ciò non l'aveva lasciata stare... dio mio, doveva essere stato un inferno per lei.
-Eravamo ubriachi.- continuò -entrambi. Quindi ho cercato di... di non badarci troppo. Mi sono autoconvinta che non è stato niente di che. Insomma è il mio ex no?... Però non ci riesco, è stato orribile, è stato... diverso.
-Shh... lo so tesoro, lo so.- borbottai, carico di rabbia. Non potevo accettarlo, non poteva rimanere impunito, doveva pagarla. Emma stava di nuovo piangendo, e il mio cuore andava in frantumi.
Deciso, mi alzai in piedi e le lasciai la mano, dovevo andare a "fargli visita"; lei non avrebbe fatto niente forse ma io sì, io dovevo difenderla.
-Killian! Dove vai!
-A spaccargli la faccia- aprii la porta senza voltarmi, per non darle la possibilità di convincermi a stare fermo. Stavolta non potevo fargliela passare liscia.
Mi affrettai a scendere le scale, sapevo di trovarlo al primo piano se non l'avessero ancora dimesso: in tal caso, il suo ricovero si sarebbe protratto molto a lungo.
Per sbaglio urtai vari infermieri e dottori che si lamentarono, ma non avevo tempo e voglia di fermarmi a chiedere scusa in questo momento, uno stupido urto non avrebbe ucciso proprio nessuno. Era niente in confronto a quello che aveva dovuto subire la mia piccola Emma. Così forte e così indifesa allo stesso tempo.
Aprii la porta senza esitazione, e per mia fortuna lui era ancora lì, col naso bendato ma dall'espressione fin troppo rilassata mentre guardava il suo telefono. Con quale coraggio se ne stava così tranquillo!
-Ehi tu!- esclamai, sbattendo la porta con violenza per attirare la sua attenzione.
-Oh, Capitan Uncino, o come ti chiamano. A cosa devo l'onore?
-Osi pure chiederlo, schifoso bastardo?! Come hai osato fare del male a Emma! Picchiarla e poi approfittarti del suo momento di fragilità! Mi fai schifo!- non gli diedi neanche il tempo di mettersi in piedi che lo colpii con forza facendolo ricadere sul letto.
Nonostante questo, si mosse con velocità e tirò un pugno dritto in faccia a me, ma non mi diedi per vinto e con l'unica mano che avevo continuai a pestarlo, colpendolo anche sul naso già infortunato e lo feci gridare di dolore.
Eravamo entrambi sul punto di colpirci ancora una volta, che la porta si spalancò ed entrò Emma in fretta e furia.
-Voi due! State fermi così!- urlò autoritaria, venendo a mettersi in mezzo -Non è in questo modo che si risolvono le cose, porca miseria!
-Dillo a lui!- si lamentò quello dolorante, guardandomi in cagnesco.
-TU August non hai diritto di parola!
La donna si voltò con rabbia verso di lui, e prima che potesse rendersene conto e reagire, fu colpito in pieno volto, e per completare l'opera gli diede un calcio ben assestato tra le gambe, facendolo imprecare per il dolore. Per metterci la ciliegina sulla torta lo spinsi con forza per farlo cadere a terra: era quello che si meritava.
-Cosa diavolo succede qui?! Siete impazziti?!
Io ed Emma ci voltammo insieme: erano appena entrati suo padre insieme al dottor Whale, il primario, e sembravano piuttosto sconvolti.
Whale andò subito ad aiutare l'uomo a terra a rialzarsi, per poi farlo stendere sul letto. Noi tre ci limitammo a guardarlo fare in silenzio.
-Allora. Che mi dite, eh? Jones, dovrai pagare i danni se gli hai fatto qualcosa. È stato operato ieri per una frattura!
-Mi dispiace. Anzi no, non è vero, non mi dispiace!- feci in tono di sfida. Perché dovevo chiedere scusa?! Si sarebbe meritato anche molto di peggio, ci ero andato fin troppo leggero.
-Ci saranno provvedimenti. Ci deve pensare la Swan a denunciarlo se vuole, è quello il modo giusto. Ora la riporto nella sua stanza, e poi ne parliamo.
-No!- intervenne Emma, che sembrava essersi ridestata -lui non ha nessuna colpa, l'ha fatto per me.
-Lo so dottoressa Swan, sappiamo tutti cosa le ha fatto e mi dispiace, ma le regole...
-Al diavolo le regole. Non lo sapete cosa mi ha fatto, lui lo sa ed è per questo che ha agito così. Il dottor Booth ha... mi ha violentata. L'altra sera, al bar. Oltre a picchiarmi.
Ci fu un solo attimo di silenzio, prima che il dottor Nolan si avventasse sull'uomo nel letto e lo colpisse con tutta forza, e se Emma e Whale non fossero intervenuti subito afferrandolo per le braccia non si sarebbe fermato... e io gli avrei dato una mano.
-Bastardo! Mia figlia non si tocca, verme schifoso! Quando uscirai di qui ti ci farò finire di nuovo, e stavolta ti rompo la testa!
-Dottor Nolan abbiamo capito il concetto, e la capisco benissimo... ma ora basta! Si prenderanno seri provvedimenti, questo è chiaro, ma lei deve smetterla.
Emma lasciò che fosse il primario a sbrigarsela con suo padre, e mi afferrò la mano stringendola forte. Io feci altrettanto, essendo quello l'unico gesto di affetto con cui potevo rassicurarla al momento.
Era stata forte a riuscire a tirarsi su e accorrere, reagendo anche con determinazione... forse, nonostante tutto, stava riuscendo a trovare il modo per tirarsi su senza abbattersi e finire in depressione.
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Rescuing the Jolly Roger helmsman - Storybrooke Hospital
Fiksi PenggemarEmma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un proprio paziente, ma le regol...