Cassia fece scivolare la sua mano via dalla stretta presa di Harry, quando vide Maximilian steso sul bianco letto.
Ricordò che c'era ancora un'altra vita da salvare. Un ragazzo che non aveva mai conosciuto, ma che aveva incontrato in un luogo in cui non avrebbe mai voluto mettere piedi. L'immagine come impressa nella sua mente di quando, scostando la tenda, aveva visto quel corpo dalla pelle scura e dai lineamenti particolari: lui era Zayn. Aveva scoperto il suo nome leggendolo su una cartella posta ai piedi del suo letto. Poco dopo aveva trovato anche suo padre, ma l'uomo era invece privo di vita.
Ricordava le parole di Max, di quando le aveva svelato la ragione della sua prigionia e sapeva che se avesse voluto che lui venisse con lei ed Harry, avrebbe dovuto cercare anche Zayn. In più, doveva un favore a quell'uomo che prima l'aveva imprigionata e poi l'aveva aiutata nell'intento di fuggire e tornare a casa.
«Ho dimenticato una cosa, ci vediamo prima di uscire» disse Cassia girandosi velocemente, dando le spalle ad Harry e Max, ancora steso sul materasso, privo di sensi.
Ma non ebbe tempo di fare il secondo passo che il suo corpo venne bloccato da una stretta presa sul braccio. «Dove vai?» chiese Harry guardandola intensamente, nonostante il buio.
«Ti spiego dopo, non preoccuparti.» Cassia si sciolse nuovamente dalla sua stretta, non dando ad Harry neanche il tempo di obbiettare poiché velocemente si allontanò, ed a grandi passi iniziò a cercare Zayn.
Non sentiva stanchezza, ne alcun tipo di malessere. Si sentiva... normale.
Quelle dannate tende avrebbe iniziato a detestarle se non le avessero presto mostrato il viso di quel ragazzo che a stento ricordava. Nella sua mente erano rimaste immagini sfocate di un ragazzo dai capelli scuri e la carnagione olivastra.
Quando finalmente aprì una tenda infondo alla stanza e intravide nel buio un ciuffo nero, si sentì sollevata alla certezza che nessun'altro avrebbe perso la vita.
Molteplici fili vi erano collegati al povero corpo steso su quel letto da chissà quanti giorni ormai, perciò Cassia, con molta delicatezza, iniziò a staccarli. Vi erano un ago sul braccio sinistro, mentre sul petto diversi fili vi erano collegati, all'altezza del cuore, a differenti macchinari dalla funzione sconosciuta. Poté notare i tatuaggi sul petto, nonostante la scarsa luce: aveva due ali sul torace ed un bacio al centro di esse.
Quando si sentì sollevata nell'aver quasi staccato l'ultimo corpo estraneo, sentì una presa sul suo polso, di nuovo.
«Aiutami, Harry, dobbiamo liberare anche lui.» Cassia non sentì alcuna risposta, ma percepì la stretta sul suo polso intensificarsi, perciò si voltò, ma non vi trovò nessun paio di occhi verdi ad aspettarla. Era, invece, un uomo piuttosto grosso e sicuramente più alto di lei, quello che gli stringeva il braccio.
«La solita puttanella che cerca di scappare, ma adesso ti farò vedere io.» L'uomo mostrò una fila di denti bianchissimi, ma che si addicevano ben poco ai suoi occhi piccoli, contornati da molteplici rughe, e al suo naso troppo grande per il suo viso allungato.
L'uomo strattonò Cassia ed iniziò a trascinarla verso chissà dove, eppure la ragazza non sapeva se fosse stato migliore urlare o agire, ma presto gli balenò un'idea in mente.
Strinse la mano intorno al braccio dell'uomo, esattamente come lui stringeva lei, e poi creò una fiamma, che molto presto a contatto con la pelle della guardia, fece gridare l'uomo dal dolore.
In lontananza, sentì urlare il suo nome, ma questa volta ne era certa che fosse Harry.
Nel frattempo, l'uomo che aveva stordito, stava iniziando ad alzarsi nuovamente per raggiungerla. La ragazza indietreggiò ma non vi fu tempo di correre perché l'uomo la raggiunse. Alzò una mano pronta a colpirla sul viso e fu come vivere la scena a rallentatore, quando l'aria scivolò veloce su quella mano grande e si schiantò contro la pelle del viso, per poi rialzarsi, pronto ad un nuovo attacco.
STAI LEGGENDO
Cassia |h.s.|
Fanfiction«Hai posato il piede nella mia cella ed il cemento è divenuto prato.» ©MerciFern2016