Capitolo 1 - Il Modo Più Veloce Per Farsi Scoprire

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Attenzione! 

La nuova versione de "Il figlio della prof" è ora un romanzo. Trama completamente rinnovata ma sempre Massi e Vale a farvi sognare. Il titolo è "La filosofia di Zorba" disponibile su Amazon, Mondadori, Feltrinelli, Ibs e tutte le piattaforme online sia in formato cartaceo che digitale. E' anche possibile ordinarlo in librerie come Mondadori e Feltrinelli.



Prologo

La mia vita? Un'eterna e incontrollabile serie di eventi catastrofici. Odio il mio Liceo, odio il fatto di essere sfortunata, odio la maggior parte dei miei professori, e fino a poco tempo fa odiavo i due ragazzi più popolari della scuola. Il mio odio per loro è venuto a mancare quando sono diventata la migliore amica del più bello e lafidanzata segreta del più stupido. Li odiavo così tanto che alla fine non ho potuto fare a meno di avvicinarmi a loro per riuscire a conoscerli, anche se la maggior parte della conoscenza è avvenuta contro la mia volontà. Il mio ragazzo, inoltre, è anche il figlio della mia professoressa di scienze. Questo è il motivo della segretezza della nostra relazione. Che cosa accadrebbe se la professoressa che mi detesta di più scoprisse che il suo adorato, unico e intelligente figlioletto ha finito con l'innamorarsi di... me? Non ci voglio neanche pensare. Fino a quando sarò un'alunna di Lucifero non posso permettere che si sappia la verità su me e il "figlio della prof". Eppure non pensavo che il mio piano di segretezza avrebbe quasi rischiato di mandare all'aria tutto ciò per cui avevo lottato.
Niente poteva più separarmi dall'amore della mia vita. Niente tranne, forse, il primo amore della mia vita... 



La Prudenza E L'Amore Non Sono Fatti L'Una Per L'Altro:
Via Via Che Cresce L'Amore, La Prudenza Diminuisce
François de La Rochefoucauld



Capitolo 1: Il Modo Più Veloce Per Farsi Scoprire

-Sono tornata! Massi ci sei?-
Cosa?! Fermi tutti! Spalancai gli occhi e cercai di fare mente locale. Ero in una stanza che non era la mia, stesa su un letto che non era il mio, e con una mano infilata sotto le mie mutandine che non era la mia. Alzai lo sguardo e degli occhi verdi con delle calde pagliuzze grigie mi stavano scrutando.
Lanciai uno sguardo veloce ai miei vestiti: la camicetta era sbottonata e il reggiseno sganciato, mentre la lampo dei jeans era del tutto tirata giù.
-Dimmi che quella che ho sentito non era la voce di tua madre?- chiesi con tono di supplica.
-E' lei purtroppo.-
-Ma avevi detto che sarebbe tornata tardi stasera-, dissi con tono di rimprovero.
A quel punto il ragazzo che fino a poco prima stava steso su di me si alzò di scatto e, prendendo la maglietta che era finita sul pavimento quando io ero troppo immersa nel mio mondo di passione per rendermene conto, la infilò in fretta.
-Massi? Ci sei?- sentii di nuovo quella voce.
-Sì, mamma. Avevo l'ipode al massimo, scusa-, disse lui afferrando le mie scarpe e lanciandole nell'armadio.
-Presto, va là dentro!- mi ordinò con un filo di voce indicando l'armadio.
-Cosa?!- esclamai incredula.
-Non fare storie...-, mi supplicò lanciando sguardi alla porta della sua stanza.
Aveva ragione. Non potevo permettermi di fare la schizzinosa in un momento del genere. Non avevo alcuna intenzione di lasciare che la D'Arcangelo scoprisse quello che stava per accadere in quella stanza, ma soprattutto non potevo permettere che vedesse proprio me in quella stanza, da sola con suo figlio.
-Questa cosa mi sa tanto di telefilm-, mormorai incrociando le braccia mentre Massi mi aiutava a entrare nell'armadio. –E' da non credere.-
Lui mi sorrise e mi diede un delicato bacio sulle labbra. Era solo un piccolo bacio, leggero come una piuma, ma appena avvertii le sue labbra sulle mie ci mancò poco che prendessi fuoco.
-Resisti, cercherò di liberarmi in fretta di lei.-
Annuii con la faccia di una che probabilmente stava pensando "tutto quello che vuoi, baciami ancora e potrei fare il giro del mondo di corsa!" Lui mi sorrise ancora ammiccando, sicuro di sé come sempre, e il mio cuore cominciò a battere a una velocità indecente.
Esattamente in quel momento la porta della sua stanza si aprì e lui chiuse in fretta l'armadio prima che qualcuno potesse vedermi.
-Cosa stai facendo?- chiese la D'Arcangelo con voce sospettosa.
-Volevo farmi una doccia...-, cercò di spiegare lui.
L'armadio non era perfettamente chiuso così, grazie ad uno spiraglio, potei vedere l'espressione della D'Arcangelo che si distendeva. Aveva creduto alla balla della doccia! Che fortuna sfacciata!
-Hai dormito nel pomeriggio?- chiese lei guardando il letto disfatto.
-Io...Sì. Ero stanco e ho deciso di riposarmi un po'. Com'è andata a scuola?- Massi iniziò a riordinare il letto. Aveva subito cercato di distogliere l'attenzione della madre da lui, e dal luogo del misfatto.
La D'Arcangelo si passò una mano sul collo con un gesto stanco e sbadigliò.
-Come al solito, sono stanca morta. Gli incontri genitori-insegnanti mi distruggono sempre. Ogni volta c'è una fila chilometrica fuori dall'aula e si lamentano pure se li liquido con poche parole. Se i figli hanno voti alti stanno lì a lodarli per ore, se sono sotto la sufficienza mi tediano con tutte le loro preoccupazioni. Mica è colpa mia se i loro figli non studiano, io ho la coscienza a posto perché faccio sempre il mio dovere.-
Sì, con interrogazioni a sorpresa il sette gennaio e facendo domande assurde. Quanto sarei voluta uscire dall'armadio e gridarle in faccia quelle parole!
-Hai ragione mamma, però prova a metterti nei loro panni. A te è andata bene perché io sono un ragazzo responsabile che studia costantemente. Pensa a come ti sentiresti se tornassi a casa puntualmente con dei voti pessimi, se mi drogassi o se facessi lo stupido. Devi considerare anche questo.-
La D'Arcangelo guardò per un attimo il figlio e poi sorrise.
-Come al solito sei sempre più diplomatico e riflessivo di me, a volte la mia istintività mi porta a fare la figura della stupida. Dovrei imparare a contare fino a dieci prima di parlare.-
Tanto non lo avrebbe mai fatto. La professoressa Claudia D'Arcangelo, la mia insegnante di scienze, soprannominata Lucifero da alunni venuti molto prima di me, era niente popò di meno che la madre del mio ragazzo, Massimiliano Draco. Dell'unica persona esistente al mondo che amassi con tutte le mie forze, come se fosse stata una parte fondamentale di me, una metà del mio stesso cuore.
Ci amavamo, o almeno lo facevamo non in pubblico. All'interno di quelle quattro mura decadenti del Liceo Classico Virgilio di Lecce, Massi ed io dovevamo essere visti come degli estranei. Avevamo calcolato tutto con molta cura, dato che avevamo anche una finta fidanzata da usare a nostro piacimento. Delia Barton, una spilungona bionda italo-americana, mi era stata antipatica appena conosciuta, ma poi era diventata una delle mie più care amiche e ci aiutava volentieri. Ufficialmente era lei la sua ragazza, a scuola si facevano vedere insieme il più possibile, ma appena trovavamo un luogo lontano da occhi indiscreti, riprendevo il posto che mi spettava.
Era una situazione piuttosto assurda che non tutti trovavano normale. Il primo ad affermare che fosse un'idea idiota quella di tenere nascosta la nostra relazione era proprio Massi, seguito a ruota dal suo migliore amico, Marco Iovine. Marco era il ragazzo più bello dell'intero liceo, Massi era secondo dopo di lui, ma da qualche settimana la sua popolarità era venuta meno a causa della relazione instaurata con una delle mie migliori amiche, Amelia Tarantini.
In pochi mesi erano accadute tante di quelle cose che al solo pensiero mi girava la testa, mi sentivo oppressa da tutti quei cambiamenti, per certi versi anche assurdi.
Avevo sempre odiato Massi, e me ne ero innamorata.
Marco Iovine mi era sempre stato antipatico, ed era diventato il mio migliore amico.
E come se non bastasse anche le mie migliori amiche erano cambiate tanto in quegli ultimi mesi.
Amy era passata dall'essere possessiva verso il fratello minore Luca e odiosa verso Marco, al concedere al primo di far parte di una band e di avere una ragazza e all'innamorarsi perdutamente del secondo. Mentre Martina Giuliani, una ragazza che conoscevo da tutta la vita, si era lasciata abbindolare da un ragazzo che l'aveva quasi violentata e si era rinchiusa in una strana bolla di depressione.
Era proprio questo che mi faceva seriamente imbestialire. La mia amica non meritava di soffrire, lei era una persona meravigliosa, gentile e dolce, e quel mostro di Christian Corradi l'aveva resa quasi... arida. Sorrideva di rado e parlava anche meno. Avevamo provato di tutto per farla tornare quella di prima ma forse era solo questione di tempo o almeno lo speravo con tutte le mie forze.
In tutto ciò si doveva anche aggiungere un'altra folle idea di quell'idiota del mio ragazzo: voleva conoscere i miei genitori. Ormai non parlava d'altro. Sosteneva che il fatto che io non volessi dire a sua madre che ci frequentavamo non avesse nulla a che fare con il dirlo ai miei... Illuso. Non conosceva quell'amabile uomo che era mio padre.
Ero la sua unica e adorata figlia, e fin da piccola mi aveva sempre detto che non avrei mai dovuto avere un ragazzo prima dei trent'anni. Molti padri lo dicono per scherzare, il mio no.
Non avevo difficoltà nel dire che mio padre era l'uomo della mia vita, era proprio tutto quello che cercavo in un ragazzo, e dovevo anche ammettere che alla fine ero stata accontentata. Non lo avevo notato subito, forse perché avevo conosciuto il vero Massimiliano Draco solo da poco tempo, ma lui e mio padre erano caratterialmente due gocce d'acqua, e questo mi spaventava. Mio padre non avrebbe mai accettato Massi come mio fidanzato, lo sentivo, e questo avrebbe indispettito Massi a tal punto dal cominciare a odiare mio padre. Proprio per questo volevo assolutamente evitare che si conoscessero, almeno fino a quando non fosse stato davvero inevitabile.
Meglio contenere i danni finché ce n'era la possibilità.
Probabilmente agli occhi di Massi dovevo sembrare una pazza che aveva paura persino di dire a suo padre che aveva un fidanzato ma io avevo le mie ragioni, esattamente come avevo i miei motivi nel non volere che la D'Arcangelo venisse a sapere di noi. Nel primo caso lo facevo per l'incolumità di Massi- mio padre lo avrebbe squartato- e nel secondo caso lo facevo per la mia di incolumità- Lucifero mi avrebbe reso la vita un vero e proprio Inferno, o almeno la mia vita scolastica di sicuro.
Vidi la D'Arcangelo sbadigliare sonoramente e sedersi con calma sul letto di Massi stiracchiandosi con aria stanca. Avevo il terrore che potesse accorgersi della mia presenza, o dello spiraglio dal quale stavo osservando la scena. Fortunatamente era una persona troppo distratta per notare dei dettagli così insignificanti.
-Come vanno le cose con Delia?- chiese a un tratto mentre Massi la guardava stupito. Sapevo che il cervello del mio ragazzo stava cercando il modo più efficace e meno sospetto possibile per riuscire a cacciare la madre dalla stanza. Dalla sua espressione sorpresa capii subito che non aveva idea di cosa rispondere e sperai con tutto il cuore che riuscisse a imbastire una storia plausibile, non sapevo fino a che punto fosse in grado di improvvisare e di mentire a sua madre.
-Ah, be'... Va tutto bene-, rispose lui con voce piuttosto normale. –Come mai questa domanda?-
-Non lo so-, la D'Arcangelo alzò le spalle con semplicità. –E' solo che prima veniva qua da noi più spesso e a scuola stavate sempre insieme. Da qualche settimana a questa parte mi sembrate un po' più distanti. Quindi ho pensato che forse le cose tra voi non stessero andando più tanto bene.-
Accidenti! Nonostante il mio brillante piano per fare in modo che non ci scoprisse, la prof stava cominciando a sospettare qualcosa.
"Ti prego Massi, inventa una spiegazione plausibile! Ti scongiuro!" pensai disperata mentre non riuscivo neanche più a respirare, sentivo la tensione del momento opprimermi lo stomaco.
-Ma figurati, le cose con Delia vanno benissimo-, disse subito lui con tono leggero e tranquillo, per fortuna le sue doti di attore erano sempre impeccabili. –E' solo che sta per finire il quadrimestre quindi entrambi siamo impegnati con lo studio e le occasioni per vederci non sono tante. Va tutto bene...-
Mi sentii sollevata come mai mi era successo in tutta la vita.
-Capisco-, rispose la D'Arcangelo con un sorriso. –Sono proprio contenta.-
Se l'era bevuta alla grande e non poteva andare meglio di così.
-Sai-, continuò lei con un sorriso dolce. –Mi piace molto Delia. Devo ammettere che io e sua madre avevamo sempre sperato che tra voi due potesse nascere qualcosa un giorno.-
Quelle parole, mi attraversarono con la violenza di un fulmine.
-Non credo che potrei mai immaginare un'altra ragazza al posto di Delia. Spero che non accada, ma se un giorno doveste lasciarvi, probabilmente, odierò la tua nuova ragazza, mi trasformerò in una suocera di quelle davvero pesanti e insopportabili.-
Massi la guardò raggelato mentre lei ridacchiava divertita.
Quella che stava peggio ero io. Non solo avevo sempre saputo di non andare a genio alla D'Arcangelo ma adesso avevo anche avuto la conferma che, nel momento in cui, si sarebbe accorta che io e suo figlio stavamo insieme avrebbe deciso di odiarmi ancora di più.
-Non dire stupidaggini, mamma-, intervenne Massi con sguardo serio. –Non sarai di certo tu a decidere chi devo amare. Lo sai che sono testardo e ottengo sempre quello che voglio, quindi se un giorno m'innamorerò di un'altra ragazza, tu la tratterai esattamente come adesso fai con Delia. E' davvero infantile questa storia della suocera rompiscatole e odiosa che hai tirato fuori.-
La D'Arcangelo alzò le spalle divertita.
-Nella vita non si può mai sapere, magari diventerò davvero una suocera rompiscatole. Dopotutto madre rompiscatole lo sono già, il passo è breve per diventarlo anche come suocera, no?-
Guardò il figlio per qualche secondo e poi iniziò a ridere. Pochi istanti dopo Massi non poté evitare di seguirla a ruota, mentre io continuavo a sentirmi uno schifo.
Avevo sempre saputo che non sarebbe stato facile dire tutto alla D'Arcangelo ma adesso che ne avevo ricevuto la conferma dalle sue stesse labbra mi sentivo agitata e delusa. Pensavo che forse avrei trovato un modo per farmi accettare da lei ma ormai la vedevo davvero dura. Che cosa potevo fare per apparire ai suoi occhi come una degna sostituta di Delia? Quella ragazza non solo era bella, intelligente e simpatica, ma era anche la figlia della sua migliore amica. Era logico che sperasse di poterla accogliere un giorno nella sua famiglia, ed io sarei stata vista solo come un ostacolo per la realizzazione di quel progetto.
Cavolo! Crescere faceva davvero schifo e non mi piaceva per niente.
Non mi ero mai sentita così stressata e sotto pressione come in quelle settimane in cui ero stata la fidanzata segreta di Massi. Non potevo negare di amarlo e che stare con lui era qualcosa di meraviglioso, che mi completava e di cui non potevo fare a meno. Ma sarei stata in grado di sopportare quella situazione così a lungo? Sarei riuscita a non farmi travolgere dallo sconforto? Sarei riuscita a non rinunciare a lui pur di tornare ad avere una vita normale e tranquilla?
Il solo fatto che stessi cominciando a pormi certe domande mi preoccupava. Non potevo fare a meno di Massi. Sentivo di essere in un certo senso destinata a stare con lui come se niente potesse dividerci ma allo stesso tempo avevo come la sensazione che la nostra storia fosse costantemente in bilico, su un filo teso che rischiava in continuazione di spezzarsi o di essere tagliato da una forza più forte dei miei sentimenti, dei suoi sentimenti...
In quel momento, chiusa nel suo armadio, con la camicetta ancora sbottonata mi resi veramente conto, per la prima volta, di quanto il futuro mi spaventasse. Di quanto il timore di perderlo e di perdere quei sentimenti che mi facevano sentire così bene fosse radicato in me, fino nell'anima.
-Se non ricordo male oggi dovevo lavare la tua tenuta per la palestra. Il borsone è nell'armadio, vero?-
Quelle parole mi raggiunsero come se fossero state pronunciate al rallentatore ma solo una arrivò completamente al mio cervello: armadio. La D'Arcangelo aveva intenzione di aprire l'armadio?! Lo stesso armadio in cui io ero entrata per evitare che mi vedesse?!
Signore cosa ho mai fatto di male per meritare tanta sfortuna?!
-No-, disse Massi parandosi davanti all'armadio, e quindi davanti a me.
-Che c'è?- chiese la madre sorpresa.
-E' che... Questa settimana non sono andato in palestra quindi non c'è nulla da lavare-, una scusa buona, ma io non ci sarei cascata e dubitavo che lo avrebbe fatto Lucifero.
-Ma se ci sei andato due giorni fa. Guarda che per il momento la memoria mi funziona-, disse la madre con tono sospettoso.
-Hai ragione-, rispose Massi ridendo. –Forse riposarmi durante il pomeriggio non mi fa poi così bene.-
Si voltò verso l'armadio-quindi verso di me- e mi fece l'occhiolino. Aveva un piano? Possibile che avesse escogitato un modo per evitare che sua madre mi vedesse?
-Prendo il borsone-, disse camminando verso di me.
Con gli occhi guardò prima giù e poi mi fece un cenno verso la sua destra, quindi la mia sinistra.
Non capii subito cosa volesse che io facessi ma, quando abbassai lo sguardo, vidi un borsone e allora non ci misi troppo ad afferrare quale fosse il suo piano.
Con un gesto veloce ma silenzioso, feci scivolare il mio piede destro accanto al borsone e lo spinsi il più possibile a sinistra mentre io mi rannicchiai completamente sul lato destro dell'armadio.
Massi si avvicinò e aprì l'anta sinistra, prese con calma il borsone proprio per non fare vedere a sua madre che aveva fretta di richiudere l'armadio e poi si voltò dandole gli indumenti che erano contenuti nel borsone. Non richiuse completamente l'anta sinistra, in modo che la D'Arcangelo non avesse davvero alcun tipo di sospetto latente.
-Bene-, disse lei afferrando gli indumenti che Massi aveva tirato fuori dalla sacca. –Metto questi in lavatrice e preparo la cena.-
-Sto morendo di fame-, annunciò Massi con un sorriso.
Intanto io me ne stavo immobile terrorizzata dall'idea che la D'Arcangelo potesse ancora cercare un modo per guardare nell'armadio ma alla fine uscì dalla stanza e Massi non esitò a chiudere la porta a chiave.
Si precipitò verso l'armadio e aprì l'anta dietro la quale mi nascondevo io.
I suoi occhi incontrarono i miei ma c'era qualcosa di strano: il suo sguardo era preoccupato, come se stesse guardando la cosa che più lo faceva soffrire al mondo.
Solo in quel momento mi resi conto che delle lacrime avevano cominciato a solcarmi il viso. Stavo piangendo e non me ne ero neanche resa conto. Odiavo piangere e soprattutto detestavo lasciarmi andare davanti a qualcuno, ma con Massi non ce la facevo a tenermi tutto dentro, lui riusciva a tirarmi fuori tutto prima che io potessi bloccarlo o almeno filtrarlo.
Le parole della D'Arcangelo mi avevano ferita e non potevo nasconderlo, non a lui.
-Mi odia-, mormorai mentre le lacrime mi annebbiavano la vista e il cuore. –Già lo sapevo ma ascoltare quei suoi discorsi su Delia mi ha fatto sentire come l'intrusa della situazione.-
Massi mi guardò per un lungo istante e poi afferrandomi per un polso mi attirò a sé stringendomi con forza.
-Mia madre può pensare quello che vuole-, mi sussurrò lasciandomi un bacio tra i capelli. –Io amo te e non credere che smetterò di amarti solo perché mia madre vuole che io stia con Delia. Non puoi pensare che mi arrenderò così facilmente.-
Continuavo a piangere senza trovare un modo per smettere, e il corpo di Massi era caldo a contatto con il mio, talmente caldo che lo sentivo quasi fin dentro le ossa.
Si allontanò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
Posò una mano sulla mia guancia e con delicatezza cominciò ad asciugare le lacrime che pian piano stavano diminuendo. Il suo tocco era lento e il suo sguardo mi accarezzava il volto con una dolcezza tale che il cuore cominciò ad aumentare i battiti. Massi era il mio telecomando personale per attivare le tachicardie.
-Tu sei mia, mettitelo in testa una volta per tutte-, stava ancora sussurrando. Adoravo il tono della sua voce quando sussurrava, era così calda e invitante per non dire che scatenava nella mia mente scene da vero e proprio bollino rosso. –Non permetterò che qualcosa si metta tra noi. Né tuo padre né tantomeno mia madre m'impediranno di amarti e di essere felice con te.-
Mi strinse ancora di più e le sue mani si posarono sulla mia schiena, sotto la camicetta che era ancora sbottonata. Erano così calde e forti, mi sentivo sempre al sicuro tra le braccia di Massi. Avevo ancora paura che qualcosa ci avrebbe separato un giorno ma in quel momento non ci volevo pensare. In quel momento eravamo solo lui ed io.
Sollevai il viso e incontrai i suoi occhi verdi, dolci e luminosi. Quante volte mi ero persa in quegli occhi, quante volte il solo fatto di poterli incontrare mi aveva reso la ragazza più felice dell'Universo, quante volte avrei voluto gridare al mondo che quegli occhi erano solo miei e che io avrei permesso solo a loro di guardarmi. Tante volte, ma mai abbastanza per il mio cuore.
Mi avvicinai al suo viso e lui con delicatezza posò le sue labbra sulle mie. Senza fretta, senza foga... Quello era uno dei nostri baci d'amore, uno dei nostri baci consapevoli, senza passione o desiderio, privi di qualsiasi malizia ma colmi di tutti i sentimenti che ci permeavano e ci attiravano l'uno verso l'altra.
Le mie mani finirono dietro al suo collo e mi divertii a giocherellare con i suoi capelli biondi che mi solleticavano le dita mentre i nostri corpi sfregavano l'uno contro l'altro e i nostri cuori battevano sempre più veloci.
Avvertii le mie guance che cominciavano ad arrossarsi per il calore emanato dai nostri corpi e inarcai la schiena per permettere al mio corpo di aderire ancora di più contro quello di Massi.
Le nostre labbra si dischiusero lentamente, molto lentamente, per assaporare ogni attimo e ogni minimo istante. Le lacrime continuavano a scendere lungo le mie guance ma queste erano lacrime diverse: non sapevo come ci riusciva, ma quel ragazzo era in grado di trasformare ogni mia emozione in realtà. Quelle lacrime scendevano perché io ero felice e in quel momento era il modo più diretto che il mio corpo aveva per dimostrarlo. Quando ero con Massi non avevo più freni: riusciva a farmi imbestialire, riusciva a farmi piangere, riusciva a rendermi felicissima, riusciva a sciogliere ogni mia cellula di cinismo. Lui era l'unico in grado di farmi sentire così amata e così al sicuro. Lui era il mio Massi e questo non sarebbe mai cambiato... Mai!
Il bacio si fece più profondo mentre una mano di Massi risaliva lungo la mia schiena con delicatezza e raggiungeva il gancetto del mio reggiseno. Non potevamo proprio stare lontani, appena ne avevamo l'occasione finivamo con il fare l'amore.
Aveva quasi sganciato il reggiseno quando...
-Massi! Ti vanno bene spezzatino e insalata di patate per cena?- chiese la D'Arcangelo gridando dal piano di sotto.
Massi si staccò da me e sbuffando gridò un sì.
-E' meglio se me ne vado-, sussurrai con un sorriso. –Altrimenti stasera rischiamo davvero che ci scopra.-
Lui mi guardò per un secondo con un'intensità che mi lasciò senza fiato. Sembrava quasi che i suoi occhi mi stessero chiedendo di non andare.
Poi si chinò su di me e mi lasciò un dolce bacio sulle labbra mentre io sentivo il cuore che ripartiva a correre la sua solita maratona.
-Quanto vorrei stare con te per tutta la notte-, mi sussurrò a fior di labbra. –Stringerti e tenerti vicina a me, per non lasciarti andare più.-
Lo fissai e un sorriso divertito si aprii sul mio volto mentre lui con dolcezza asciugava le ultime lacrime che tracciavano delle linee umide sulle guance.
-Troveremo il modo per stare di nuovo da soli-, dissi con calma riabbottonandomi la camicetta. –Però non mi sembra il caso di sfidare ancora il destino, almeno per oggi.-
-Hai ragione-, sorrise e si diresse verso la scrivania.
Aveva preso il cellulare.
-Che fai?- domandai con una certa curiosità.
-In questo momento per te è impossibile uscire da questa casa, mia madre sta cucinando e ti vedrebbe di sicuro mentre esci dalla porta. E poi siamo venuti qua con il mio scooter, come vorresti tornare a casa visto che io non ti posso accompagnare?-
Prima che potessi rispondere aveva già portato il cellulare all'orecchio in attesa che la persona chiamata accettasse la sua telefonata.
-Sabri-, esordì lui con un sorriso. –Dovresti farmi un favore. Sei a casa?-
Subito un sorriso si dipinse anche sulle mie labbra. Sabrina De Giorgi, una delle mie amiche più care nonché amica d'infanzia di Massi ed ex fidanzata di Marco. Era una ragazza decisa e responsabile, con un senso della giustizia davvero unico.
Mi aveva aiutato in diverse occasioni e probabilmente era destinata a essere una delle persone più importanti della mia vita. Quando c'era lei in giro, difficilmente le cose andavano male, bastava che lei si mettesse solo un po' d'impegno e tutto si sistemava. Era come se la sua presenza annullasse completamente tutta la sfortuna che mi perseguitava.
Quindi fui felice di sapere che Massi voleva l'aiuto di Sabrina per tirarci fuori da quel pasticcio di dimensioni bibliche.
-Vale è qui da me-, disse Massi con voce seria. –E mia madre è tornata a casa prima. Dobbiamo trovare un modo per farla uscire da qui senza che venga scoperta, e dovresti anche riportarla a casa.-
Sabrina gli rispose qualcosa e gli occhi di Massi s'illuminarono. Chiuse la chiamata e mi sorrise.
-Sabrina sta venendo qua, distrarrà mia madre così tu potrai uscire-, venne verso di me e mi abbracciò, io mi lasciai cullare da quel contatto. –Quanto vorrei poter gridare al mondo intero quanto ti amo.-
-Provaci e ti faccio fuori, razza di biondino senza cervello-, risposi divertita.
-Sì, lo so-, esordì lui un po' scocciato. –Prima della fine della maturità nessuno dovrà sapere di noi due. Ho capito.-
-Tanto meglio-, alzai la testa e lo inchiodai con il mio sguardo più penetrante. –Almeno questo sei riuscito a capirlo, mi meraviglio che il tuo cervellino sia arrivato a compiere un passo del genere. Dovremmo ricordare questo giorno e celebrarlo come festa nazionale.-
Forse il mio poteva sembrare un comportamento un po' stupido agli occhi di un estraneo ma tra me e Massi era sempre andata così. Difficilmente riuscivamo a essere completamente dolci e affettuosi, tra noi doveva sempre esserci una piccola dose di prese in giro altrimenti non saremmo più stati noi.
-Sai, Ferrari-, cominciò lui alzando un sopracciglio con fare spavaldo. –Spesso mi chiedo quale dei miei innumerevoli neuroni abbia deciso di portarmi al suicidio facendomi innamorare di una come te.-
-Una come me?- chiesi stizzita.
Lui sorrise sicuro, si piegò verso di me e raggiunto il mio orecchio sussurrò: -Una bellissima, intelligente e spiritosa ragazza acida come te.-
La sua voce. Era come una ventata fresca durante una torbida estate, mi rianimava e mi faceva sentire bene, appagata e felice. Come poteva una voce, una semplice voce, causare un marasma così confuso ma allo stesso tempo definito, dentro al mio piccolo cuore di umana?
Proprio in quel momento il campanello suonò.
-Deve essere Sabrina-, mormorò Massi sorridendomi.
Mi diede un veloce bacio sulla fronte e si diresse verso la porta.
-Appena ti faccio uno squillo sul cellulare scendi ed esci immediatamente. Poi aspetta Sabrina vicino alla sua auto, è parcheggiata davanti alla casa qua accanto.-
Aprì la porta e mi lanciò un ultimo sguardo.
-Ci vediamo domani a scuola.-
Annuii e con un sorriso lui scomparve richiudendosi la porta alle spalle.
Rimasi ferma al centro della stanza a pensare. Come avevo potuto innamorarmi di un ragazzo così egocentrico, megalomane, bellissimo, meraviglioso e fantastico? Ma la domanda che mi stava togliendo il sonno da diverse notti era proprio quella contraria: come aveva fatto lui a innamorarsi di una ragazza ordinaria come me? Non avevo la risposta e da una parte non la volevo neanche. Ormai il tempo delle spiegazioni razionali era finito da un pezzo, fin da quando Massi ed io avevamo litigato per la prima volta davanti alle macchinette della nostra scuola, la mia vita era cambiata ed ero stata travolta da un vortice inarrestabile di avvenimenti inspiegabili che difficilmente avrebbero trovato una risposta sensata.
Massi mi amava ed io amavo lui, come risposta era più che sufficiente. Per la prima volta sentivo di non voler andare in fondo alla faccenda, le cose stavano così punto e basta, senza drammi o strane teorie nascoste. Ed ero felice di questo.
Pochi minuti dopo Massi mi fece uno squillo e capii che era arrivato il momento di fuggire da quella casa prima che la D'Arcangelo mi scoprisse sul serio.
M'infilai velocemente il cappotto e afferrai lo zaino che avevo abbandonato dietro al letto di Massi, per fortuna la D'Arcangelo non lo aveva visto quando era entrata nella stanza.
Cercando di fare il meno rumore possibile aprii la porta della stanza e mi ritrovai nel corridoio che portava alle scale. Sentii delle voci provenire dal piano di sotto e distinsi senza problemi quella di Sabrina insieme a quella di Massi e di sua madre.
Raggiunsi le scale e cominciai a scenderle lentamente in modo che le mie scarpe non facessero rumore a contatto con i gradini.
-Allora Sabrina... Ho saputo che Marco ha trovato una fidanzata, una delle mie alunne. Spero che la cosa non ti dia fastidio.-
La D'Arcangelo era sempre la solita impicciona, non poteva proprio fare a meno di ficcare il naso nelle vite altrui. Anche se la vita in cui preferiva ficcanasare era certamente quella di Massi.
-Si figuri, Claudia-, cominciò Sabrina ridendo. –Ormai Marco ed io siamo solo amici, e in più la ragazza con cui sta adesso è anche una mia grande amica.-
-Sul serio?- chiese la D'Arcangelo sorpresa.
Nel frattempo io avevo quasi raggiunto la porta d'ingresso. Posai la mano sulla maniglia e gettai un'occhiata verso la stanza da cui provenivano le voci. Era la sala da pranzo e se la D'Arcangelo non fosse stata voltata di spalle, mi avrebbe di certo vista passare.
Davanti a lei Sabrina la stava intrattenendo e Massi se ne stava seduto al tavolo fingendo di essere impaziente di cenare. D'un tratto alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono i miei come se avessero sentito la mia presenza.
Per un lungo istante ci ritrovammo nel nostro piccolo Paradiso fatto d'irrealtà e sicurezza, un luogo dove non c'era il pericolo che ci scoprissero, dove potevamo essere semplicemente Massi e Vale, senza parentele scoccianti di mezzo o genitori idioti a decidere al posto nostro.
Il verde dei suoi occhi era così caldo ma allo stesso tempo così freddo e sensuale, come se l'unico desiderio di quegli occhi fosse stato potersi perdere per tutta la vita nei miei- oppure stavano sperando che per una qualche magia io perdessi tutti i vestiti. Nessuna delle due prospettive era male se proprio dovevo essere completamente sincera.
-Rimani a cena Sabrina?- chiese la D'Arcangelo con un sorriso. Anche se non potevo vederla in volto si capiva dal tono di voce che stava sorridendo.
-No, grazie. Mio fratello mi sta aspettando, non mangia se io non sono in casa..
-Che bambino dolce e affettuoso-, mormorò la D'Arcangelo estasiata.
Massi mi fece un eloquente segno in direzione della porta, intimandomi implicitamente di andare via. E sapevo che mi dovevo sbrigare, la D'Arcangelo avrebbe potuto vedermi in qualsiasi momento, le bastava semplicemente voltarsi.
-Sì, come no-, rispose Sabrina sorridendo.
Con calma e senza fare il minimo rumore aprii la porta e uscii richiudendola con cautela alle mie spalle.
Mi ritrovai sotto il portico della villetta di Massi e subito notai quanto facesse freddo in quel tardo pomeriggio d'inizio febbraio. Era così seccante. Poco prima ero al caldo tra le braccia del mio ragazzo e adesso mi ritrovavo da sola al freddo a guardare il cielo coperto di nubi sopra di me. Quella situazione stava cominciando a diventare davvero pesante, e dopo due mesi capivo perfettamente perché Massi volesse uscire allo scoperto. Neanche per me quella circostanza era facile da affrontare ma sapevo che, se la D'Arcangelo avesse scoperto tutto, le cose si sarebbero complicate davvero troppo per la mia sopportazione. Non avrei resistito e alla fine avrei gettato la spugna: mi conoscevo e non potevo proprio correre quel rischio. Massi per me era troppo importante, indispensabile come l'aria.
Sentii delle voci avvicinarsi alla porta e subito scesi i gradini che mi separavano dal cancelletto di ferro battuto, uscii in strada e mi nascosi dietro l'Opel Corsa nera di Sabrina.
-Allora ci vediamo presto Sabrina e salutami i tuoi genitori-, disse la voce della D'Arcangelo.
-Lo farò, arrivederci-, rispose Sabrina cordiale.
La porta si chiuse e avvertii dei passi dirigersi nella mia direzione.
-Puoi venire fuori, Vale.-
Feci un sospiro di sollievo. Finalmente ero al sicuro e non correvo più il pericolo di essere vista.
Uscii dal mio nascondiglio e mi ritrovai davanti a una delle ragazze a cui più volevo bene al mondo.
-Stai bene?- mi chiese lei mettendo una ciocca dei suoi corti capelli neri dietro l'orecchio.
Le sorrisi in modo amaro.
-Diciamo di sì, in fondo non è mai stata una novità il fatto che la D'Arcangelo non sopportasse l'idea che Massi e Delia si lasciassero. Non sarà semplice arrivare alla fine di questa battaglia, ed io sono già stanca in partenza.-
-Non dire così-, esclamò Sabrina raggiungendomi con due lunghe falcate e abbracciandomi. Mi lasciai stringere senza provare a fare nulla, ero troppo stanca anche per rassicurarla. –Tu e Massi dovete stare insieme e quando sua madre capirà da che genere di sentimenti siete legati non potrà fare a meno di accettarti.-
Si staccò da me e mi fissò negli occhi sorridendo.
-Nessuno potrebbe mai odiarti, Vale. Tu sei una ragazza fantastica e vedrai che se ne renderà conto anche la D'Arcangelo, esattamente come ha fatto Massi.-
Era inutile, non riuscivo a credere che una cosa del genere sarebbe mai avvenuta, ma non potevo di certo arrendermi così. Non dopo tutto quello che avevo passato per stare con Massi. Per il nostro amore avrei fatto di tutto, si trattava solo di resistere. Ce la dovevo fare.
Sabrina mi riaccompagnò a casa. Mi feci una doccia calda e mi misi a letto, con in testa le parole della D'Arcangelo che viaggiavano attraverso i miei pensieri rendendomi sempre più ansiosa.
Quella fu la prima notte in cui feci un sogno. Un sogno che in realtà era il peggiore dei miei incubi: Massi era di spalle e si allontanava da me sempre di più senza mai voltarsi verso di me... Mai. Anche se io urlavo il suo nome, lui continuava dritto per la sua strada, lasciandomi indietro. Sola con il mio dolore.

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