POV NADINE
XXI secolo.... cinque anni prima
Chiusi il libro di storia che tenevo in bilico sopra un ginocchio e lo lasciai cadere a terra, precisamente tra la mia tracolla e le decoltè rosse di Mary. L'altro libro di anatomia di base se ne stava appiccicato tra la mia nuca e la parete a mò di cuscino. Alcuni appunti giacevano in disordine sopra una sedia accanto alla mia. Li avevo letti, giuro. Solo che non ci avevo capito niente, quindi era come se effettivamente non li avessi letti.
"Tanto mi boccerà", mi lagnai, dando uno scorsa ad alcune correzioni che Mary aveva apportato alla lista chilometrica di accenni storici appuntati in maniera approssimativa su quei fogli spiegazzati.
"Se continui a ripeterlo magari si avvera", mi imbeccò Mary, sfilandomi la matita da dietro l'orecchio. "E mettiti composta", aggiunse sottovoce, indicando il professore.
Il docente di storia stava facendo il suo ingresso nell'ateneo proprio in quel momento, tenendo tra le mani la sua immancabile ventiquattrore in pelle marrone e le spalle dritte nel completo gessato che gli pendeva un po' sulle spalle.
Scrutò con aria impassabile alcuni studenti, fermi in corridoio in attesa semplicemente che aprissero le porte dell'aula magna per sostenere l'esame delle dieci, e quando il suo sguardo si posò su di me un lieve sorriso gli increspò il labbro superiore. Fu solo un attimo, e il sorriso così fugace che arrivai persino a pensare di essermelo immaginato.
L'ansia era lì, in agguato nella bocca dello stomaco, pronta a manifestarsi alla massima potenza non appena avrebbero aperto le porte. Per il momento avevo creduto di essere stata abile a gestirla ma ora dovevo ricredermi. Ora avevo le allucinazioni. Avevo sicuramente immaginato quel sorriso mite sulla bocca del professore, bisognosa com'ero di rassicurazioni.
Le voci che giravano sul suo conto erano destabilizzanti. C'era chi lo definiva un figo pazzesco, chi invece lo giudicava un mastino pronto a rosicchiarti come un osso appena sbagliavi una risposta. Ma erano voci di corridoio e come tali dovevano essere prese con le pinze, volendo anche considerare che il primo metro di giudizio era dato dalle studentesse mentre il secondo dagli studenti.
Eppure avevo bisogno di quel sorriso. Avevo bisogno di aggrapparmi alla fievole speranza di essere entrata nelle simpatie del dottor Gefferson. Primo perché non ero assolutamente preparata nella sua materia, secondo perché se non avessi superato quell'esame me lo sarei ritrovato a perseguitarmi per i successivi sei mesi togliendo tempo prezioso allo studio di anatomia di base.
Mi ero cullata nell'assurda convinzione che storia non fosse una materia inerente alla medicina e avevo rimandato l'esame per mesi, prediligendo le materie scientifiche e bio-ingegnerestiche. Ma ora mi ritrovavo a un bivio. Ed era stato proprio il professor Gefferson a piazzarmelo davanti. O davo l'esame, o potevo considerarmi fuori corso.
"Posso sapere anche tutte le date di compleanno di quei cazzo di samurai ma so già che mi boccerà", precisai, sconfitta.
"Samurai?".
"Ma sì, quei tizi che si rincorrevano con le spade per impossessarsi di terre e ricchezze".
"Cavalieri, Nadine. Stiamo parlando di cavalieri".
Scrollai le spalle. "Beh, hanno tutti le spade. Cambia poco".
"D'accordo", convenne incerta. "Questo comunque, magari, non dirlo al tuo professore".
Mi tolsi il libro da dietro la nuca e cercai una posizione più comoda, facendo attenzione che uno spigolo sbeccato della sedia non mi smagliasse le calze. "Mi spieghi a che serve sapere in che modo questi cavalieri si dichiaravano guerra? Credono forse che dovremo fare lezione di storia ai pazienti del reparto chirurgia?".
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VOGLIO CHE TU SIA MIA
ParanormalTERZO E ULTIMO LIBRO DELLA TRILOGIA "SE TI PRENDO SARAI MIA". Primo libro: Se ti prendo sarai mia Secondo libro: Sei mia per diritto Terzo libro: Voglio che tu sia mia Si suggerisce di leggerli in sequenza.