CAPITOLO TREDICESIMO

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Frank si svegliò di soprassalto la mattina seguente. Si mise sui gomiti e si passò una mano sulla faccia per darsi una svegliata. La sera prima dovevano aver bevuto davvero tanto perché non gli capitava mai di avere il mal di testa dopo una sbronza, ma quella mattina gli stava proprio scoppiando la testa. Poco male, pensò, non gli capitava di ridere così tanto come aveva fatto con Gerard da secoli.

Rimase ancora a letto per circa dieci minuti, massaggiandosi le tempie dolorosamente per cercare di farsi passare quella morsa alla testa. Alla fine si alzò e si vestì, poi afferrò una scatola di biscotti che gli aveva passato dalla finestra il giorno prima quel Mikey, il fratello di Gerard, e si sedette sul divano accavallando le gambe e sgranocchiando i biscotti.

Intanto rifletteva.

Era davvero una grande fortuna che Gerard lo aiutasse così. Quella casa, anzi quel garage, era molto confortevole e Frank aveva tutto quello di cui poteva aver bisogno.
Mentre rifletteva su quelle cose dalla finestra vide Gerard, vestito di tutto punto, che stava uscendo di casa probabilmente per andare al lavoro. Anche Gerard vide Frank attraverso il vetro e vide che il ragazzo si era girato verso casa sbilanciandosi su una gamba per vedere se dalla finestra della cucina di casa sua lo stesse guardando qualcuno. Ma evidentemente non c'era nessuno ad osservarlo, così si girò verso la finestra da cui poteva vedere Frank e lo salutò con la mano. Durante tutta quella scena Frank lo aveva osservato bene per la prima volta. Non era altissimo, ma certamente un po' più alto di lui. Dopotutto non ci voleva molto, pensò. Aveva le braccia piuttosto lunghe e quando si muoveva in genere era sciolto ed elegante ma in certe occasioni aveva un non so ché di goffo. Gli era subito sembrato un tipo piuttosto timido e spesso quando era imbarazzato abbassava lo sguardo e rideva. Aveva il collo proprio corto e il viso tondeggiante, ma perfettamente incorniciato dai capelli neri. Alla fine si riscosse e continuò ad annoiarsi per un bel pezzo fino a quando non arrivò Mikey, come al solito, a portargli il pranzo clandestino.

"Ieri sera siete riusciti ad entrare senza far nessun rumore nonostante i bicchieri di troppo eh?" Disse Mikey allegramente porgendogli due piatti ancora caldi.

Quindi li aveva visti? Per un attimo Frank ebbe paura perché non ricordava proprio tutto della sera prima. Ma cosa avrebbe dovuto vedere? Stava pensando a delle sciocchezze.

"Sì, ma è stata dura" rispose Frank con un mezzo sorriso. "Allora, com'è la vita nell'esercito?" Chiese poi.

"Uh! Gerard ti ha parlato di me?"

"Sì, be, gli ho chiesto io quale fosse il tuo lavoro"

"Non mi lamento. Insomma, a me piace, ma non è una vita adatta a tutti, capisci?" Frank annuì. "Non abbiamo poltrone comode su cui riposarci, né la mamma che ci prepara l'arrosto. E quando ti chiamano, ti chiamano, devi andare, non puoi rifiutare. Però tutto sommato la paga è buona e per ora non sono mai andato fuori dagli Stati Uniti in missione, quindi credo che il difficile debba ancora arrivare. Oltretutto sai che gli Stati Uniti sono entrati in guerra? Per quelle faccende in Europa. L'esercito è in cerca di nuovi soldati, sai, da mandare oltreoceano. Forse ci andrò, non lo so"

"E come mai vivi ancora a casa coi tuoi?" Chiese Frank incuriosito.

"Non lo so... Probabilmente per pigrizia. E poi non voglio lasciare il mio fratellino da solo tra le grinfie di nostro padre" affermò in tono scherzoso.

Nel pomeriggio Frank, che non avendo niente da fare osservava i movimenti della famiglia Way, notò che la signora Way era uscita. Poi dopo circa mezz'ora uscì anche Mikey, in divisa militare, probabilmente quel giorno era di turno.

Quindi la casa era vuota.

La casa era completamente vuota e lui era lì, da solo, con le chiavi di casa appese dietro la porta. Improvvisamente gli venne un'idea. Un' idea terribile, ma in quel momento a Frank sembrava un'ottima soluzione. Non era certo un mistero che i signori Way fossero a dir poco ricchi, mentre lui non aveva un soldo in tasca, nemmeno una lira. E cosa avrebbe fatto una volta che Gerard lo avesse sbattuto fuori? Già, perché sarebbe successo prima o poi. Non avrebbe mica potuto vivere lì per sempre e ben presto la scusa della ferita non ci sarebbe più stata, perché ormai era praticamente diventata una cicatrice, rimarginata perfettamente.

SCARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora