28-Dove hai lasciato il cuore.

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Harry e Max erano andati via già da un po', quando Cassia decise di alzarsi dal soffice divano in cui aveva trascorso le due ore successive alla partenza di Harry. Prendere un po' d'aria fresca che gli alberi tutt'intorno all'abitazione concedevano sembrava essere una scelta più allettante piuttosto che rimanere rinchiusa tra le mura silenziose della casa.

Il sole non era più alto nel cielo poiché stava già percorrendo la strada verso l'orizzonte, per terminare la sua giornata lavorativa e lasciare spazio anche alla luna di splendere.

Cassia fece il giro della casa, per esplorare un po' la zona disabitata e per cercare qualche tipo di distrazione durante la lontananza con Harry. La sua mente la portava in posti bui e privi di positività, facendole credere che non tutto sarebbe andato per il verso giusto.

I suoi pensieri furono interrotti da dei rumori proveniente da una piccola casetta lì vicino, molto simile a quella in cui abitavano i nonni di Zayn ma sicuramente più piccola. Quindi Cassia si avvicinò, ma quando aprì la porta udì solo delle imprecazioni ad accoglierla.

«Dannazione» sentì. Quella voce familiare, quella voce mascolina che aveva potuto sentire solo poche volte scarse.

La casetta, interamente in legno, presentava una sola stanza, da un lato vi era un fienile dove probabilmente Jack teneva i suoi cavalli, mentre dalla parte opposta vi erano molti scaffali che contenevano vari attrezzi da giardino e chissà cos'altro. Solo un angolo della stanza era coperta interamente da una tenda, perciò Cassia non poté vedere ciò che vi era dietro e spinta dalla curiosità si avvicinò.

«Cazzo!» Zayn imprecò un'altra volta, e Cassia si sentì al quanto invadente, ma decise di farsi comunque vedere e scoprire cosa il ragazzo stesse facendo. Per tutto il pomeriggio Zayn sembrava esser fuggito da lei, ed i suoi sospetti erano cresciuti quando sgattaiolando fuori dall'abitazione non le aveva rivolto neanche la parola. Perciò scostò la tenda, e poi lo vide. Era sdraiato sul pavimento sotto qualcosa che Cassia non aveva mai visto.

«Tutto bene?» domandò insicura.

«Che diavolo...» Zayn uscì agilmente da sotto il macchinario sconosciuto e solo in quel momento Cassia si accorse che il ragazzo fosse senza maglietta. Il suo petto era macchiato da chiazze scure, la stessa sostanza, che era presente sul suo viso, gli sporcava un po' le guance. I capelli scombinati sulla testa e la fronte corrugata. Avrebbe mentito a se stessa se non avesse ammesso mentalmente quanto bello era quel ragazzo.

«Mi dispiace, non volevo disturbarti.» Cassia distolse il suo sguardo, pentendosi di essere stata tanto invadente. Perciò rinchiuse dietro di sé la tenda e andò presto via da lì non udendo nessuna voce che la richiamasse.

Annoiata, si avvicinò ad un albero e si sedette ai suoi piedi, concedendo ai suoi pensieri di accogliere la figura di Harry che le baciava le labbra. Cassia non sapeva che in quel esatto momento, Harry stava pensando a lei, mantenendo la sua promessa. Il ragazzo sperava che quell'essere fragile dai capelli rossi stesse bene e che niente di rilevante fosse accaduto, ma non vedeva semplicemente l'ora di tornare ed abbracciarla.

Max ed Harry scesero dai cavalli ed attaccarono le corde sulla recinzione della casa che avevano trovato, seguendo le indicazioni di Jack, il nonno di Zayn.

L'uomo gli aveva raccomandato che accanto alla casa in legno dipinta di bianco, ci sarebbe stato un albero di ciliegio. La casa pareva quella giusta, perciò varcarono il cancello e percorsero la staccionata. Quando si trovarono dinanzi la porta, fu Max a bussare. Tre esatti rintocchi nel legno scuro prima che un uomo aprisse la porta.

Il presunto Christopher aveva la barba lunga sale e pepe, poiché anche su di lui il tempo sembrava scorrere inesorabile.

«Christopher?» chiese Max.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora