23- MI SEI MANCATA

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Dopo aver fatto una doccia ed essermi asciugata, vengo sgridata da mio padre per non essere a scuola. Schivo i suoi rimproveri, inventandomi una scusa, la più banale: mancavano i professori e ci hanno dato il permesso di uscire prima. Con l'aggiunta di occhi dolci e un sorriso sincero, mio padre ci casca in pieno.

Spengo il telefono per non farmi rintracciare da Jeff e Cora: sono sicura che se scoprissero che ho io il libro originale e che sto trovando il modo per leggerlo, cercherebbero di fermarmi. Voglio capire per quale motivo i miei amici tentano di tenermi all'oscuro di tutto. Se mi conoscessero davvero come affermano, dovrebbero sapere quanto sono testarda.

Trascorro il pomeriggio portandomi avanti con i compiti, ma il desiderio di prendere la collana e usarla come chiave per aprire il libro, è forte.
Seduta sulla sedia, di fronte alla scrivania, ruoto il capo, cercando con lo sguardo Ian. Vedo il piccolo micio sul mio letto, con gli occhi chiusi, attorcigliato su se stesso, con la coda che gli copre gli occhi e il respiro rilassato e silenzioso.

Mi soffermo a guardarlo, per poi alzarmi e avvicinarmi in punta di piedi, decisa a fare ciò che deve essere fatto, per me stessa e la mia salute mentale.

Non appena sono abbastanza vicino, affondo la mia mano nel suo pelo, in cerca del ciondolo, lo sento con la punta dell'indice, ma mentre tento di sganciarlo, dei piccoli dentini mordono in modo delicato il mio dito.
Resto ferma, mentre gli occhi del gatto penetrano nei miei.

"Ciao tesoro! Vado a lavoro! Ti lascio i soldi sul tavolo se vuoi ordinare qualcosa a domicilio", sento mio padre al piano di sotto e subito dopo la porta d'ingresso chiudersi.

L'attimo seguente, la forma umana di Ian si manifesta davanti ai miei occhi e resta seduto sul letto, di fronte a me, con la fronte aggrottata e mantenendo il mio dito in bocca.

"Ben svegliato... come... cioè... ti andrebbe..., voglio dire, potresti continuare a guardarmi da arrabbiato e con le braccia incrociate, lasciando il mio dito? La... tua lingua è viscida... Non è per offendere la tua lingua eh!".

Il ragazzo lascia il mio dito, ma afferra il mio polso trascinandomi verso se.
Situazione imbarazzante.
Con mia sorpresa però, le sue labbra serrate si trasformano in un sorriso e subito dopo in una smorfia buffa:

"Se vuoi la collana basta chiedere, è tua. A me basta esserci quando la utilizzi.", afferma permettendomi di ricompormi e rialzarmi,

"Oh... che figuraccia. Allora... non è che per favore, la potrei avere?", domando speranzosa e azzardando un sorriso forzato per l'imbarazzo,

"No.",

"No?",

"Non ti fidi di me e sono offeso.", dice chiudendo gli occhi e annuendo, "Per farti perdonare e avere a collana devi ordinare cinese".

Ma che simpatico...Mi prende in giro!

Cerco di assumere un'espressione risentita, ma dopo un secondo scoppiamo a ridere senza un motivo specifico.

Non appena arriva la cena, ci sediamo sul divano in salone e accendiamo la televisione.
Vedo Ian divorare il sashimi a una velocità sorprendente, da fare invidia ai componenti di una competizione di man vs. food.

"Vedo che ti piace il pesce crudo ragazzino",

"Scusa ragazzina, ma è l'effetto di essere un gatto", spiega voltandosi verso me, imitando con una mano la zampa di un gatto e il miagolio.

La serata trascorre tra risate e prese in giro, fino a quando non mi racconta del nostro incontro: 'Era tutto voluto', mi conferma, 'Dove avrebbero fallito Jeff, Cora e Audrey, sarei intervenuto io.', continua, 'Ma sai già troppe cose', conclude.

MAKE a WISH and GO TO SLEEP #wattys2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora