Stay by my side.

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Spalanco gli occhi.

No.

Non riesco a parlare.

E' come se la voce mi fosse stata rubata, come accade ad Ariel nel cartone della Disney.

« Sei... »

No. Non ci riesco.

Dirlo ad alta voce lo farebbe sembrare soltanto più reale.

Ed io non voglio che diventi reale.

La mia lingua sembra non voler collaborare.

Il mio cervello è quasi in tilt.

E mi rendo conto che è molto di più di quanto non possa sopportare.

Eppure... io lo vedo.

E' qui, di fronte a me.

Lo tocco. Lo percepisco.

Come può essere ... morto?

« Vuoi dire che sei... » 

« Sì » interviene lui «Sono, cosa, un fantasma? E' così che li chiamano, no? ».

Deglutisco.

Sverrei, se avessi ancora un corpo.

« Non volevo dirtelo perché avevo paura che saresti scappata via ».

Rimango in silenzio.

Fisso la spiaggia, e poi le stelle, in cerca di una spiegazione.

Le mie mani stanno tremando.

Lui me le afferra, cercando di attenuare il tremore.

Io lo lascio fare. Sono troppo scioccata per accorgermene.

Lui invece, fissa il mio viso, cercando di capire a cosa sto pensando.

Cosa penso?

Il mio cervello si è preso una vacanza.

Sento solo un mare di parole prive di senso compiuto che si ammucchiano vorticosamente nella mia testa.

Penso a lui.

Penso alla morte.

E penso che il ragazzo che mi ha salvata non è riuscito ad essere salvato. Da nessuno.

All'improvviso inizio a pensare a come possa essere morto.

Fisso il suo viso, che è ancora contrito.

Voglio sapere. Voglio sapere tutto.

Prendo un lungo sospiro, e scuoto la testa.

« Non scappo » dico alla fine.

Lui sembra sorpreso, e non riesce a nasconderlo.

« Come? » chiede.

Io cerco di mostrarmi indifferente, ma non riesco a fingere.

Lo stupore è troppo.

« Non scappo » ripeto, e in qualche modo, realizzo che non ne avrei avuta nemmeno la forza.

« In fondo... anche io sono una specie di fantasma, no? » biascico, cercando di far suonare normale qualcosa che normale non è.

E'...

Non so neanche io come definirla questa situazione.

« No. Tecnicamente, sei un'anima. Non sei morta... » si appresta a specificare, ma è felice.

E per qualche strana ragione, lo sono anche io.

Perché sembra così felice? Era preoccupato che me ne andassi? Che non volessi più vederlo?

Non ce l'avrei fatta. Ancora non riesco a spiegarmi il perché, ma so soltanto che non riesco a lasciarlo andare.

Sospiro, e mi sdraio sulla spiaggia.

L'avevo già fatto... prima di suicidarmi.

E' passato solo un giorno, ma sembra essere passato un secolo.

Dopo poco, Sam fa lo stesso e si accoccola accanto a me.

I capelli sono sparsi sulla sabbia, e sto fissando le stelle.

Sam cerca la mia mano, e la trova.

Mi chiede quasi il permesso per intrecciare le sue dita con le mie.

Un permesso che io gli accordo.

Rimaniamo di nuovo in silenzio.

Cerco di calmare i miei pensieri, che sembrano impazziti.

"Ho bisogno di lui. Ne ho bisogno."

"Non ho bisogno di te, vattene, Frank io ti odio!"

"Ho bisogno di Sam. Resta con me, per favore."

« Sam... » mormoro, la mia voce ridotta a un sussurro.

Sento il movimento della sua testa che si gira verso di me.

« Ho bisogno di te » dico, e non posso crederci neppure io.

« Posso rimanere con te? » chiedo.

« Stasera? » mi domanda.

Mi sembra assurdo, ma vorrei che lui avesse bisogno di me allo stesso modo in cui sento di aver bisogno di lui.

« Stasera » dico.

« Domani, dopodomani... fin quando me lo permetterai » continuo.

Mi volto anche io, e lo scopro a fissarmi.

Lui chiude gli occhi per qualche secondo, poi li riapre.

Un'espressione nuova.

Una luce nuova.

« Era tanto tempo che aspettavo me lo chiedessi... »

Mi prende una mano e me la bacia.

Poi mi sorride.

E nel mio cuore, si muove qualcosa.

* * *

Save me, or let me goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora