LA PACE PORTA GUERRA

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POV RENUAR

Le calde labbra che lambivano la mia spalla non avevano più il potere di eccitarmi e nemmeno i leggeri capelli che ricadevano provocanti sulla mia schiena nuda, simili ad una lenta e sensuale carezza. Disteso a pancia in giù, sopra lenzuola ormai intrise di sudore e sperma, mi sentivo appagato e fiacco. Il mio corpo luccicava di sudore e a stento riuscivo a tenere le palpebre sollevate per osservare le due prostitute distese accanto a me, una a destra, l'altra a sinistra. 

"Credo che per questa notte non avrò bisogno oltre dei vostri servigi", mormorai assonnato.

Eppure la ragazza mora continuò il suo inesorabile assalto con le curve voluttuose che premevano eroticamente sul mio fianco, morsicando lievemente le mie natiche. 

"Solo un'altra volta", mugugnò, affondando le sottili dita tra i miei capelli per tirarmi il capo verso il suo petto.

Le afferrai il polso per farle allentare la presa. "Smettila, sgualdrina".

Quella donna era una prostituta irlandese sempre desiderosa di compiacermi. Non conoscevo nè il nome nè l'età ma a giudicare dalla sua comprovata esperienza doveva aggirarsi sui venticinque anni. L'altra invece era più remissiva e molto meno passionale. Si adattava pienamente al mio carattere e sapeva bene come soddisfare un uomo nel miglior tempo possibile. 

"Voglio solo farvi godere un'altra volta. Una soltanto", si lamentò con voce mielosa. 

"Credo che due volte sia abbastanza". 

Per tutta risposta si chinò per offrirmi un seno, stuzzicandomi le labbra con la punta del piccolo capezzolo roseo. "Non mi desiderate più?".

Sorrisi mio malgrado, stringendo scherzosamente tra le dita il turgido capezzolo. "La mia passione per te potrebbe svanire solo castrandomi. Ma ora è tempo che tu vada". Diedi una pacca al sedere dell'altra sgualdrina. "Anche tu, forza. Vi voglio fuori di qui entro breve".

"Ma perchè?", brontolò nel sonno la puttana più remissiva. I suoi lunghi capelli rossi le abbracciavano le spalle. 

"Conoscete le abitudini di un cavaliere", ricordai ad entrambe, sollevandomi su un gomito. "Un'eccessiva indulgenza ai piaceri carnali non si addice a un guerriero: lo renderebbe indolente".

Tirai un lungo respiro col naso quando i miei occhi si posarono inavvertitamente sul corpo procace della puttana irlandese: steso sui cuscini disordinati, cercava autonomamente un sollievo che stavo rimandando. Le dita solleticavano le cosce spalancate per me in carezze languide e circolari. 

"Una sola volta, mio Signore. Vi scongiuro".

"E sia", mi arresi, allungando stancamente le dita per carezzarle l'apertura già umida.

Le separai le labbra intrise di passione, alla ricerca del clitoride che trovai gonfio e palpitante nel suo nascondiglio fatto di carne liscia, calda e bagnata. Era pura e incantevole delizia per il tatto. 

Dopo soltanto un momento dalla gola della donna uscì un gemito così acuto che temetti potessero sentirlo per l'intera vallata. Gettò indietro la testa, roteando gli occhi e dimenando i fianchi. 

"Dentro. Venite dentro di me". supplicò.

"Vi farò godere, donna, a patto che non mi diciate cosa debba fare", l'avvertii.

In preda all'eccitazione inarcò la schiena e il suo procace corpo tremò nella tenue luce delle candele. Durante questi ultimi mesi questa puttana mi aveva confortato sovente, accorrendo al mio bisogno con celere passione, anche quando le mie chiamate erano diventate fin troppo frequenti. Avevo bisogno di lei perchè era un ottimo diversivo al dolore. Quando mi rotolavo nelle lenzuola con il suo corpo, il pensiero di Nadine si attutiva. Restava sempre lì ma almeno non faceva così male. Meritava quanto meno una ricompensa.  

VOGLIO CHE TU SIA MIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora