22-IL MIO GUARDIANO

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Camminare in groppa ad un micio, avendo le dimensioni della fatina di Peter Pan, non rappresenta di certo la normalità agli occhi dei comuni esseri umani.
Così Ian ed io decidiamo di correre tra l'erba e le piante che affiancano in ogni punto, le strade di questa città.
Nessuno mi nota.

Sbuchiamo in un pezzo isolato di spiaggia, dove il vento gelido passa con forza tra le rocce, cantando.
Prima di venire scaraventata da qualche parte dalla potenza dell'aria, vedo Ian trasformarsi: gli occhi diventano più piccoli e mascolini, la pelliccia scompare ritirandosi, come se il pelo risbucasse dallo strato di pelle interno. Le sue ossa crescono con una velocità sorprendente e non si avverte il rumore, lo scricchiolio di queste, quando si spezzano per modificare la loro forma.  Il processo termina rapidamente e non posso fare altro che chiedermi se modificare così tanto il proprio corpo, comporta dolore...

Mi infilo nel suo taschino e lui si siede sulla sabbia fredda, appoggiando entrambe le mani su essa, poco dietro la schiena.
Il suo volto è rilassato e i suoi occhi ammirano il mare, mentre sento sotto di me i suoi polmoni riempirsi d'aria.

Quando l'ho visto parlare con Jessy, ho sentito lei accennare al fatto che mia madre ha fatto 'la cosa giusta' e poco prima stavano parlando di prigionia... Forse sono davvero un'assassina. Ho bisogno di saperne di più.

"I-ian..", chiedo esitante, forse in parte per il freddo, "Tu in che rapporti sei con Jessica? Voglio dire... lei è fastidiosa... No, cioè volevo dire che non è carina. No... non volevo dire questo. Oh insomma, capisci che intendo?",

Fantastico, non so più parlare,

"Tranquilla bambolina, non offendi me. Tempo fa io e lei stavamo insieme, ma poi ho capito di non essere più innamorato e ci siamo lasciati. Tutto qui. Perché vuoi parlarne?", domanda sorridendomi di sbieco e ammiccando con l'occhio,

"Non fare il fighetto! Vorrei solo sapere come fa quella! Cioè, lei... a sapere cose su di me o mia mamma e vorrei sapere come mai tu mi hai tenuto nascosto di essere un gatto", spiego divertita, ma al contempo decisa ad ottenere una risposta,

"Be, Non mi è permesso parlarne e non dovevi scoprirlo, ma ormai...
Hai capito che io sono il tuo Guardiano e ho l'obbligo di custodire te e la tua collana. Esistono diversi tipi di Guardiani e tramite l'addestramento si impara a proteggere il pupillo. Noi nasciamo con un dono, ovvero possiamo instaurare un legame forte attraverso emozioni, oggetti, formule magiche e ciò, nel mio caso, mi permette di sapere sempre dove sei, cosa provi e se qualcuno ti attacca, posso assorbire i danni da te subiti; sia fisici, sia psicologici, ma per gli ultimi è più complicato.".

Non so ancora bene di che cosa stia parlando Ian e trovo che tutto quello che sta accadendo sia assolutamente strano e impossibile, ma ho deciso io stessa di cercare la verità e adesso che ho fatto un primo passo verso la conquista, lo ascolterò.

La vita da Guardiano sembra impegnativa e dolorosa; sembra comportare numerosi sacrifici; è come rinunciare alla propria vita per mettersi al servizio di qualcuno ritenuto degno di essere salvato.

"Grazie Ian... non me lo aspettavo. Ma perché non mi era concesso conoscere la tua indentità? E cosa hai usato per legarti con me?",

"Dovevi credere che fossi un ragazzo normale, in questo modo potevo passare inosservato mentre standoti vicino per le strade o a scuola. Inoltre...", afferma fissando i granelli di sabbia e disegnando col dito linee ondulate, "Lui sapeva che se tu lo avessi saputo mi avresti riempito di domande... Per quanto riguarda il legame non c'è nulla di importante da sapere, ciò che conta è riuscire a proteggerti. Lo dobbiamo fare tutti.".

Sento il suo cuore dal taschino della maglia e dopo le ultime parole il suo battito accelera. Incrocia le dita delle mani, piega le ginocchia e poggia i gomiti su queste.
Avverto il suo disagio e per quanto desideri saperne di più, concludiamo serie di domande.

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