18- PARLANDO DI QUEL BACIO...

173 53 29
                                    

Le braccia forti di Jeff mi sorreggono mentre andiamo verso la sua auto.
Mi sento molto imbarazzata, ma non ne capisco il motivo.

Lo ringrazio quando mi aiuta a sistemarmi nell'autoveicolo, ma il ragazzo non risponde.
Con mia sorpresa lo vedo girarsi e ritornare nella struttura da cui siamo appena usciti.
L'aria nell'abitacolo è impregnata dal suo odore.

Trascorre qualche minuto e in questo silenzio non posso fare altro che ascoltare i miei pensieri:
Sarà sicuramente arrabbiato con me e non posso dargli torto. Ma non posso nemmeno dargli ascolto, perché se voglio scoprire la verità devo diffidare di tutti, soprattutto di chi come Jeff la conosce e impedisce che io la possa trovare.
Alzo gli occhi dalle mie mani intrecciate e appoggiate sulle cosce, per dare uno sguardo alla strada dal vetro posto di fronte a me. Un piccolo gattino bianco si sta avvicinando alla macchina.

Chissà come ha fatto a capire dove sono...

Non appena si avvicina abbastanza apro la portiera mentre lui inizia ad agitare la codina e il sederino per prepararsi al balzo. Un attimo più tardi lo ritrovo adagiato sulle mie gambe. 'Desidero che la mia caviglia guarisca' e per la seconda volta il dolore sparisce.

Vedo Jeff uscire dall'edificio con un borsone firmato 'Arcadya', ovvero il nome della palestra e due zaini.
Nell'entrare in macchina dice: "D'ora in poi ti allenerai con noi il martedì, il mercoledì e il venerdì. Tieni.", afferma porgendomi il borsone, "Questo è tuo e dentro ho messo i tuoi vestiti.".

Vorrei dirgli tante cose, ma dalla mia bocca esce solo un misero "Grazie", seguito da un desiderio, solo pensato, che in un baleno scambia la divisa che ho indosso con i precedenti vestiti.
Il ragazzo mette in moto la macchina e il micio salta sul sedile posteriore per non farsi schiacciare dal borsone.

"E lui cosa ci fa qui?",

"Non lo so. Credo mi abbia trovata... In qualche modo", rispondo sbigottita dall'improvvisa acidità di Jeff,

"Sì, certo. T.R.O.V.A.T.A", replica scandendo ogni singola lettera.

***

Solo quando ci fermiamo mi rendo conto di non trovarmi davanti alla mia casa, ma ad una colossale villa.
Durante l'intero tragitto ero troppo impegnata a pensare tra me e me o guardare di sfuggita Jeff e non ho badato ad osservare fuori dal finestrino:

"Jeff dove mi hai portata?", domando confusa,

"Benvenuta nella mia dimora, Emma", afferma lui,

"Cooosa?! La tua dimora? E tu ci abiti da solo in questa specie di palazzo?!,

"Già, diciamo che è il regalo di un gentile signore",

"Da quando i signori gentili si mettono a regalare case?", domando sarcastica,

"Comunque Cora ha in mente di trasferirsi qui, ma Audrey no... Perciò...",

"Senti Jeff", lo interrompo, "Io dovrei studiare per una ricerca con Cora. Perciò dimmi se c'è un motivo per cui mi hai portata qui oppure portami da lei", assumo un tono deciso.

Purtroppo tra me e il ragazzo corvino ci sono diverse questioni lasciate in sospeso e penso che sia sbagliato stare insieme facendo finta di niente. Come se non mi stesse nascondendo qualcosa, come se non mi avesse baciata.

"Lo so. Per questo ho detto a Cora di raggiungerci qui da me. Intanto dimmi... Come facevi a sapere che mi alleno all'Arcadya?", domanda facendomi entrare in casa e portandomi verso il soggiorno.

MAKE a WISH and GO TO SLEEP #wattys2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora