Il sole era alto nel cielo, neppure una nuvola in quel giorno in cui i ragazzi avrebbero dovuto salpare mari sconosciuti e mettere piede in terra -per alcuni- mai viste.
Il nonno di Zayn, Jack, aveva assicurato che Zaratan li avrebbe portarti a destinazione senza alcun problema, ma chi fosse davvero questo Zaratan nessuno lo sapeva.
Perciò quel mattino, col sole appena sorto ed il viso ancora impastato dal sonno, avevano salutato la cara nonna, che premurosamente aveva preparato loro scorte di cibo ed acqua per il viaggio, e si erano incamminati dietro Jack, fidandosi come di una bussola che indicasse la giusta via.
Si erano fermati alla rive del mare, lungo una costa sabbiosa dell'Australia, dove Jack aveva preso una vecchia barca ed immergendola nell'acqua, aveva detto a tutti di salire. L'acqua pareva calma mentre l'oceano era abitato solo da piccole onde che sbattevano piano verso il terriccio della spiaggia.
«Non ho voglia di fare il bagno sta mattina, perciò usali bene quei remi, Harry.» Max avvertì Harry, che si era offerto di remare diretto verso un'isola lì vicino.
«È timido» aveva spiegato Jack riferendosi a Zaratan, quando Cassia gli aveva domandato se abitasse solo in quell'isola.
Adesso si ritrovarono a guardarsi intorno, l'isola su cui erano sbarcati presentava solo una bassa vegetazione composta da erbe e cespugli. A breve distanza un paio d'alberi rappresentavano il punto più alto del piccolo isolotto.
Max non si era trattenuto dal sparare le sue solite battute. Zayn, al suo contrario, non aveva proferito parola, neppure un saluto o uno sguardo si era adagiato sulla pelle di Cassia.
«Perciò» iniziò Harry attirando l'attenzione di ogni presente. «Dove si nasconde Zaratan?»
«Dobbiamo svegliarlo» disse Jack. «Ci serve un fuoco, lei capirà. Nel frattempo che raccolgo la legna voi bevete questo. Nessuna domanda.» L'anziano uomo estrasse dalla sua tracolla in pelle, una bottiglia in vetro trasparente contenente un liquido verdastro simile al muschio che si nascondeva tra l'erba più alta.
Parve strano a Cassia quando nessuno sembrò contrariare Jack, che nel frattempo si muoveva svelto, nonostante la sua anziana età, per cercare qualcosa che fungesse da combustibile per il fuoco.
«Sono in grado di appiccare delle fiamme senza bisogno di combustibili, se può tornare utile» disse Cassia.
«Oh, si ragazza, da fuoco a quest'erbaccia e penso che basterà.» La Deyanira si avvicinò al cumulo d'erba che aveva raggruppato il nonno di Zayn, ma prima che potesse anche solo concentrarsi e scatenare un vero incendio, l'uomo la bloccò.
«Hai bevuto ciò che ho detto?» domandò l'anziano.
Cassia guardò verso Harry che, asciugando le sue labbra con il braccio, passava la bottiglia a Zayn, mentre Max aveva già ingurgitato la sua parte. La ragazza scosse la testa come risposta a Jack e poi si avvicinò al ragazzo dai capelli scuri con cui aveva avuto la possibilità di parlare solo poche volte.
Zayn bevve qualche sorso sotto gli occhi attenti di Cassia che, nel frattempo, attendeva di ricevere gli ultimi sorsi rimanenti. Quando Zayn allontanò l'orlo della bottiglia in vetro dalle sue labbra, lasciò cadere i suoi occhi sul viso di Cassia solo per brevi secondi, che parvero più lunghi nel frattempo che lasciò ricadere la bottiglia sulle mani della ragazza. Poi si allontanò da lei, tornando vicino al cugino.
Cassia guardò i due ragazzi con la coda dell'occhio, mentre beveva il liquido che non pareva affatto male al contrario del suo aspetto. Zayn e Max non sembravano assomigliarsi affatto, sebbene tutt'e due si reputassero cugini, Cassia non aveva trovato neanche una piccola ed insignificante somiglianza tra i due.
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Cassia |h.s.|
Fanfiction«Hai posato il piede nella mia cella ed il cemento è divenuto prato.» ©MerciFern2016