Capitolo 21 - Ultima Prova

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La Ricchezza Del Mio Cuore E' Infinita Come Il Mare, E Il Mio Amore E' Così Profondo:
Più Te Ne Do E Più Ne Ho Per Me Perché Entrambi Sono Infiniti.
William Shakespeare

Capitolo 21: Ultima Prova

-Allora ci stiamo davvero provando...-
-Be', non abbiamo altra scelta. Almeno un tentativo lo dobbiamo fare, non voglio perderti.-
Furono queste le parole di Massi in risposta alla mia osservazione.
L'aeroporto di Brindisi era pieno zeppo di gente pronta a prendere il volo delle 11:20 per Roma, lo stesso che stava attendendo Massi. Da Roma poi avrebbe preso quel maledetto aereo che per chissà quanti anni lo avrebbe tenuto lontano da me, dall'altra parte dell'Oceano, talmente lontano che quasi avevo la sensazione di non poterlo rivedere mai più.
-Spero solo che questa sia la scelta giusta-, cominciai. –Non voglio costringerti in una storia che magari non avrà alcun futuro.-
Lui sollevò una mano e sorridendomi me la posò sul viso con delicatezza.
-La nostra storia non è solo una storiella tra adolescenti. So che il nostro futuro è quello di stare insieme, l'ho sempre saputo. Voglio provare a tenerti per sempre con me, ho bisogno di provarci e dopo tutto quello che mi hai fatto passare me lo devi.-
Mi scappò un sorriso.
-Sì, hai ragione. Te lo devo sul serio.-
Lo avevo fatto soffrire, a causa delle mie scelte entrambi avevamo passato dei mesi orribili. Quel tentativo doveva esserci e dovevo assolutamente convincermi che quella era la cosa migliore da fare, nonostante il mio scetticismo riguardo le relazioni a distanza... A molta, moltissima, distanza.
-Ora devo andare-, mi disse con gli occhi che si fecero improvvisamente tristi.
-Lo so.-
-Tornerò tra qualche mese, mi faccio sentire appena arrivo. Spero di calcolare bene il fuso orario.-
-A qualsiasi orario andrà benissimo. Per te potrei anche restare sveglia tutta la notte.-
La situazione si stava a facendo a dir poco straziante. Era proprio quello uno dei motivi che mi aveva spinto a lasciare Massi per farlo partire. Quel momento si stava rivelando troppo difficile, vederlo partire senza sapere quando sarebbe tornato mi stava letteralmente spezzando il cuore. Non ce la facevo. Stavo provando in tutti i modi a trattenermi ma non riuscii ad impedire a lacrime disobbediente e impudenti di ignorare i miei segnali per costringerle a restarsene dov'erano. Cominciarono a rigarmi il viso e vincendo una battaglia che per quanto mi riguardava era persa in partenza.
-Tornerò.-
-Lo so-, mormorai abbassando lo sguardo.
-Ti amerò in ogni momento-, disse con calma mentre sollevava il mio viso per permettere ai nostri occhi d'incontrarsi.
Quando lo guardai in volto vidi che una lacrima stava solcando lenta la sua guancia. Se persino lui stava piangendo evidentemente avevo ragione a pensare che quel momento fosse un tortura, e non lo era solo per me.
Questo mi faceva anche più male.
Non volevo che Massi soffrisse ancora ma non potevo evitarlo. Era ciò che avevamo scelto per noi ed entrambi avevamo accettato di buon grado le conseguenze della nostra scelta.
Senza dire altro, Massi si chinò su di me e unì le nostre labbra in quel nostro ultimo bacio prima della partenza. Sentire un contatto come quello per l'ultima volta era straziante, mi stava lacerando l'anima.
Ci dividemmo e riaprii gli occhi per guardare il volto di Massi ancora una volta.
Qualcosa però non andava. Avvertivo gli occhi pesanti e all'improvviso mi resi conto di non trovarmi all'interno dell'aeroporto ma all'aria aperta. Il sole sul viso, il rumore del mare che mi accarezzava le orecchie e la morbida sabbia sotto la schiena.
Non ero in aeroporto! Era stato solo un sogno!
Guardai alla mia destra e vidi il volto di Massi a pochi centimetri dal mio. Dormiva, con la mano poggiata sulla mia pancia e un sorriso tranquillo che rendeva il suo volto l'ottava meraviglia del mondo.
Avevo solo sognato ma sapevo che quel sogno era quasi una premonizione. Sarebbe arrivato il momento di dire addio, o comunque arrivederci, al mio Massi e quella notte appena trascorsa sarebbe rimasto uno dei più bei ricordi legati a lui. Mi ci sarei aggrappata nei momenti in cui saremmo stati lontani, quando la Maturità sarebbe finita e...
La Maturità?
Porca miseria!
-Massi!- esclamai mettendomi a sedere e scuotendolo. –Massi, accidenti! Svegliati!-
-Uhm...-
Presi il cellulare e per poco non mi prese un colpo.
-Massi! Svegliati!-
-Che c'è?- mi chiese aprendo un occhio.
-C'è che tra un'ora ti chiameranno per la prova orale!-
Gli occhi di Massi si spalancarono subito, finalmente aveva capito che si doveva dare una mossa.
-Okay, ragioniamo-, disse poi con calma.
-Ragioniamo? Dobbiamo andare a scuola immediatamente, altro che ragionare.-
-Ascolta, abbiamo un'ora. Venti minuti per tornare a Lecce dovrebbero bastare se vado a tavoletta, quindi dovremmo farcela. La mia tesina è in macchina.-
-Oh cavolo! La mia è a casa.-
-Tranquilla, passiamo a prendere la tua tesina e poi andiamo a scuola.-
Massi si alzò e guardò il cellulare.
-Porca puttana!-
-Che c'è?-
-Mio padre mi ha chiamato venti volte, oggi gli serviva la macchina. Sono nella merda!-
A quel punto anch'io decisi di guardare meglio il cellulare. Io ne avevo quaranta di chiamate ed erano tutte dei miei genitori. Ero rimasta fuori a dormire senza avvisarli. Ero morta, letteralmente.
-Siamo nella merda entrambi-, dissi con un sospiro.
-Penseremo dopo ai nostri genitori-, disse lui prendendomi per mano e aiutandomi ad alzarmi. –Ora dobbiamo pensare all'esame.-
Annuii con decisione. Ci mancava solo che dopo tutto il casino che avevo combinato, Massi non arrivasse in tempo all'esame per colpa mia.
Fortuna che per mesi avevo professato in lungo e in largo che la sola cosa importante per me era la carriera di Massi.
Bel modo per dare inizio alla sua carriera.
Afferrai le scarpe senza neanche indossarle- lo avrei fatto in auto- e seguii velocemente Massi che si stava già dirigendo verso il SUV del padre.
Almeno i vestiti non erano stati un problema, la sera prima li avevamo indossati quasi subito dopo... Beh, dopo. Ma per quanto mi sforzassi non riuscivo assolutamente a ricordare in quale cavolo di momento ci fossimo addormentati.
Ricordavo che avevamo parlato quando i nostri istinti avevano trovato il modo di calmarsi. Ce n'eravamo stati abbracciati, stesi sulla soffice sabbia a parlare... Eppure non ricordavo proprio di essermi addormentata.
Maledizione!
Mi diressi allo sportello del passeggero pronta a salire quando all'improvviso mi sentii afferrare il braccio.
-Al Diavolo l'esame!- sussurrò Massi prima di costringermi a voltarmi.
Per un solo istante incontrai i suoi occhi verdi come il mare di prima mattina e poi avvertii il dolce sapore delle sue labbra che incontravano le mie.
Erano morbide e quasi succose, mi sembrava di baciare un fragola matura mentre la mia cara fragola cercava di approfondire il bacio passando leggera la lingua sulle mie povere le labbra che non avrebbero potuto desiderare di meglio.
La mia risposta non si fece attendere.
Permisi a Massi di insinuarsi lento dentro la mia bocca mentre le nostre labbra continuavano a danzare in sintonia come mai avevano fatto.
Lui mi strinse a sé e un sospiro di piacere sfuggi al suo controllo.
Per poco non mi sciolsi nel sentire quel sospiro perché sapevo esattamente cosa significava: Massi non era soddisfatto di dover andare all'esame e di non poter replicare tutto quello che era accaduto la notte precedente. Era il suo sospiro esasperato. Voleva qualcosa ardentemente e non poteva ottenerla subito, come desideravano invece il suo corpo e la sua mente.
Mi sentivo onorata di essere proprio io la cosa che Massi anelava in quel modo quasi struggente.
La sua stretta si fece sempre più decisa e avvertivo il calore del suo corpo scaldare ancora di più quella mattinata che si stava rivelando il preludio di un'afosa giornata estiva.
Alla fine sapevo che avrei dovuto farla io la parte della guastafeste. Se avessi lasciato la situazione nelle mani di quel pazzo di certo nessuno dei due avrebbe sostenuto l'esame orale quel giorno.
Posai con molta lentezza, davvero tanta, le mie mani sul petto di Massi e delicatamente cercai di spingerlo via. Sentii che si era aperto in un sorriso mentre mi baciava e come c'era d'aspettarsi al posto di assecondare il mio gesto mise ancora più forza in quel saldo abbraccio e intrappolò le mie braccia tra di noi come se non volesse altre interruzioni.
Mi venne quasi da ridere ma non avevamo proprio più tempo da perdere.
Massi doveva sempre farmi ricorrere alla violenza per ascoltarmi.
Era incredibilmente stupido, testardo e... semplicemente dolcissimo.
Mio malgrado fui costretta ad agire.
Con molta calma e precisione puntai mentalmente il piede di Massi e lo schiaccia con il mio mettendoci parecchia decisione.
Massi si staccò subito da me e si mise a bestemmiare mentre io lo guardavo con le mani poggiate sui fianchi. Il mio sguardo era un misto di desiderio e rimprovero. Alla fine anch'io avrei preferito passare tutta una giornata di fuoco con Massi piuttosto che prendere davvero fuoco in un'afosa aula del Virgilio mentre la commissione mi cuoceva lentamente allo spiedo.
Eppure anche lui sapeva benissimo che non potevamo essere irresponsabili fino a quel punto. I nostri genitori erano già furiosi, sarebbe stato decisamente meglio non peggiorare la situazione.
-Ma sei impazzita?!- esclamò Massi tornando a guardarmi una volta esaurite tutte le parolacce esistenti al mondo.
-No, Massi. Forse sono l'unica ad essere tornata sulla Terra. L'e-s-a-m-e d-i m-a-t-u-r-i-t-à-, cercai di scandire, magari così avrebbe capito meglio. -Non so se ti ricordi cosa significa. Niente esame, niente università per me e niente Boston per te, e soprattutto una bella bocciatura che ci costringerà a stare un altro anno al Virgilio, e quindi un altro anno passato a nasconderci da tua madre. Sempre che i miei non decidano di mandarmi in un convento dopo quello che ho fatto stanotte e dopo essere stata bocciata.-
Dallo sguardo di Massi capii di aver fatto finalmente centro.
-Hai ragione-, disse con il terrore negli occhi. -Un altro anno a nascondermi da mia madre io non lo passo. Andiamo.-
Si voltò verso l'auto.
-Massi.-
-Cos'altro c'è?- chiese quasi esasperato.
-Ti amo.-
Si bloccò e ci mise qualche secondo prima di voltarsi.
-E mi sei mancato come l'aria.-
Sorrisi mentre pronunciavo quelle parole. Volevo che Massi leggesse tutta la serenità che il mio corpo e la mia mente provavano solo al pensiero di poter stare insieme a lui.
-Vale, sei davvero incredibile-, il suo tono era ancora esasperato ma i suoi occhi lucidi non potevano mentirmi come la sua voce.
Mi si avvicinò e con una lentezza quasi dolorosa posò un delicato bacio sulle mie labbra ancora gonfie per il bacio precedente.
-Ti amo anch'io-, rispose sorridendo spavaldo. -Ma adesso smettila di saltarmi addosso. Dobbiamo andare.-
-Non sono io che ti sono saltata addosso-, risposi indispettita.
-Come no? Io non ho fatto nulla.-
-Massi prima o poi ti ucciderò.- Il mio tono era a dir poco acido.
-La tua acidità mi era davvero mancata, Ferrari-, mi fece l'occhiolino con fare spavaldo. Era proprio uno degli atteggiamenti che più avevo desiderato rivedere in Massi.
-Parli troppo presto, Draco. Lo vedremo quanti anni riuscirai a sopportare la mia acidità.-
Lui sorrise divertito ma allo stesso tempo sicuro di sé.
-Spero davvero tanti.-
Spalancai gli occhi emozionata mentre lui, ancora divertito, entrava in macchina invitandomi a darmi una mossa con un cenno del capo piuttosto impaziente.
Era davvero ora di andare. Anzi, l'ora di andare era passata da un pezzo: era arrivato il tempo di volare o meglio ancora di teletrasportarsi.
Io ero l'ultima del turno di quel giorno ma Massi era il primo e sarebbe giù dovuto essere a scuola.
Dire che l'auto su cui mi trovavo stesse superando la barriera del suono sarebbe stato davvero riduttivo. Mi sentivo schiacciata al sedile mentre ero costretta a reggermi forte a tutto quello che ci poteva essere di solido in quel trabiccolo.
Dopo aver rischiato l'infarto duo o tre volte finalmente intravidi la mia casa alla fine della strada e quando la macchina si fermò, con una brusca frenata, per poco non mi venne da piangere per la felicità.
-Avevi intenzione di ucciderci tutti e due?!-
-Avanti, non fare storie. Andiamo a prendere la tua tesina e poi voliamo a scuola, c'è rimasta solo mezz'ora prima che mi chiamino.-
Giuro che avevo sentito le parole di Massi ma qualcosa di tremendo aveva attirato la mia attenzione. Mia madre! Era sulla soglia della porta e il suo sguardo non prometteva niente di buono.
-Ti prego, non ora-, mormorai. -Non abbiamo tempo.-
-Vale, tranquilla.-
Tranquilla? Sì, come no!
Scesi dall'auto con la faccia di una che si stava dirigendo dritta al patibolo e negli occhi di mia madre ce lo vedevo chiaramente quel maledetto patibolo.
-Mamma... Io...-
-Non devi spiegare niente a me-, m'interruppe con questa frase che mi sorprese parecchio. In genere mia madre avrebbe voluto sapere ogni minimo dettaglio di quello che era accaduto e soprattutto del perché avevo deciso di sparire proprio la notte prima del mio esame di maturità.
-Riccardo mi ha chiamato ieri sera spiegandomi tutto.-
Ancora una volta Riccardo! I fatti suoi mai?!
-Mi aveva chiesto di non dire nulla a tuo padre e sai perché. Ma mi aveva anche assicurato che saresti tornata a casa stanotte e invece, indovina un po', stamattina presto tuo padre è uscito da casa della nonna per portarti la colazione da un bar, è arrivato a casa e tu non c'eri. Ho dovuto dirgli tutto, anche di Massi. A proposito, buongiorno caro.-
-Buongiorno a lei, signora-, rispose Massi da dietro le mie spalle con il suo solito tono educato.
-Ora, a me non interessa cosa avete fatto o dove siete stati ma ti conviene inventare subito una spiegazione plausibile per tuo padre.-
-L'ha presa tanto male?- chiedere non mi costava nulla, almeno avrei compreso un po' meglio che situazione mi sarei trovata davanti una volta salite le scale di casa.
-A tuo padre Riccardo piaceva e adesso che stai di nuovo con Massi puoi immaginare come si sente. Quando ha saputo che siete stati insieme prima che ti mettessi con Riccardo per poco non gli è scoppiata la vena che ha in fronte.-
Presi un bel respiro per prepararmi a quello che avrei dovuto affrontare.
-Massi, vai a scuola. Non credo che sarà una cosa breve e l'esame sta per cominciare.-
Non mi voltai, sperai che Massi capisse che dovevo affrontare mio padre da sola.
-Non ci penso proprio, resto con te.-
Ecco, speranza vana. Avrei dovuto immaginare che quello zuccone avrebbe preso la decisione più stupida.
-Prendi questa e vai con lui.-
Per poco non mi venne un altro infarto, e sarebbe stato il quarto quella mattina.
Mio padre era spuntato da dietro mia madre, tra le mani la mia tesina, e mi fissava con uno sguardo che non riuscivo a decifrare. Non ci riuscivo proprio. Forse era preoccupato e troppo sorpreso allo stesso tempo, aveva ricevuto una quantità di informazioni tale che gli ci sarebbe voluto un po' di tempo per digerirle tutte.
