Beatrice's pov
Mi trovavo in salotto,ed ero distesa sul pavimento.La testa mi girava,e non capivo nulla.
La vista era offuscata.Sentivo il mio corpo incredibilmente pesante,e uno strano formicolio mi attraversava la spina dorsale.
Non ricordavo molto di quanto è successo.
L'unica immagine che mi era rimasta nella mente era quella di Riccardo che entra senza preavviso in casa,si avventa su di me e con una siringa mi innietta chissá quale sostanza nel braccio.
Ero a casa da sola perchè Marco era uscito e non mi aspettavo minimamente che succedesse una cosa simile,quindi non avevo potuto fare assolutamente nulla per difendermi.
Subito dopo Riccardo se ne è andato,e a quel punto ho sentito tutte le forze abbandonarmi,e mi sono accasciata sul pavimento,incapace di muovermi.
Avrei voluto raggiungere il cellulare che avevo appoggiato sul tavolo per poter chiamare qualcuno,ma era troppo lontano e in quelle condizioni non ero in grado di muovermi nemmeno di un centimetro.
L'unica mia speranza era che qualcuno entrasse in casa,prima che fosse troppo tardi.
Non avevo idea di cosa mi avesse iniettato Riccardo ne perchè lo avesse fatto,ma sapevo che se qualcuno non mi avesse portato in ospedale in poco tempo avrei fatto una brutta fine.
Mille domande iniziarono ad attraversarmi la mente.
Perchè Riccardo aveva fatto una cosa del genere?
E,se,dopo essere stato da me avesse fatto male anche a Carlotta?
Mille domande a cui non riuscivo trovare una risposta.
Le lacrime iniziarono a solcarmi il viso.
Perchè non potevo mai avere un attimo di felicitá senza che qualcuno lo rovinasse?
Chiusi gli occhi e cercai di respirare a fondo.
Stavo iniziando a perdere le speranze,temetti che non ce l'avrei fatta.
Ma non potevo lasciarmi andare,dovevo resistere.
In ballo c'era anche la vita della mia bambina.
Il pensiero che potesse succederle qualcosa mi tolse il respiro.Dovevo stringere i denti e combattere per lei,anche se in quel momento mi smembrava non ci fosse via d'uscita a quella situazione.
A quel puntó sentii il campanello suonare.
Il mio cuore acceleró e in me nacque una piccola speranza.
Il destino evidentemente aveva deciso di essere generoso con me.
"Avanti..." dissi,ma mi accorsi che facevo fatica anche a parlare.
"Avanti!" ripetei,utilizzando tutte le mie poche forze rimaste e sperando che chiunque fosse dall'altra parte della porta potesse sentirmi.
La porta si aprí,e tirai un sospiro di sollievo.
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti Nicola.
Si fermó in mezzo al soggiorno e mi guardó con gli occhi spalancati.
"Bea...che ti è successo?" mi chiese.
Nei suoi occhi leggevo il panico.
"Ti spiego dopo...tu...chiama...l'ospedale." dissi.