15-Forse amore?

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L'uomo steso su quel letto bianco, le palpebre serrate e quella pelle troppo chiara e gelida come i venti nei mesi più freddi dell'anno, apparteneva quindi all'uomo che aveva messo al mondo Cassia.

Niente faceva credere che l'uomo fosse ancora vivo e la certezza di quei macabri pensieri arrivò presto quando Harry vide il macchinario che segnava i battiti del cuore dell'uomo, raffigurare una linea dritta, nessun suono, nessun movimento.

I battiti del suo cuore non esistevano più mentre quelli di Harry correvano veloci per schiantarsi contro ad un petto fatto d'ossa e pelle.

Cassia restava con le gambe piegate sul pavimento a piangere mentre Harry si trovava in piedi a guardarla. Cosa avrebbe potuto fare dinanzi a ciò? C'era forse un modo per aiutarla? Non aveva risposta.

Sentiva i suoi lamenti di dolore ed ad ogni singhiozzio Harry sentiva il suo stomaco contorcersi, avrebbe tanto voluto prendere possesso del suo dolore e privargliene completamente.

Cassia avrebbe solo voluto crogiolarsi nella sua infinita tristezza, stendersi e piangere finché non ci fossero state più lacrime da poter versare e finché il dolore si fosse completamente nutrito di lei e l'avrebbe uccisa.

Esisteva ragione per la sua esistenza stessa? In quell'esatto istante se ci fosse stata davvero una ragione non l'avrebbe vista, non l'avrebbe voluta.

«Svegliati papà, sono io» sussurrò Cassia tra un singhiozzo e l'altro a quel corpo senz'anima. Smise di scuoterlo nel momento in cui capì che non si sarebbe svegliato e che non avrebbe mai più potuto tuffarsi negli occhi del suo papà.

«Andiamo via da qui» sussurrò Harry alla ragazza poggiando la mano sulla sua schiena.

Quando la ragazza si voltò con sguardo basso verso Harry il suo viso sembrava essere più pallido del normale, come se qualcosa dentro di lei si fosse spento definitivamente.

Harry aveva persino paura di incontrare il suo sguardo poiché fosse terrorizzato anche solo all'idea di trovare due occhi spenti ed in fin di vita.

Sapeva solamente che avrebbe voluto stringerla, farle capire che per una volta non era sola ad affrontare i suoi dolori, ma non c'era tempo per queste cose ed Harry non era bravo neanche a consolare se stesso.

Cassia strinse le sue braccia intorno a sé, come se stesse abbracciando la sua anima torturata ed il suo corpo sfinito.

La ragazza si scostò dal letto per lasciare passare Harry che coprì il cadavere con un lenzuolo bianco prima di alzarlo con sforzo e metterlo sulle sue spalle.

Avrebbe voluto portandolo lontano dal luogo che gli aveva portato via la vita perché non era così che meritava di morire e non era così che Cassia doveva ricordare suo padre.

Harry non ebbe tempo di fare un solo passo quando udì qualcuno conversare e muoversi verso la loro direzione. Il ragazzo imprecò mentre le palpitazioni del suo cuore iniziarono a velocizzarsi.

«Seguimi, veloce!» sussurrò freneticamente a Cassia che sembrava assorta dai suoi pensieri, lo sguardo perso chissà dove e le sue braccia strette attorno a se stessa come unica consolazione.

Harry nascose il corpo dell'uomo sotto un letto ancora vuoto. Si assicurò che fosse ben coperto e sperò che nessuno venisse a prenderlo prima che lo avesse fatto lui.

Asciugò il sudore chr gli colava sulla fronte e prese poi Cassia tra le braccia, sollevandola. La ragazza si accucciò velocememte, nascondendo il viso nell'incavo del collo di Harry e stringendolo saldamente.

Harry si muoveva veloce tra un letto ed un altro verso l'uscita. Passare per il corridoio sarebbe stato troppo pericoloso perciò restava solo la possibilità di nascondersi tra le tende.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora