capitolo 6

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Innocence
Avril Lavigne

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"Avanti Clare!"
Dissi io ridendo.
Era l'ultimo giorno che saremo state qui a Londra, così noi ragazze avevamo pensato di andare a fare un giro per Londra, con noi c'è anche Brianna, ci ho parlato un po' negli ultimi giorni ,e si è simpatica.
"Lu come va con Jake?"
Mi chiese Alexa, tirai su le spalle, non ci parlavo ancora, a meno che non fosse estremamente importante.
Avevo fatto molta amicizia con Andrew, e con Brianna era ok insomma ,lei e Jake sembrava stessero insieme ma nessuno ha mai detto che era ufficiale.
"Mhm dovrei chiedertelo io Alexa, mhm? Come va con James?"
Gli chiesi ridendo, sapevo che non si sopportavano ma in fondo un po' di amicizia era presente.
Mi guardò trucidandomi e io scoppiai a ridere seguita dalle altre.
"Ragazze a che ora avete l'aereo?"
Ci chiese Brianna sorridendo.
"Verso le sei di pomeriggio."
Gli rispose Emily, lei sgranò gli occhi.
"Sono le 17:45."
Disse lei prima di iniziare a correre, la seguimmo e poco dopo eravamo a casa, buttai tutto dentro la valigia e mi cambiai ,ok ero pronta.
"Dimentichi questi."
Disse una voce maschile ,mi girai di scatto ,e notai che aveva le mie armi, le presi e le infilai nel solito zainetto.
"Possiamo parlare?"
Mi chiese lui.
"Io non ho nulla di cui parlarti."
Dissi sviandolo e uscendo dalla stanza.
L'aereo era già lì fuori, abbracciai Andrew ,era come un fratello per me ormai.
"Scrivimi stronzetta."
Mi disse lui. Annuii.
"Ti voglio bene Andrew."
"Ti voglio bene anch'io Lu."
Sorrisi e mi staccai, salutai Brianna e lei fece lo stesso.
"Potrò scriverti se ho bisogno di un consiglio o di sfogarmi?"
Mi chiese lei, annuii.
"Quando vuoi."
Dissi prima di staccarmi.
Uscii di casa con le valigie e le caricai nell'aereo.
Poi salii e vidi Brianna e Andrew salutarmi ,ricambiai e chiusi gli occhi ,magari riuscivo a dormire.
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"Nonno! Nonno!"
Urlai.
"Che succede piccola?"
Mi chiese lui, mettendomi sulle sue gambe.
"Una mia amica mi ha fatto un dispetto ,ora voglio vendicarmi, cosa potrei fare?"
Gli chiesi io.
"Perché dovresti vendicarti?"
Mi chiese lui, ci pensai su.
"Mi ha fatto un dispetto."
Risposi io.
"Magari non l'ha fatto apposta, e poi sai che la vendetta e solo una via che prendono i perdenti? Tu non sei una perdente ,piccola."
Mi disse lui, lo guardai e lo abbracciai dicendoli grazie.
Poi mi alzai e andai a scrivere questa frase sul mio libretto nero.
"La vendetta è solo uno via per i perdenti di credersi vincitori."

Mi svegliai di scatto, sorrisi a quel ricordo ,avevo all'incirca cinque anni.
Tirai fuori il quadernetto completamente nero.
Me lo aveva regalato il nonno all'età di quattro anni.
"Tieni, questo è per te ,non sarò sempre qui a darti consigli ,quindi scrivici tutto ciò che ti dirò e poi quando ne avrai veramente bisogno aprilo ,e leggi ciò che viene fuori."
Mi aveva detto. Lo aprii e lo sfogliai, poi di scatto mi fermai in una pagina.
"L'orgoglio rovina tutto ciò che c'è sulla sua strada."
L'avevo scritta all'età di tredici anni, avevo appena litigato con mamma, e non volevo chiederle scusa.
"Lucy?"
"Cazzo vuoi Jake?"
Gli dissi senza girarmi.
"C'è un problema, con tuo nonno."
Mi girai di scatto e lo intimai di parlare.
"Sta morendo, gli danno pochi giorni di vita."
"Devo andare a salutarlo Jake, devo farlo."
Sussurrai sull'orlo delle lacrime.
"Lo so, stiamo già scendendo per l'aeroporto di New York ,io vengo con te, poi raggiungeremo i ragazzi a Madrid."
Mi disse lui tranquillizzandomi.
In meno di mezz'ora eravamo in macchina verso l'ospedale di New York.
"Cosa li dirai?"
Mi chiese spezzando il silenzio che si era creato.
"Tutto."
Risposi semplicemente.
Circa un ora dopo eravamo dentro l'ospedale.
"Dove si trova Albert Lightwood?"
Chiesi all'infermiera che si trovava alla reception.
"Terzo piano ,stanza 612."
Mi disse lei, la ringraziai e corsi al terzo piano.
610.
611.
612.
Bussai, una voce mi disse di entrare.
"Ciao nonno."
Dissi togliendomi il cappuccio .Mi guardò e sorrise.
"Sapevo che eri viva, piccola Lu."
Mi disse lui continuando a sorridere.
Lo abbracciai, poi gli raccontai tutto, dall'inizio ad adesso.
"Che cos'hai nonno?"
Gli chiesi versando qualche lacrima.
"Cancro al pancreas, piccola Lu, in fase terminale."
Mi disse lui sorridendo, era sempre stato incredibilmente forte.
Non risposi singhiozzai e basta.
"Piccola Lu, non piangere per me ,io non sento nulla, ho solo la consapevolezza che morirò presto."
Mi disse lui, sorrisi.
"Sei diventata così grande piccola Lu."
Mi disse lui guardandomi.
"Oh e lui chi è?"
Mi chiese notando Jake.
"Sono Jake, signore."
Disse lui, stringendoli la mano.
"Posso parlare con lui, due secondi Lucy?"
Mi chiese mio nonno, annuii e mi alzai uscendo dalla porta.
Passarono cinque minuti e poi entrai.
"Fatto?"
Chiesi, loro annuirono.
Continuai a parlare con mio nonno per circa un oretta, poi, Jake uscì dalla porta.
"Lucy, dobbiamo andarcene ,ora."
Disse lui rientrando preoccupato.
"Sono qui ,ci hanno trovato."
Disse per poi aprire la finestra.
"Ascolta nonno, non devi dire nulla, ok? Probabilmente non riuscirò a venire al tuo funerale, ma farò di tutto per provare ad esserci."
Lui annuì e fece il segno di chiudere la bocca e di buttar via la chiave.
Lo abbracciai.
"Grazie di tutto nonno, ti voglio bene, addio."
Dissi facendo scorrere le lacrime sulle guance.
"Grazie a te piccola Lu ,ti voglio bene anch'io, arrivederci piccola Lu, ci rivedremo ,prima o poi."
Disse lui, prima di vedermi sparire, chiusi la finestra e iniziai a correre ,una macchina si fermò.
"Sali!"
Urlò Jake, e non me lo feci ripetere due volte.
Prendemmo massima velocità e uscimmo dal parcheggio dell'ospedale.
Appoggiai la testa sul finestrino ,e osservai la pioggia cadere scontrandosi sul finestrino.
Piansi in silenzio ,poi Jake sterzò di colpo ,e mi abbracciò spostandomi sulle sue gambe, ricambiai l'abbraccio e piansi.
Perché in fondo la verità era che per sentirmi forte avevo bisogno di qualcuno vicino. Qualcuno disposto a subire le mie mancanze. E quel qualcuno mi aveva appena detto addio.
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