Cammino per strada.
Le luci dei lampioni mi guidano fino casa mia.
Per strada ci sono ancora persone, e lo skyline brilla.
Ho sempre amato guardare il profilo della città.
Sembra tutto così uguale.
Ma in effetti, lo è...
Penso costantemente agli eventi della serata, e mentre cammino, non riesco a togliermi dalle orecchie la risata cristallina di Sam.
Credo di non aver mai adorato il tocco di qualcuno in vita mia come ho adorato il suo.
Ma è così sciocco, lo conosco solo da poche ore.
Rido tra me e me. E' assurdo.
Ecco casa mia. Pensavo non l'avrei più rivista.
E' buffo come i piani siano quasi sempre destinati ad essere sconvolti da qualcosa.
O qualcuno.Inspiro.
Calmati.
Calmati Rose.Cerco di mantenere il controllo e mi guardo attorno.
Frank non è in giro.
Mi accorgo di star trattenendo il respiro.
Mi avvicino.
Sulla soglia della porta c'è un mazzo di fiori.
Peonie.
"Perdonami. Non intendevo farti del male. Ricominciamo. Frank."
Sorrido. Mi conosce meglio un estraneo che il mio ragazzo.
Il mio ragazzo?
Il mio carnefice.Rabbrividisco, prendo quelle dannate peonie e inizio a sbatterle violentemente al suolo.
Le calpesto, così come lui ha calpestato me.Con la stessa foga, la stessa cattiveria.
E inspiegabilmente, mi sento meglio.
Continuo a infliggere il supplizio a quei fiori innocenti fino a che sul mio portico non mi ritrovo petali sparsi qua e là, insieme a brandelli di carta marrone.
"Fanculo."
Strappo il biglietto, lo lascio cadere sull'asfalto e spero che qualche cane abbia la decenza di usarlo per farci pipì.
La chiave di riserva è sotto la mattonella.
La afferro e apro la porta.
In casa mia regna il buio.
La cornice è ancora in frantumi sul pavimento.
Sbuffo, e vado in cucina.
Mi siedo, e guardo fuori.
È ancora buio.
Dovrei avere fame, ma non ne ho.
Apro il frigo, ed estraggo una bottiglia di Jack Daniels.
Mi porto il liquore alla bocca, e tracanno un'ingente sorsata.
Immediatamente, un forte conato di vomito di spinge ad andare in bagno.
Mi piego in due sul lavandino, e provo a vomitare. Non ci riesco.
Il mio stomaco non vuole cibo. Né alcool.
Meglio morire, a questo punto.
Mi spoglio, e rimango con gli slip e il reggiseno e mi avvio in bagno.
Mi faccio una doccia, poi indosso un completo intimo.
Mi avvio verso la camera da letto, e mi sdraio.
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Save me, or let me go
Short Story"Salvami, o lasciami andare". Respiro forte. O almeno ci provo. Ora non respiro più. Vado a fondo, sempre di più. Le braccia si fermano, io mi fermo. Ecco. È il momento. Provo a sorridere, ma non ci riesco. "È quasi finita, è quasi fi...