24-Un miliardo di stelle.

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«Ti terrò una mano mentre l'altra impugnerà una spada, ed allora ci salveremo come abbiamo già fatto» gli aveva promesso Harry. E lui voleva davvero che ciò accadesse, ma dopo quelle sue parole il ragazzo aveva ricevuto un semplice grazie sussurrato. Gli si era paroto davanti per cercare i suoi occhi, ma lei non l'aveva guardato neanche per sbaglio.

«Va tutto bene?» le aveva perciò chiesto lui, preoccupandosi.

«Ho bisogno di stare sola» le aveva spiegato lei.

Harry aveva capito quanto la situazione potesse essere stressante per la giovane ragazza, perciò le aveva lasciato un semplice e casto bacio sulla fronte prima di tornare da dove era arrivato, lasciando Cassia sola alla riva del mare.

Si era rifugiato all'interno delle mura sfoglie e rovinate dalla salsedine a causa del mare, di quel faro abbandonato a se stesso dopo una breve vita. Quello era un esempio dell'evoluzione del mondo. Della trasformazione che aveva subito per continuare a dare un posto in cui vivere alla stessa gente che lo aveva distrutto. Harry pensò fosse un controsenso, e gli parve di scorgere dell'amore in quelle gesta, perché se pur il mondo non avesse la possibilità di scegliere, alla fine, a chi sceglieva di far abitare dentro di sé, gli concedeva tutto ciò che era.

Quando Harry salì l'ultimo scalino, rimase senza fiato per la fatica ma in egual modo per la vista che gli si presentò davanti. I vetri trasparenti che ricoprivano l'intero piano lasciavano una visione a centottanta gradi che permettevano di ammirare il tramonto ormai inoltrato: del sole ormai scomparso non restava che un miscuglio di fuoco e acqua, che si abbracciavano all'orizzonte e come due amanti che costretti a stare lontani si sono mancati, regalavano la visone di uno spettacolo solo da ammirare. Il vento agitava superficialmente il mare creando piccole onde che si infrangevano con modesta potenza.

Poi la scorse: era seduta sulla stessa roccia da cui quel pomeriggio aveva permesso alle sue carni di rinfrescarsi e alle mani di Harry di stringerla. La sua pelle chiara pure con la luce del tramonto, i suoi capelli rossi che il leggero venticello voleva scostare, si abbinavano tanto da fargli quasi credere che stesse ammirando una tela sporcata di colori perfettamente scelti dalle mani di un pittore esperto. Perché anche se lontana, Harry si domandava come diavolo facesse quella creatura piena di dolore e bramoso di probabile vendetta, ad essere così perfettamente incisa sul suo cuore, ad essere così perfettamente viva e bella. Che paragonata al tramonto, all'alba, alle stelle o a tutto quel che il mondo di più bello potesse offrire, lei avrebbe spiccato tra le bellezze più rare. Sarebbe stata capace di oscurare la luce della stella polare col bagliore del suo solo sorriso, e pericoloso solo a pensare cosa avrebbe potuto scatenare l'unione dell'intera sua bellezza.

Cassia restava lì seduta, un po' a tremare ed un po' più a pensare. Pensieri che sarebbero volati lontani da lì, su una terra che forse non era terra, ma verso il cielo dove sperava si trovasse in pace suo padre. Una piccola fiamma le si era accesa dentro nel momento in cui aveva realizzato che sua madre, la donna che l'aveva messa al mondo e che l'aveva cullata durante i suoi primi anni di vita, sarebbe potuta ancora essere in vita. Non sapeva cosa fosse quella nuova voglia di ricerca, ma sapeva di temere qualsiasi nuova speranza nascesse. Eppure questa sembrava essere diversa.

«Le nostre madri non erano state le uniche ad essere state portate via. Anche noi lo eravamo: rinchiusi senza saperlo ancora.» Aveva spiegato Max.

In un momento diverso avrebbe potuto urlare per la felicità che la consapevolezza che tutto non era ancora stato perso gli aveva portato, ma invece strinse i pugni e lasciò scorrere quel sentimento positivo dentro di sé. Poi si alzò, stanca del contatto con le dure rocce.

Quando il vento gli portò i capelli sul viso si girò verso la direzione in cui si muoveva così che i capelli sarebbero ritornati al proprio posto. Fu in quel momento che lo vide: un'ombra ormai scura visibile solo perché ricoperto dalla luce bianca della luna ormai alta, che gli si poggiava addosso.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora