6- UN ABBRACCIO, UNA CASA

571 130 67
                                    

"Grazie, stavo congelando" rispondo a Jeff, con lo sguardo rivolto verso il basso,

"Che bel mare... mi mancava vederlo da questa prospettiva, con la luce della luna che si riflette sull'acqua" spiega, osservandolo,

"Sì, è molto bello... Come mai sei qui?" provo a chiederegli,

"Sinceramente non lo so, non é mia abitudine, venire in spiaggia di sera",

Trascorre un momento di silenzio, nel quale nessuno di noi due sa bene cosa dire, anche se, contrariamente a come potrebbe sembrare, non é una situazione imbarazzante.

"Credo di non essermi presentato come si deve, l'ultima volta che ci siamo visti: io mi chiamo Jeffrey Woods, ho quasi diciotto anni e mi sono trasferito qui a Seattle, da solo, di recente" racconta tranquillo,

"Da solo? Mentre prima dove abitavi?" domando incuriosita, mentre lui prima di rispondere ride di gusto, come se avesse appena sentito una barzelletta parecchio divertente,

"Sei ficcanaso come Cora", dichiara,

Mi volto verso lui frettolosamente, sforzandomi di capire come sia possibile che conosca la mia amica, ma Jeff continua a raccontare:

"Io normalmente viaggio molto. É capitato che a volte non restassi nello stesso luogo per più di un mese, inoltre si, vivo da solo, non ho più i genitori e in teoria dovrei essere sotto la tutela dei miei zii, ma sono in Europa da molto tempo, così ho deciso di trasferirmi in questa città per badare alle mie cugine",

Tutto ciò che esce dalla sua bocca mi sembra assurdo; le domande che vorrei porgli sono molte, per esempio mi piacerebbe sapere come mai non viveva con i suoi zii prima che partissero e perché viaggiasse spesso o come ha fatto ad entrare a scuola adesso.

Ma per un motivo che ignoro, sento di non dovermi spingere oltre, che non mi è concesso sapere altro.

Mentre penso, osservo i suoi occhi, illuminati da quella luce lattea, che li rende ancora più affascinanti ed é proprio in quel momento, che realizzo: nella mia mente si rende viva l'immagine del momento in cui, qualcuno dagli occhi azzurri, mi prese in braccio al ritorno dalla festa di Britney.
Così, aggiungo soltanto:

"Grazie per avermi riaccompagnata a casa ieri sera, a quanto pare non ero per niente la benvenuta a quella festa",

"Fai in modo che non riaccada" risponde serio, guardandomi,

Io, agitata, inizio a giocherellare con il ciondolo, da sopra la stoffa e provo a rispondere:

"Non preoccuparti, non toccherò mai più alcol" tento di rassicurarlo, sorridendo,

"No, mi riferivo a ciò che é successo con Britney e la sua amica, non permettere loro di comportarsi un'altra volta così" spiega dolcemente,

"Dicono che me lo merito, ma non so cosa ho fatto di così grave",

Lo sguardo di Jeff, puntato su me, é strano, quasi nostalgico.
Poi, inaspettatamente, mi abbraccia, mi stringe forte, bloccando le mie braccia e la mia mano che ancora stringe il ciondolo; e questo é un bene perché non so se avrei ricambiato o no.

"Ascoltami, Emma" inizia a sussurrare, dopo un breve attimo, "So che può sembrarti confuso e frustrante ciò che stai vivendo, perciò, per qualsiasi cosa, dubbi o particolari déjà vu, vieni da me. Sembrerà strano, ma so molte cose su di te."

Déjà vu? Sa molte cose? Allora non conosceva il mio nome per questione di odiens, deve esserci altro sotto.
Questo ragazzo é talmente stravagante, che in parte mi inquieta e dall'altra mi rende curiosa.
Oltre a ciò, l'abbraccio che sto ricevendo, queste braccia che mi avvolgono, mi fanno sentire a casa. Come se fosse un luogo dove posso tranquillizzarmi ed essere serena.

Annuisco e appoggio la testa sulla sua spalla, sprofondando nella morbida felpa che indosso.

Restiamo fermi, per alcuni minuti, ed ognuno di questi, sembra sempre più lungo di quello precedente, così inizio a sentirmi leggermente imbarazzata.

Pian piano avverto uno strano calore aumentare nella mano che stringe il ciondolo; al che, diventato insostenibile, mi allontano rapidamente, sistemando sopra ai vestiti la collanda e immergendo la mano nell'acqua.

"Tutto bene?" domanda Jeff avvicinandosi,

"Non lo so, il ciondolo é diventato incandescente", gli rispondo mostrandoglielo,

"Sai, é particolare perché l'ho sognato la scorsa notte",

"COME PUOI AVERLO GIÀ TROVATO?"

La sua voce tuonante mi spaventa, così aumento di poco la distanza tra noi e osservo il gioiello: il cielo raffigurato ha assunto un colore rosso intenso. Inizio a pensare che ci sia qualcosa di magico in questo, per poi ricordare che non é possibile e che deve essere strato fabbricato con qualche materiale particolare.

"Non é possibile, questo non può che accelerare i tempi" aggiunge Jeff parlando a bassa voce,

"Che intendi dire?" gli rivolsi sorpresa,

"Adesso ascoltami bene, domani pomeriggio io e Cora ti portemo in un luogo. Per adesso vai a casa e stai attenta a cosa dici o desideri; anzi faresti meglio a toglierlo",

"Tu lo hai già visto?"

A questo punto, il ragazzo sembra decisamente agitato e le risposte ai miei interrogativi sono evasive.

Mi riaccompagna a casa e una volta giunti davanti alla porta d'ingresso, mi volto verso lui per salutarlo, ma Jeff posiziona le mani sulle mie spalle e punta gli occhi azzurri sui miei.

"Promettimi che non lo farai vedere a nessuno e che lo toglierai finché non parleremo nuovamente"

La situazione mi fa provare angoscia, così mi limito ad annuire, cercando si sostenere il suo sguardo.

Alla fine si stacca ed entro in casa.

Il caos nella mia mente é enorme e un terribile mal di testa incomincia a farsi strada, ma la mia voglia di sapere e di porre fine, almeno in parte, a queste domande, prende il sopravvento.

Mi dirigo in soggiorno, dove l'unica fonte d' illuminazione presente é quella del televisore e trovo mia madre, sdraiata sul divano, addormentata.

Io devo sapere che cosa é successo prima che entrassi in coma, ho bisogno di capire come mai nella mia scuola tutti gli studenti mi conoscono e spesso mi evitano.

Tento di svegliare mia madre, scuotendola. Lei dopo poco apre gli occhi e io avverto lo scorrere del tempo come l'avvicinarsi alla verità. Questa volta non le avrei permesso di scappare dalla questione, non le avrei permesso di rispondermi che non sono pronta o che lo ricorderò da sola.

"Tesoro, ma che ore sono? Sei tornata adesso? Forza vai a dormire che domani c'è scuola",

"No, mamma dobbiamo parlare"

"Dai domani, adesso é tardi"

Senza un motivo preciso, le lacrime iniziano ad accumularsi nei miei occhi e un nodo in gola si sta formando.

"Mamma, ho bisogno di sapere adesso, non domani".

////////////

😋GRAZIE A TUTTI COLORO CHE SOSTENGONO LA STORIA! ARRIVIAMO ALLE 100 STELLINE E CI SARÀ IL PROSSIMO CAPITOLO!

Link per gruppo Telegram e social nella bio!
(Per chi non sapesse cosa è Telegram: è un' app gratuita e il gruppo a cui accederete dalla mia bio è un posto dove posso scrivere solo io e vedrete i miei disagi quotidiani! Con l'aggiunta di spezzoni inediti della storia MWS (questa). Sarete sempre aggiornati su ogni cosa! Spero vi faccia piacere! Partecipate in tanti e facciamo crescere la family😀)

MAKE a WISH and GO TO SLEEP #wattys2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora