Quando l'amore colpisce, in ogni sua forma e immagine, bisogna semplicemente affrontarne le sue conseguenze. Che sia un amore passionale, o la purezza di un'amicizia, o un amore scolpito nel cuore di una famiglia, amore è e resterà, con nessuna differenza a suo possesso. A volte, semplicemente, pare più facile la via del perdono, la più giusta sebbene affatto scontata. Eppure si sta immobili a sperare che il dolore di qualche tradimento sparisca, che l'amore di una vita torni e non sbagli. Ma accettiamolo che anche chi si ama si fa male, speriamolo di avere la possibilità di perdono.
Con la mano stretta al ragazzo con cui aveva condiviso una notte ed un sogno e tanti altri giorni, aveva lo sguardo posato sulla stessa persona che da giorni gli veniva posta davanti e che senza vergogna l'aveva guardata, l'aveva sfidata e poi l'aveva lasciata con un pensiero in più sulle spalle.
Tra le centinaia di persone presenti in quella piazza, Cassia pareva l'unica che ascolta i suoi pensieri e non la voce di Max, che rieccheggiava come unico suono tra un orecchio ed un altro della gente, compreso quello della persona che adesso Cassia guardava, un po' nascosta dietro le spalle di Harry, pensando a quanto fosse improbabile che davvero fossero solo coincidenze e che quella persona non fosse colei che invece pensava. C'aveva condiviso una vita ed un cuore con lei. Aveva pensato che avendola accanto non si sarebbe mai sentita sola, ed era proprio mentre la guardava da lontano che si perse nel bel mondo del vuoto, e strano come le cose possano cambiare: adesso si sentiva così sola poprio perchè l'aveva accanto e c'era distante comunque.
Non poté resistere alla tentazione di dover chiederle spiegazioni, fu per questo che lasciò la mano di Harry e si allontanò con la scusa di aver bisogno di andare al bagno. Le sue intenzioni era ben lontane da quelle, ma non gli importa aver mentito se c'era qualcosa di più importante in ballo, come trovare un po' di pace al dolore.
La gente ammassata ostacolava il passaggio verso la meta desiderata, ma fu quando Cassia vide la ragazza voltarsi ed incamminarsi in direzione opposta, che, senza badare alle buone maniere, si fece prepotentemente spazio tra la folla.
La ragazza dai capelli che ricordava tanto chiari, e che adesso sembravano cambiati come la sua personalità, così scuri e lisci, composti persino quando il vento li scompigliava, continuava ad andare avanti, senza mai voltarsi, senza mai accennare qualche cadenza di incertezza. Andava avanti e andava dove non si sapeva, lei la seguiva soltanto, come se nulla e tutto fosse cambiato. Eppure era cambiato più di quanto potesse anche solo immaginare, per tutte le volte che avevano promesso che avrebbero camminato affianco, ed adesso si trovavano a rincorrersi, per tutte le volte che, se mai lontane sarebbero tornate a stringersi, ed adesso tornavano a ritrovarsi, o forse sarebbe meglio dire, trovare una spiegazione al male dato ed al male ricevuto.
Cassia non conosceva quelle nuove strade, non sapeva nulla di quel posto, si guardava attorno e camminava, finché Ishma non si fermò ed anche lei arrestò i suoi passi. Le strade erano deserte e la gente era radunata in piazza, qualunque posto era vuoto, vuoto come Cassia che pareva aver perso tutto tranne che la speranza. La ragazza rimaneva di spalle e non compì alcun movimento, ma Cassia era ormai consapevole che la ragazza sapesse chi la attendeva alle spalle.
«Ishma» quasi sussurrò. Avrebbe voluto chiamarla con un tono più fermo e sicuro di sé, così come appariva lei. Non poteva permettere ai suoi punti deboli di renderla ancora fragile.
«Sapevo saresti stata tanto furba da scoprirmi prima che avessi messo in atto il mio piano.» La sua voce era calma, tanto che a Cassia crebbe un nodo in gola. O forse a causarlo fu proprio la scoperta di ascoltare davvero la sua voce, conferma schiacciante che fosse davvero lei. Lei che l'aveva vista e non si era preoccupata di venire a parlarle.
«Quale...» Fu quando Cassia parlò, che lei si voltò improvvisamente.
«Non farmi queste stupide domande, hai già rovinato troppe cose.» La stupì nuovamente, il cambiamento contrastante e opposto. Gli occhi chiari ma incupiti dalla rabbia, gelidi come il ghiaccio e feroci come fiamme. Si domandò soltanto cosa avesse fatto per meritarsi quello sguardo.
