Da quando era tornato a casa dal bar quella sera della settimana precedente, Gerard non aveva mai smesso di pensare a quello che era successo. Aveva ferito un ragazzo e tutto per una stupida cravatta macchiata e lo aveva lasciato lì sanguinante. La ferita che gli aveva procurato sembrava davvero grave e ora non aveva la minima idea di come, o se, la situazione si fosse risolta.
Magari il taglio si era infettato, magari si era dissanguato, magari non era arrivato in tempo all'ospedale, magari gli aveva reciso una vena, magari era morto per mano sua, magari lui lo aveva davvero ucciso... ogni qualvolta si metteva a pensare a quel ragazzo, i suoi pensieri degeneravano e la sua fantasia gli faceva immaginare scenari sanguinosi e sempre più assurdi. Sembrava proprio che la sua coscienza non potesse andare oltre all'incidente e il senso di colpa non voleva proprio lasciarlo in pace.
Gerard era una persona buona e generosa, era un tipo pacifico e tranquillo e non uno "stronzo ricco", come lo aveva definito lo sconosciuto. Quello semmai era suo padre, si ritrovò a pensare Gerard un giorno, ma quando si rese conto di quello che aveva appena pensato si obbligò a scacciare via quei fastidiosi pensieri.
Nonostante fosse stato tormentato dal senso di colpa per tutto il tempo, aveva continuato a lavorare in banca. Le cose si poteva dire che andassero normalmente, non benissimo, non male. Suo padre non sembrava molto soddisfatto del lavoro di Gerard, pensava che avesse perso la sua unica opportunità di essere considerato un leader con l'errore del primo giorno. Spesso lo guardava con un'aria un po' delusa e Gerard proprio non lo poteva sopportare, l'ultima cosa che voleva era deludere suo padre.
"Gerard, che cosa ti prende? Da quando hai cominciato a lavorare non mi sembra che tu sia molto determinato. Per caso qualcosa ti preoccupa? Certo al lavoro non stai andando benissimo, è vero, ma hai tutta una carriera al mio fianco davanti" gli disse un giorno il padre.
Grazie tante per l'incoraggiamento, pensò Gerard guardandosi le scarpe.
"No papà, è tutto a posto. Vedrai che riuscirò a migliorare" gli rispose un po' in imbarazzo per il tono del genitore.
Il Signor Way era sempre riuscito a tenere in pugno suo figlio. Era un grande manipolatore e riusciva a convincere sempre tutti con la sua parlantina. Tutti tranne suo figlio più piccolo, Michael. Lui non si faceva manipolare e non aveva mai creduto a tutte le stupidaggini che il padre aveva sempre cercato di inculcare nella testa dei suoi figli. Il fatto non era che Michael fosse psicologicamente più forte di Gerard, il punto era che a lui non importava un bel niente di deludere le stupide aspettative di suo padre, mentre Gerard, anche a causa del comportamento ribelle che aveva assunto già suo fratello, si sentiva quasi in dovere di fare la parte del figlio buono e perfetto. Col tempo era riuscito quasi ad abituarsi al suo ruolo.
Dopo giorni passati a rimuginare, Gerard decise di parlare con suo fratello Michael, o come lo chiamava lui, Mikey. Forse lui avrebbe saputo dargli un consiglio su come uscire da quella situazione.
"Hei Mikey" cominciò Gerard.
Il fratello alzò la testa dal libro che stava leggendo seduto sulla poltrona del salotto. "Se... diciamo 'tu'... facessi a botte con qualcuno...""Mh. Continua Gee" Così era solito chiamarlo Mikey, fin da quando erano bambini. Inclinò un po' la testa da un lato e con la mano gli fece cenno nell'aria di continuare.
"E lo ferissi. Non mortalmente, almeno credo... be, insomma, cosa faresti?"
"Se l'ho preso a botte probabilmente se l'è meritato. Quindi direi che, a meno che io non gli abbia reciso la carotide, lo lascerei lì. E me ne andrei nel modo più teatrale possibile" Esclamò poi appoggiando le gambe sul tavolino e incrociando le braccia dietro la testa.
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Fanfiction(((FRERARD))) Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo. Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo plagiato da un...