Capitolo 8

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Mentre all'Istituto Isabelle si occupava di Simon, Alec continuava a vagare per le strade di Brooklyn. Non aveva una meta precisa da raggiungere; per il momento voleva stare da solo con i suoi pensieri. Aveva da poco iniziato a piovere e nonostante non avesse un ombrello ad Alec non importava, continuava a camminare. Effettivamente aveva camminato tutto il giorno cercando di non pensare a Jace. La pioggia aveva costretto la gente a rinchiudersi in casa o in qualche locale, e la cosa gli faceva piacere perché a lui non piaceva essere circondato da persone.
Era solo, esausto e dolorante per la spalla. Aveva troppi pensieri per la testa: il bacio tra Clary e Jace, il fatto che stavano collaborando con la figlia di Valentine, lo sguardo di compassione negli occhi di sua sorella prima che lui se ne andasse e Magnus...
Si, stava pensando anche a Magnus: al modo in cui si era occupato di lui e al modo in cui lui lo aveva ripagato ingannandolo per raggiungere sua sorella; attribuì il suo pensiero al fatto che forse avrebbe dovuto chiamarlo per avvisare che stavano tutti bene compreso il mondano, ma era sicuro che gli avrebbe sfuriato contro e non era in vena.
Voleva smettere di pensare, staccare la spina e cercare di dimenticare l'accaduto tra Clary e Jace. Si chiese come avrebbe potuto fare, e ci pensò parecchio, fino a quando non inciampò in una bottiglia di birra. I mondani avevano un detto: "Bere per dimenticare". Non che a lui importasse molto dei mondani o delle loro abitudini, ma forse per una volta avrebbe potuto prendere spunto. Non amava bere; anzi, la prima volta che aveva toccato alcol era a casa di Magnus, il quale invece reggeva molto e non si faceva scrupoli a bere davanti agli altri. Dopotutto, se lo poteva fare Magnus perché non provare? E poi se non si prova non si può avere una idea precisa. Oramai era deciso, doveva trovare un locale.

"Pronto?" Rispose Magnus dolorante, al telefono. Era a casa sdraiato sul suo divano, ma nel cercare di prendere il telefono era caduto e si era messo a sedere per terra. "Magnus, sono Isabelle, stai bene?" chiese lei sentendoli la voce affaticata "Si, sono solo caduto dal divano sbattendo contro il pavimento" rispose Magnus corrugando la faccia. "Mio fratello è lì? Perché è venuto con noi a cercare Simon ma quando siamo tornati all'Istituto, Jace e Clary si sono baciati nell'istante in cui lui usciva dall'ascensore! Appena li ha visti se n'è andato. Ha detto che avrebbe fatto un giro ma non è ancora tornato e stiamo parlando di almeno due ore fa!" Spiegò Izzy con voce preoccupata. "Aspetta, cosa?! E perché lo hai lasciato andare per i fatti suoi?" Disse alterato Magnus alzandosi di colpo. "Ha detto che ti avrebbe chiamato e pensavo fosse tornato da te!" Disse Izzy disperata. "Tuo fratello è proprio cocciuto! Prima non mi da ascolto e poi se ne va in giro a caso con solo mezza spalla funzionante! Giuro che appeno lo vedo lo trasformo in un ferma carte..." disse Magnus. Ora più che rispondere ad Izzy stava pensando ad alta voce. "Senti ho la sua maglietta di quando lo hai portato qui, posso usarla per rintracciarlo. Ti faccio sapere appena ho novità." le rispose infine. "Grazie. Ma aspetta...perché hai ancora quella magli-" chiese Izzy ma Magnus le chiuse il telefono in faccia facendo finta di niente.

Finalmente trovò un locale aperto. Erano le 11:30 di sera, quindi nei bar c'era abbastanza gente. Non sapeva che tipo di locale era, ma era certo di una cosa; era popolato principalmente da ragazzi. Era anche molto sicuro del fatto che non era per niente a suo agio, ma la rabbia e la delusione prevalsero quindi entrò. L'interno del locale era di legno e mattone con delle vetrate come finestre e musica pop come sottofondo. D'impatto gli venne in mente la casa di Magnus e i sensi di colpa, ma li scacciò via subito. Si diresse verso il bancone senza farsi troppo notare è ordinò da bere. Ovviamente non era esperto di alcol, quindi chiese al barista qualcosa di molto, molto forte. "Problemi d'amore, vero amico?" Aveva risposto il barista facendo un ghigno. Alec rispose alzando un sopracciglio guardandolo male. Il barista si girò indifferente e gli mise davanti un bicchierino vuoto, dopodiché iniziò a riempirlo. Jack Daniels con tequila, sambuca e tabasco. Alec rimase spiazzato da quanti tipi di alcolici si possono bere al secondo. Prese in mano il bicchierino e ripensò a tutto quello che gli stava capitando. Non ci mise molto a portarselo alla bocca e a buttare giù tutto. Appoggiò il bicchiere sul bancone e strizzò gli occhi. Sentiva il bruciore per tutta la gola e il tabasco pizzicargli la lingua. Ne chiese un altro perché non era ancora riuscito a dimenticare. Questa volta il barista gliene fece uno di solo assenzio. Alec non sapeva di che tipo di alcol si trattava, ma il verde lo attirava quindi senza farsi troppi problemi buttò giù. "Non sai fare di meglio?" Sbiascicò. Ricordava ancora tutto ma la vista iniziava ad annebbiarsi. "E va bene amico, l'hai voluto tu" disse il barista con tono di sfida ridendo. Sbattè il bicchierino sul bancone e ci versò un liquido giallo zafferano. "Questo è uno dei liquori più forti che io abbia mai assaggiato. Si chiama 'gocce imperiale', e ti garantisco che questo ti farà dimenticare parecchio" gli spiegò il barista. Alec lo guardò e rise, probabilmente per via dell'alcol, non era a quei livelli di socializzazione. Poi se lo portò alla bocca e mandò giù in un sorso solo.
Era arrivato al limite. Non si reggeva in piedi, quando spostava lo sguardo vedeva tutto al rallentatore e tutto sfocato. Era la prima volta che si ubriacava e la sensazione che stava provando gli piaceva, se non fosse per i conati di vomito che gli venivano ad ogni passo. Scese dallo sgabello del bancone e si diresse verso il bagno del bar, non prima di aver ordinato un cocktail. Probabilmente un mojito. Ora c'era molta più gente di prima e l'unico modo per farsi strada era di tirare spallate. Finalmente arrivò in bagno e si mise in coda. Una ragazza arrivò e lo spinse volontariamente per distrarlo mentre un altro ragazzo, alto, molto magro con i capelli colorati e pieno di piercing, gli metteva della polverina bianca nel bicchiere. "Hey amico, stà attento! Non è posto per te questo vero? ma se vuoi ti posso rendere la serata più interessante..." Sussurrò il ragazzo all'orecchio di Alec mettendogli la mano sull'addome e scendendo pericolosamente nella fessura dei pantaloni. "Hey!" Sbiascicò quest'ultimo infastidito. Non si era accorto della polverina bianca che gli avevano messo nel drink. Uscì dal locale per prendere una boccata d'aria, ma stava ancora piovendo. Quindi si appoggiò ad un muro e si portò il bicchiere sulle labbra quando un conato di vomito più violento degli altri prese il sopravvento su di lui, e iniziò a vomitare. Non si era mai sentito così male fisicamente come in quel momento. Alec pensò addirittura di avere le allucinazioni perché vide una mano reggergli la fronte e tirargli in dietro i capelli corvini per non sporcarsi. Quando smise, si tirò eretto per respirare e cercare di controllarsi. Aveva uno schifoso gusto in bocca quindi fece per bere l'unico liquido che aveva tra le mani, ma la stessa mano di prima spinse il bicchiere facendoglielo cadere. "Stavi per essere drogato idiota!" Urlò la voce del proprietario della mano. Alec cercò di mettere a fuoco meglio la figura che l'aveva aiutato, ma quando capì di chi si trattasse sbiancò. "Magnus?" Cercò di dire, ma un altro conato lo sorprese. Questa volta riuscì a trattenersi. "Cosa credevi di fare? Non puoi sparire così da tutto e da tutti per rifugiarti in un maledettissimo bar!" Sfuriò Magnus tenendo le mani attorno il viso di Alec. La pioggia aveva iniziato ad aumentare tanto che per parlare bisognava urlare. Erano entrambi fradici dalla testa ai piedi. Magnus aveva il visto rigato da glitter e da trucco colato mentre Alec aveva tutti i capelli appiccicati sulla fronte. "Io non..." Cercò di giustificarsi Alec ma non sapeva cosa dire. "Andiamo a casa...." Disse Magnus prendendogli il braccio e mettendoselo sulle spalle per reggerlo in piedi. Alec ancora non capiva niente perché l'alcol l'aveva messo KO, tanto che continuava a fissare Magnus e a premergli il dito contro guancia glitterata. "Perché non fai vedere i tuoi bellissimi occhioni da gatto, stregone?" Chiese Alec ridendo "perché non penso che la gente reagirebbe tanto positivamente.... E poi, mi devo mimetizzare. Noi stregoni, o almeno io, siamo bravi a nasconderci! Ma che te lo dico a fare, sei ubriaco..." Gli rispose Magnus girando in un angolo buio ed isolato "d'accordo cat-woman, basta che poi non ti lamenti che nascondo le miei emozioni!" Disse Alec sfregandomi gli occhi per il sonno mentre Magnus apriva un portale "è una cosa diversa, non puoi.... Ah lascia perdere, cammina Legolas" così dicendo Magnus prese Alec per mano e lo trascinò nel portale.

"Ciao Isabelle, sono Magnus.... Si l'ho trovato, sta bene.... No, non penso sia nelle condizioni di parlare..... Solo ubriaco.... D'accordo, ciao" Magnus chiuse la chiamata con Isabelle. Aveva riportato Alec a casa sua perché non voleva che all'istituto lo vedessero conciato in quel modo, quindi era di nuovo sul suo divano sdraiato mezzo dormiente. "Alexander, penso che tu debba andare a dormire su un letto vero e proprio.... Hai avuto una giornataccia" disse Magnus tirando Alec giù dal divano per un braccio. "Se proprio devo..." Gli rispose Alec alzandosi e facendosi trascinare verso la camera. Raggiunto il letto Alec si buttò a faccia sul cuscino completamente vestito. Magnus gli passò una bottiglietta d'acqua "tieni, bevi. L'alcol fa venire sete" Alec si girò a supino e, tenendo gli occhi chiusi, prese la bottiglia. Non si rese conto che però aveva completamente mancato la bocca e se la sbattè in piena fronte. Magnus cercò di soffocare una risata, ma fallì. "D'accordo, ho capito, buonanotte Alexander." Concluse in fine Magnus spegnendo la luce. "No, aspetta" cercò di urlare l'altro "fammi compagnia, non ho voglia di stare da solo ancora. Sono stato solo tutto il giorno..." sbiascicò Alec. Magnus sbuffò divertito e si sedette dall'altro lato del letto. Alec gli prese il braccio e se lo tirò vicino per essere sicuro che non se ne andasse. "Tranquillo, non me ne vado." Gli ripose sdraiandosi affianco.
"Questa, è casa mia"

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Spazio autrice
Ciao! Finalmente ecco il capitolo 8 :) spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto perché ci ho messo un po' a scriverlo è perché la situazione tra Magnus e Alec è molto delicata.... Comunque votate e lasciate un commento ;)

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