Durante tutto il tempo passato ad immaginare cosa sarebbe accaduto se mai l'avesse rivista, non si sarebbe mai immaginata una cosa del genere, non da lei. Questo la fece infuriare, lei che di pazienza non ne possedeva, aveva la fiducia frantumato da mani che aveva stretto per trovare certezze.
«Non hai niente da dirmi, Ishma?» La voce più sicura delle precedenti volte. Non poteva permettere più a nessuno di frantumarla, non poteva permettere che il suo cuore gli impedisse di proteggersi. Aveva conosciuto la prima regola per farsi rispettare, che senza dubbio, è rispettare se stessi prima di chiunque altro.
«Non chiamarmi più così, non è quello il mio nome, adesso.» La ragazza che pareva aver cambiato tutto su se stessa fece qualche passo verso destra, si avvicinò alla panchina in legno e si ci sedette con tutto lo charme che aveva sempre posseduto.
«Non cambia ciò che sei se solo possiedi un nome diverso.» Cassia guardò le foglie verdi di un albero che lento si muoveva, cullato dal vento. Gli uccelli cinguettavano, il cielo era coperto solo da qualche nuvola, ma lei era in tempesta.
«Non parlarmi come se mi conoscessi» Disse la ragazza che ormai non si chiamava più Ishma.
«Hai ragione, non ti conosco affatto, perché tu non ci sei più.» A quelle parole la guardò dritta negli occhi e quasi scorse un riflesso di nostalgia, che venne nascosta presto da una risata di derisione. Era davvero un'altra persona.
«Io» sottolineò con tono più alto. «Sono Elisabeth e questa resterò.»
Cassia non replicò e si sedette di fianco a lei, attenta a non sfiorarla neanche. «Come sei finita in questo posto?»
«Ma che t'importa?» Rise ancora.
Cassia si zittì. Aveva sbattuto sullo spesso muro in cemento armato, fatto come corazza, dalla presunta Elisabeth. Non si può cambiare all'improvviso, perciò Cassia suppose che quel comportamento fosse la bella maschera dietro il viso triste: lei si proteggeva da qualcosa, e ciò che feriva più Cassia era proprio il fatto che cercasse di proteggersi da lei. Ma ciò che udì dopo spiazzò la ragazza nuovamente.
«Verrai con me» le disse. «domani, all'alba» precisò.
«Che cosa?» Cassia si alzò immediatamente dalla panca in legno su cui calma si era seduta. Sentì la rabbia attraversarle il corpo e pensò di essere sul punto di incenerire qualcosa.
«Vuoi o no, rivedere tua madre?» il tono di colei che adesso sembrava chiamarsi Elisabeth, si alzò. Cassia non poteva credere a quelle parole.
«Ma che diavolo ne sai tu? Tu che m'hai mandato all'inferno!»
Elisabeth si alzò dalla panchina, si mise davanti a lei, e dopo aver lasciato un sospiro per aria le disse con calma: «Verrai con me, che ti piaccia o no» poi si voltò, come per andarsene.
«Come puoi pretendere che io lo faccia? Come posso fidarmi di te?» Cassia sentì la testa esplodere, stava perdendo il controllo. «Chi diavolo sei diventata?» La prese istintivamente per un braccio e la fece voltare. La prima volta che la toccava dopo mesi, dopo che quelle stesse mani l'avevano spinta lontano da lei. Quanti abbracci gli aveva dato, quante consolazioni. «Dammi qualche spiegazione o almeno parlami perché sembri una dannata egoista!»
«Sei tu qui l'egoista! Credendo d'essere tutto ciò che conta, che la tua vita valgo più della mia o di qualunque altra persona! Come si può evitare di diventare crudele quando esserlo è l'unico modo che hai per sopravvivere?» Elisabeth spostò il suo braccio e Cassia mollò la presa.
«Non ti darò nessuna spiegazione, perché la tua pietà non la voglio. E non voglio la tua fiducia. Voglio saltanto trovare mia madre e tutte le madri a cui mancano i propi figli, quindi verrai con me, domani all'alba, se no dovrò portarti con la forza» poi si voltò ed iniziò a camminare lontano da lei. Ma prima di compiere il terzo passo si bloccò.
«Alle 5 in punto sulla stessa panchina, al sorgere del sole. Se non avessi bisogno di te, starei a rovinare la vita di qualcun'altro» le disse senza voltarsi, poi, definitivamente se ne andò.
***
Perdonate il ritardo, spero non siate tutti scomparsi.
A presto e Good luck!
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Cassia |h.s.|
Fanfiction«Hai posato il piede nella mia cella ed il cemento è divenuto prato.» ©MerciFern2016