«Otto, nove e dieci.» Le dita di Harry si raddrizzavano, mentre contava i giorni già trascorsi con le dita delle mani. Così ne erano già passati dieci. Dieci giorni che Sembravano essere volati trascorsi in presenza di Harry.
Ogni giorno, ormai, era diventata un'abitudine per i due fare colazione insieme e poi dirigersi all'aperto dove Cassia si sarebbe allenata.
Solo da qualche giorno Harry aveva partecipato più attivamente. Si era allenato nella corsa e spesso saltava su e giù dall'unico albero presente dopo essersi arrampicato. Era bello per Cassia sapere di non essere l'unica a sudare.
«Ci restano ventuno giorni e poi dovrai mostrare tutta la forza che possiedi.» Harry abbassò la mano, richiudendola in un pugno.
Ma lui non sapeva che tutto quello che pensava sarebbe successo, in realtà non sarebbe mai successo.
Cassia avrebbe dovuto trovare una mappa, organizzare un piano, iniziare a guardarsi intorno. Avrebbe dovuto tenere conto degli orari in cui la sorveglianza era più attiva. Avrebbe dovuto rifornirsi di cibo, bevande, ma soprattutto le serviva una meta, dei luoghi di sosta in cui riposare quando sarebbe riuscita a fuggire.
Sembrava tutto così lontano ed impossibile che anche immaginare la sua fuga sembrava inrealistico.
Nonostante dell'affetto era nato nei confronti di Harry, Cassia teneva ben in mente che esso fosse ancora il nemico. Le parole di Maximilian non lasciavano mai la sua mente quanto era in presenza di Harry.
Eppure non aveva più parlato con quell'uomo, le sue giornate venivano riempite dalla presenza di Harry e quando tornava in cella era spesso notte inoltrata e Cassia crollava dalla stanchezza.
Nei giorni passati Harry gli aveva letto qualche poesia direttamente dal piccoli libro che lui stesso le aveva dato, scoprendo che fosse più un diario. Le piaceva il modo in cui le sue labbra sembravano pronunciare frasi perfette che le regalavano pacchi enormi di speranza.
Quando stavano insieme sembrava tutto tranquillo e così sereno che Cassia non si soffermava neanche a quanto poco sapesse di lui. Perché Harry, un ragazzo così giovane, si trovava lì? E cosa gli doveva di così grande a questa Dea da non voler fuggire via? Cosa si celava dietro quegli occhi verdi tanto brillanti? Quale oscura realtà era incastrata dietro le sue solite camicie bianche, la pelle tatuata ed il sorriso spontaneo che solo poche volte aveva visto? E perché si prendeva cura di lei?
Così tante domande con così poche risposte.
Nonostante tutto, era così bello e rassicuramte osservare il cielo distesi sul prato.
Qualche giorno prima la ragazza aveva anche visto una stella cadente, emozionata aveva espresso un desiderio, un desiderio semplice ma comunque così difficile da raggiungere in un mondo di guerra ed egoismo. Perché semplicemente non poteva ricevere la felicità dopo averlo chiesto ad una stella di passaggio?
Anche quel giorno aveva terminato il percorso che Harry le aveva progettato per allenarsi. Una lunga corsa, allenamenti di precisione e di equilibrio, che spesso consistevano nel dover restare in equilibrio su un ramo senza poggiarsi in alcun posto. Aveva imparato a gestire la forza del fuoco sulle sue mani e con il passare dei giorni la sua mira migliorava. La ragazza si sentiva più potente. Avrebbe potuto scatenare un incendio a suo piacimento, distruggere qualunque oggetto.
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Cassia |h.s.|
Fanfiction«Hai posato il piede nella mia cella ed il cemento è divenuto prato.» ©MerciFern2016