Quando ci si avvicina, piano piano..

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- Tom...Tom...no...rest...Tom...am..o...- Ginevra mormorava nel sonno.
Tom, chino su di lei, cercava di capire cosa dicesse.
Lei, dormiva nel suo letto.
Tom si sentiva confuso.

Quando era stata male, poco prima, l'aveva soccorsa senza pensarci. L'aveva presa tra le braccia e l'aveva sentita così leggera, così morbida contro di sé. Così donna.
Tom si era sentito strano, come la prima volta in cui l'aveva vista, e non era sicuro gli piacesse sentirsi così a causa di una femmina.

Lasciando perdere quei pensieri strani, la aveva poggiata sul proprio letto e le aveva tolto le scarpe e le calze inzuppate di acqua. Era rimasto con il suo piede sinistro tra le mani, un piede dall'ossatura delicata, Tom si era chiesto se si sarebbe spezzato facilmente.

Non aveva osato spogliarla più di così, ma toccare la sua pelle umida, nuda, gli era costato molto, come se a lui fosse precluso dal destino. Con uno sforzo immane, aveva coperto Ginevra con le coltri calde e aumentato l'incantesimo riscaldante sulla stanza.

Quindi era rimasto immobile ad osservarla.
Quei capelli rosso sangue, ora bagnati e appiccicati al viso, sembravano richiamarlo morbosamente.
Quella pelle bianca e setosa, sembrava volesse soltanto essere ricoperta dal vermiglio del sangue.

Tom si chiese cosa avrebbe provato ad uccidere Ginevra. Tom si chiese cosa avrebbe provato nel vedere il suo corpo longilineo, quelle forme di donna, ricoperto di sangue. Tom si disse che Ginevra non poteva morire.

Ossessionato da questi pensieri, strinse gli occhi evocando con la mente la notte in cui era stato a casa di suo padre ed aveva ucciso tutti i Riddle. La soddisfazione provata nel vedere colui che lo aveva generato cadere sotto la luce micidiale della propria bacchetta, il gusto dolce e acido del trionfo, la suprema esaltazione del potere.

Solo quel pensiero riuscì a calmare la sua anima tormentata, mentre un ghigno si disegnava sulle sue belle labbra. Ma alzando lo sguardo vide Ginevra. Lei, che non sapeva come né perché, sentiva di conoscere.

Lei che lo ossessionava con i suoi capelli color del sangue e con la sua pelle bianca, immacolata. Poi la sentì mormorare nel sonno e si allungò verso il suo viso per captare il senso delle parole.
- Tom...-

Il suo nome.
Ginevra sognava lui? Perché?
- No...rest...-
Resta? Dove doveva andare? Quando l'aveva già conosciuta?
- A...mo...-

A...mo? Cosa significava? Amo? Aveva detto amo? Amore? Ginevra amava chi? Lui?
Tom sentì di viaggiare in una dimensione parallela.
Cosa mai aveva fatto per meritare di essere amato da lei? No. Doveva aver compreso male.

- Tom...tu...tua...-
Tua?
Mia?
Ginevra...mia?
Tom credette di delirare da sveglio.
Forse aveva anche lui la febbre.
Forse stava impazzendo definitivamente.
Quello che non era riuscito a fare uccidere suo padre, riusciva quella rossa con la sua sola presenza.

Si allontanò dal letto guardando Ginevra con occhi sbarrati, terrorizzato da lei, da ciò che diceva, da ciò che poteva rappresentare. Si alzò e velocemente si chiuse nel bagno attiguo fissandosi allo specchio senza in realtà vedersi.

Chi era quello nello specchio?
Un mostro.
Si spogliò e si buttò nella vasca nudo, aprì l'acqua fredda e la fece scorrere fino a che non riempì la vasca.

Non seppe quanto rimase così, a mollo nell'acqua, immerso in pensieri nefasti e sanguinolenti, con la voglia nelle dita di uccidere, e di uccidere, e ancora di uccidere. Stette chiuso là dentro per evitare di avere la tentazione di farlo con Ginevra, la sola che avesse abbastanza fegato da ricercare la sua compagnia, la sola che aveva sentito oscura tanto quanto lui.

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