9- UN WEEKEND DI RICORDI

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È trascorsa una settimana da quando i tre gelati fluttuanti sono atterrati al suolo, da quando la mia vita é cambiata radicalmente:

Ogni mattina, la mia riluttanza nello svegliarmi presto, viene sostituita da un desiderio che mi da l'energia necessaria per l'intera giornata e da un altro che mi permettere di non correre dietro al pullman come una pazza. Di conseguenza, a scuola riesco a mantenere un' eccellente concentrazione.

Tutti i pomeriggi pranzo con Jeff e Cora, i quali successivamente mi insegnano a gestire le emozioni, a esprimere i desideri nel modo corretto e ogni volta imparo qualcosa di nuovo sulla collana.

Ho deciso di intraprendere questo viaggio con loro perché, l'accrescere delle mie abilità mi permettere di ricomporre il puzzle della memoria. Infatti quella strana luce rossa che ha attraversato le mie vene, raggiungendo la testa e facendomi perdere i sensi, mi ha permesso di riacquistare molti ricordi anche se in forma di immagini sconnesse.

Una volta tornata a casa mi getto nello studio fino all'ora di cena, dopodichè guardo un po' di televisione insieme a mio padre e, prima di andare a dormire, segno in un libricino, tutto ciò che ho appreso sul ciondolo il giorno stesso e i nuovi, ma al contempo vecchi, ricordi che talvolta appaiono nella mia mente.

Infine ripongo la collana nel cassetto del comodino e sprofondo nel letto, tra la morbidezza del materasso e del piumone, per entrare nel mondo dei sogni, nel quale ultimamente avverto angoscia.

La mia vita sembra aver preso una svolta serena, che mi permette di essere abbastanza in equilibrio in una routine che non mi dispiace affatto.

***

Oggi é sabato e come deciso, Cora e Audrey sono venute a trascorrere il weekend a casa mia.

Sulla mia amica ho rammentato diversi momenti: ad esempio io e lei che ci siamo immerse nel mare vestite, l'attimo in cui sorride giocosa mentre mi spruzza l'acqua salata; oppure quando abbiamo litigato, nel giardino di fronte alla mia casa.
Avverto ogni sensazione: dall'acqua gelida e la salsedine, che inonda le mie narici insieme all' euforia, alla delusione e immensa tristezza che hanno avvolto il mio cuore in una morsa così dolorosa da stringere il petto con le unghie, piangendo.

Mi fido di lei e so quanto é stata importante.

Sono riaffiorati molti ricordi riguardanti la mia vita in generale, la mia famiglia, la mia infanzia, ma nulla su Jeff, Britney e la collana.

"Emma, ehi, ci sei? Terra chiama Emma, ripeto, Terra chiama Emma. La base non avverte segnale, l'abbiamo persa" dice Cora gesticolando di fronte al mio viso, insieme a Audrey,

"Ferme ragazze ero solo incantata" spiego a fatica cercando di resistere al solletico che adesso entrambe mi stanno facendo alla pancia e al collo,

"No, adesso patirai finché non accetti di provarti il vestito rosa-fluo" Dicono a una voce le ragazze,

"Va bene, va bene, ma questo é l'ultimo"

Finalmente mi permettono di ricompormi e di afferrare l'indumento. È orribile e le smorfie sul mio volto confermano i miei pensieri alle altre.

"Lo hai appena promesso!" insiste Audrey.

É una ragazza davvero simpatica e decisamente simile alla sorella, sia nel carattere, sia esteticamente, tranne per il fatto che i suoi capelli sono liscissimi e di un biondo un po' più scuro.

"Ragazze la cena è pronta! Scendete" annuncia mio padre e lo ringrazio interiormente per avermi salvata.

Una volta scese ci sistemiamo attorno al tavolo e mio padre esce dalla cucina, portando un'enorme ciotola strabordante di tagliatelle al ragù.

Sono così buone che dopo dieci minuti è già vuota e ci rilassiamo a peso morto sulle sedie per chiacchierata. O meglio, mio padre inizia a fare il terzo grado alle sorelle:

"Allora belle, come mai avete scelto questo liceo?... Non volete seguire le orme dei vostri genitori?... Deve essere bellissima l'Europa! Tesoro, dovremmo andarci; la prossima estate ti prometto che visiteremo Parigi!... Venite qua ogni volta che desiderate, non c'è nessun problema, mi piacete" .

E poi, con un sonoro 'aaaah' seguito da un ' Ah. Ah. Ah. ' continua raccontando aneddoti imbarazzanti sulla mia infanzia:

"Avreste dovuto vedere Emma come era imbranata da piccola, cadeva ogni tre per due! Per esempio, quando aveva quattro anni siamo andati a casa di una vecchia amica e poco prima di mangiare, se ne stava a dondolarsi e arrampicarsi su di un'altalena situata in mansarda. Non si sa come é caduta e come un siluro é ruzzolata lungo tutte le scale a chiocciola. E non si é fatta nulla! E poi c'è stata quella volta in cui..." ,

"Ok, papà basta. Noi torniamo di sopra" lo blocco cercando una via di fuga.

Nonostante la situazione di disagio, sono contenta che mio padre sia rilassato e raggiante, ha bisogno di distrarsi e quasi mi dispiace di lasciarlo qui da solo.

La serata trascorre tranquilla e alla fine optiamo per un film horror, scelto pigiando casualmente sulla lista proposta di un sito streaming: narra di alcuni avvistamenti di fantasmi in un castello e della possessione della principessa di questo.

É talmente terrificante che lo interrompiamo a metà.

Prima di andare a dormire ci muoviamo in branco per raggiungere il bagno, cambiarci e tornare sul letto.

"Emma, dovresti toglierti la collana. Poi te lo dimentichi e finisce male." mi ricorda la mia migliore amica.

Faccio come dice.

Dopo un' ulteriore ora dedicata a spettegolare sui bei ragazzi della scuola, nessuna ha più il coraggio di andare nei propri sacchi a pelo, così sprofondiamo abbracciate nel sonno.

***

Mi sveglio. Sono le quattro di notte e ho il collo intorpidito.
Mi sento molto accaldata, perciò mi libero dalle braccia e dai piedi di Cora e Audrey e mi dirigo verso il bagno.

Accendo la luce, chiudo la porta, mi rinfresco il volto e bevo un po' d'acqua del rubinetto.

Prendo l'asciugamano e vi nascondo il viso, strofinando.
Per un breve istante sono immersa nel buio e non appena scopro nuovamente gli occhi, l'oscurità mi avvolge ancora.

Posteriormente a un attimo di terrore, che mi costringe a restare immobile, recupero quel po' di coraggio che mi permette di allungare il braccio verso l'interruttore della lampada posizionata sopra lo specchio.

L'orrore che mi si presenta di fronte mi fa raggelare il sangue e sbiancare: il mio riflesso punta le sue iridi nelle mie e con uno sguardo malsano inizia a sorridere, sforzando, ogni secondo di più, i muscoli nell'allungare quelle labbra che da rosee assumono un colore cadaverico.

Per qualche strano motivo la mia testa é costretta a restare nella medesima posizione.

Chiudo gli occhi, li strizzo e inizio a pizzicarmi, nel tentativo di scoprire che é solo un brutto sogno, ma invano.

Resto così, nella speranza che tutto ciò svanisca, quando ad un tratto degli strani rumori, provenienti dallo specchio, iniziano a preoccuparmi, ma la paura mi suggerisce di non guardare.

Porto la mano al collo e solo in quel momento realizzo che la mia collana non c'è.

Il silenzio torna a regnare.

Faticosamente trovo la speranza necessaria a riaprire gli occhi, ma prima che ciò accada, il suono dello scorrere di dita lungo uno specchio bagnato mi spaventa a tal punto da spalancarli di colpo.

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