-Papà...-, cominciai prendendo la tesina.
-Mi devi parecchie spiegazioni, signorina.-
-Lo so... Io...-
-Ma adesso non hai proprio il tempo per stare qui a parlare con me, e almeno ne avrai di più per prepararti un discorso sensato.-
In effetti non sarebbe stato male pensare un po' di più a quello che avrei dovuto dirgli.
-In più non credo proprio che il tuo rag... beh che lui abbia intenzione di andare a scuola senza di te e non voglio che la tua professoressa di scienze venga qui ad uccidermi. L'ho vista un paio di volte e non mi sembra esattamente una persona con cui poter ragionare, senza offesa-, disse rivolto a Massi.
-Si figuri. Lei ha ragione-, rispose Massi con tranquillità. -Comunque signor Ferrari, la prego di perdonarmi per tutto. Mi permetta, se non altro, di presentarmi. Sono Massimiliano Draco.-
Stava per porgergli la mano ma mio padre si voltò pronto a tornarsene a casa.
-So chi sei. Per oggi ho sentito il tuo nome anche troppe volte. In bocca al lupo, a entrambi.-
Detto questo sparì su per le scale.
Una certezza in tutta quella storia l'avevo: mio padre era incazzato nero!
-Andate, ragazzi. Io intanto cercherò di far tornare in sé quell'imbecille di mio marito.-
Speravo davvero che mia madre riuscisse a far vedere a mio padre tutta la situazione sotto una luce migliore.
-Massi mi dispiace per il comportamento di Gianpaolo ma a lui Riccardo è sempre piaciuto e su questo ci dovrò lavorare parecchio. Però piano piano capirà.-
Massi non rispose, si limitò ad annuire.
-Nonostante tutto, figlia mia, credo di doverti delle scuse.-
-A me?-
-Sì. Pensavo che non avessi interesse per i ragazzi e invece eri fidanzata e neanche lo sapevo, poi ti sei messa con Riccardo e adesso di nuovo con Massi. Sei peggio di me alla tua età, e io ne ho fatte di pazzie.-
-Mamma!-
-In più devo ammettere che hai un gusto impeccabile. Ho sempre pensato che Riccardo fosse il top di bellezza ma devo dire che neanche Massi scherza. E' al suo stesso livello. Complimenti, caro.-
Le mie guance diventarono due semafori rossi.
-Mamma!-
-Signora, io non sarò mai allo stesso livello di Riccardo ma sempre un gradino più su.-
-Ah sì? E cosa te ne dà la certezza?-
Lui sorrise e poi mi prese la mano, forse per calmarmi perché di sicuro lo aveva notato che stavo per scoppiare.
-Ne sono certo perché sua figlia ama me e ha scelto me.-
Mi voltai a guardarlo e vedere il volto sicuro mentre pronunciava quelle parole quasi mi commosse mentre il cuore mi batteva come un matto per l'emozione.
-Direi che è un'ottima motivazione.-
Massi sorrise e mia madre ricambiò poi anche lei raggiunse mio padre su a casa.
Pochi secondi dopo eravamo di nuovo in macchina diretti a bordo di quel razzo verso l'ultimo giorno in cui avremmo varcato le porte del Virgilio come studenti di quella gabbia di matti.
-Quando l'esame finirà parleremo con tuo padre, vedrai che si sistemerà tutto.-
-In questo momento mio padre è l'ultimo dei miei problemi. Devo prima sopravvivere alla prova orale e poi mi preoccuperò del resto.-
All'improvviso il cellulare di Massi cominciò a squillare. Mise il viva voce perché considerando la velocità a cui stava andando era molto più saggio che entrambe le sua mani fossero sul volante.
-Pronto?-
-Massi, porca miseria! Dove Diavolo sei finito?!-
-Buongiorno, mamma-, il tono di Massi era tranquillo, anche troppo a dir la verità.
-Buongiorno mamma?! Buongiorno mamma!-
Quando urlava la D'Arcangelo faceva davvero paura.
-Che diamine ti passa per il cervello?! Tra dieci minuti ti chiameranno per l'orale e tu ancora non sei qui! Senza contare che tuo padre oggi ha dovuto prendere la mia macchina e io sono stata costretta a prendere i mezzi pubblici per arrivare a scuola!-
-Mamma, calmati. Sto arrivando. Stanotte ho studiato da Marco e ci siamo addormentati distrutti. Stamattina non ho sentito la sveglia e neanche le telefonate di papà. Però sto arrivando, tranquilla.-
-Ti voglio qui tra due minuti esatti, e spero che questa non sia una storiella inventata di sana pianta perché ti posso assicurare che non sono in vena di bugie stamattina.-
-E' la verità, mamma.-
Be', Marco c'era la sera prima quindi quella di Massi si poteva considerare una mezza verità. O forse un quinto di verità visto che non erano a casa di Marco e che non si era addormentato lì.
-Va bene, basta che ti dai una mossa.-
La D'Arcangelo chiuse la chiamata senza aggiungere altro.
Era a dir poco furiosa. Massi ed io eravamo davvero nei guai, guai seri ed enormi.
Quando intravidi dopo un incrocio l'edificio scolastico mi resi conto improvvisamente di un fatto di vitale importanza.
-Massi, fermati qui!-
-Cosa? Perché?-
Era visibilmente confuso.
-Fermati e basta!-
Lui obbedì continuando a guardare come se avesse davanti un alieno e non la sua ragazza.
-Non possiamo arrivare a scuola insieme-, cominciai. -Tua madre è già furiosa e io ho l'ultimo turno per l'esame. Vorrei arrivare a quel momento con il cervello tranquillo e non tartassato dallo stressante interrogatorio che la D'Arcangelo mi riserverà.-
Mi era venuto in mente solo all'ultimo momento ma per fortuna alla fine mi ero ricordata che la D'Arcangelo sarebbe stata lì per assistere all'esame di Massi e non volevo assolutamente che ci rendesse nervosi più di quanto non eravamo già scoprendo la nostra relazione e arrabbiandosi ancora di più per quel motivo.
Dovevamo arrivare a scuola separati.
-Io scendo qui e poi ci vediamo dentro, come se fosse un normale giorno scolastico. Quindi niente confidenza, non più del solito almeno.-
-Sei sempre la solita, devi tediarmi con questa storia proprio fino all'ultimo minuto-, lo disse sorridendo. Sapevo che ormai si era arreso con me, quando mi mettevo in testa qualcosa era meglio assecondarmi, soprattutto dato che il tempo era agli sgoccioli.
-Bene, allora ci vediamo dentro-, concluse Massi.
-A dopo-, dissi lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.
Lui mi sorrise ancora una volta prima che chiudessi lo sportello e poi riparti alla volta del Liceo Classico Virgilio.
Avevo ancora qualche metro da percorrere a piedi, e stringendo tra le mani la mia tesina mi ricordai improvvisamente a cosa stavo andando incontro. Il secondo patibolo della giornata era proprio davanti a me, e come la prima volta, mi dirigevo verso di lui di mia spontanea volontà e senza sbattere ciglio.
La mia prova orale si sarebbe tenuta da lì a un paio d'ore o poco più e la sola idea mi provocava delle dolorose fitte allo stomaco che non accennavano a sparire. Non ne potevo più di tutto quello stress. Tra la storia di Massi e gli esami avevo raggiunto il limite... Mi sarebbe bastato davvero poco per crollare. Quindi mentre varcavo la soglia del grande portone del Virgilio decisi di fare un enorme respiro per provare a rilassarmi più che potevo.
Avevo ancora un po' di tempo per ripetere la tesina ma prima avevo il dovere di assistere all'esame di Massi, non sarebbe stato strano, era il primo giorno dell'orale e ci sarebbero stati molti altri ad assistere.
-Vale!-
Ecco, come volevasi dimostrare.
Marco si precipitò verso di me abbracciandomi.
-Sono venuto ad assistere all'esame di Massi-, disse con un sorriso a trentadue denti.
-Lo avevo immaginato-, risposi con un certa dose di acidità.
-Capisco che sei nervosa per l'esame, Vale, ma almeno fallo un sorriso per quello che è successo stanotte?-
Alzai un sopracciglio.
-E tu che ne sai di cosa è successo stanotte?-
Marco mi guardò per un secondo sorpreso per la mia domanda e poi scoppiò a ridere.
-Conosco Massi da sempre, lo capisco con un'occhiata se ha fatto sesso. Ti posso assicurare che il viso che ho incrociato poco fa urlava "sesso" da tutte le cellule.-
Arrossii immediatamente mentre Marco continuava a guardarmi ridendo.
Quanti omicidi avrei dovuto commettere nella mia vita per avere un po' di tranquillità? I primi due della lista erano di sicuro Massi e Marco.
-Marco, se farai mai un'altra osservazione del genere giuro che ti ucciderò!-
-Perché vuoi uccidere il mio ragazzo?- chiese Amy spuntando alle mie spalle. -Sei acida anche dopo aver passato una notte di fuoco con Massi?-
Sospirai esasperata. Ecco la terza della mia lista.
-Amy, devo ammazzare anche te?- poi mi sovvenne una domanda. -Ma tu che ci fai qui?-
-Voglio vedere il tuo esame, abbiamo la stessa commissione se non l'hai dimenticato.-
-Sì, anch'io-, Marti apparve accanto ad Amy seguita subito dopo da Mike e Delia.
-E voi?-
-Be' per l'esame di Massi e anche per il tuo-, rispose Delia.
-Parla per te, sorella! Io sono qui per avere i dettagli dei giochetti che hanno fatto stanotte loro due.-
Il quarto!
-Avete finito tutti quanti di impicciarvi dei fatti miei?! Vi vorrei ricordare che oggi avrei l'ultima prova del mio esame di maturità, vorrei starmene tranquilla.-
-Niente, neanche il sesso le fa passare l'acidità-, disse Mike ammiccando verso di me.
-Non ne posso più-, sussurrai voltandomi e dirigendomi verso l'entrata di scuola. Non avevo bisogno di guardare dietro di me per sapere di avere un corteo formato dai miei pseudo amici che mi seguivano.
Non sapevo in che aula si tenessero gli esami della III F ma non ci volle troppo a capirlo. L'indizio me lo aveva dato la voce infuriata della D'Arcangelo che inveiva contro il mio povero Massi.
Voltai l'angolo delle aule dopo la presidenza- sempre con al seguito il mio corteo- e vidi Massi e la D'Arcangelo davanti alla porta di un'aula chiusa. Insieme a loro c'erano anche gli altri quattro studenti che avrebbero dovuto sostenere l'esame dopo Massi e qualcun altro che era venuto ad assistere all'esame.
-Da te non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, Massi. Sparire la notte prima del tuo esame di Maturità senza dare neanche una minima spiegazione. Si può sapere che Diavolo è successo?-
-Mamma, per favore. Ne parliamo dopo, adesso vorrei concentrarmi-, rispose Massi con aria scocciata.
-Certo che ne parliamo dopo, di questo ne puoi essere sicuro-, poi si accorse della nostra presenza. -Che ci fate qui voi della III C? Il vostro esame e al primo piano, non qui.-
-Vorremmo assistere prima a questo, professoressa-, risposi con tranquillità, o almeno con quanta più possibile. Non avevo intenzione di far arrabbiare la D'Arcangelo ancora di più, ci avrei rimesso quanto Massi.
-Come volete, anche se non ne capisco l'utilità.- Ovviamente era impossibile che per una volta quella donna si facesse un camion di fatti suoi.
-Claudia, lo fanno perché volevo assistere io e mi fanno compagnia.-
L'intervento di Marco fu provvidenziale. Lui era nella stessa classe di Massi quindi la D'Arcangelo non poteva avere da ridire anche su una cosa del genere.
-Massimiliano Draco.-
Quella voce veniva da dentro l'aula semi chiusa che stava proprio davanti a noi.
Massi trasalì, per un solo istante mi era parso di non vedere più in lui quella solita sicurezza che lo contraddistingueva quando si trattava di mettersi alla prova. Era stato solo un attimo ma io lo avevo colto e da lì capii che anche un tipo come Massi temeva l'esame orale della Maturità.
-Vai, tesoro-, lo esortò la D'Arcangelo.
Lui prese un respiro profondo e proprio poco prima di entrare in aula mi lanciò uno sguardo veloce. Veloce ma dolce, ansioso ma sicuro, inaspettato ma sempre voluto.
Era lo sguardo di chi voleva dimostrarti quanto avesse bisogno di te, e io ci sarei stata per Massi, sempre e comunque.
Entrammo nell'aula e all'improvviso mi sentii come se l'aria fosse sparita di colpo lasciandomi senza la facoltà di poter respirare.
La commissione era seduta tutta di fronte a noi e davanti avevano solo una sedia dove il "condannato" si sarebbe accomodato per dare inizio ad una tortura senza precedenti.
Al solo pensiero che da lì a poco mi sarebbe toccata la stessa sorte di Massi, mi veniva il voltastomaco. Non mi sentivo preparata, proprio per niente.
Massi si sedette e poco dopo l'esame cominciò.
Più ascoltavo Massi e il suo modo di esporre la tesina che aveva preparato e più capivo quanto lo studio fosse davvero il suo lavoro. Era perfetto, parlava con sicurezza e ti coinvolgeva con ogni sua parola mantenendo alta l'attenzione di chi lo ascoltava. Gli argomenti che trattava li faceva apparire come conosciuti da sempre e i commissari erano a dir poco conquistati da lui.
Era un cento con lode assicurato, non avrebbero potuto fare altrimenti.
Un paio di professori provarono a metterlo in difficoltà con alcune domande più precise e mirate ma lui riuscì a rispondere senza alcun tipo di problema evidente.
-Bene, Massimiliano-, esordì il presidente di commissione che fino a quel momento aveva detto poco e niente. -Direi che può bastare. Prima di andare, avremmo una domanda.-
-Mi dica.-
-Cosa hai intenzione di fare dopo?-
Non potevano porgli domanda più semplice di quella, e alla sola risposta mi si dipinse un sorriso sul volto.
-Farò medicina, professore.-
La sicurezza di Massi aumentava di minuto in minuto.
-Ah, bene. Ottima scelta. Ancora complimenti per il tuo esame.-
Massi strinse la mano a tutti i professori e vidi che le sue spalle si rilassavano. Si era tolto davvero un peso enorme.
Si voltò e subito sua madre andò ad abbracciarlo e a complimentarsi con lui ma io vidi altro. Quando si era voltato aveva guardato me e di sicuro ero io la prima persona che avrebbe voluto abbracciare ma non si poteva. Noi all'interno della scuola non avevamo molta confidenza, secondo gli altri, quindi un abbraccio tra noi due sarebbe sembrato davvero troppo strano.
Mentre formulavo quel pensiero vidi una strana luce negli occhi di Massi, una luce che conoscevo bene. Stava architettando qualcosa.
-Grande Massi!- esclamò Marco avvicinandosi a lui.
Massi gli sorrise e lo abbracciò. Stava abbracciando Marco? Lui era pietrificato dal gesto di Massi e se dovevo ammetterlo anche a me sembrava parecchio strano.
-Bravo Massi!- disse Amy.
-Grazie-, un altro sorriso e un abbraccio anche per lei.
Abbracciò uno ad uno tutti quelli che si stavano congratulando con lui e alla fine capii lo scopo di quel comportamento assurdo. Lo avevo capito eccome!
Mi si avvicinò. Sapevo quello che dovevo fare, era fin troppo chiaro, almeno a me.
-Congratulazioni, Draco. Ottimo esame.-
Cercai di usare un tono di voce neutro ma non potei evitare di aprirmi in un flebile sorriso. Mi stavo trattenendo, avrei voluto che il mio sorriso fosse più grande, anzi enorme.
-Grazie, Ferrari-, rispose sorridendomi. Lui poté metterci tutto il suo amore in quel sorriso perché dava le spalle a sua madre, e quando scorsi quella luce bellissima negli occhi di Massi per poco non mi sciolsi completamente.
Lui si sporse verso di me e mi prese tra le braccia, cercando di non stringere troppo anche se avvertivo che ogni fibra del suo corpo avrebbe voluto stringermi per non lasciarmi andare più.
L'abbraccio durò poco, troppo poco, ma dovetti farmelo bastare. Non potevamo esagerare, non ancora e non davanti alla D'Arcangelo. Senza contare che se si fosse prolungato anche di un solo secondo saremmo passati a ben altro e non mi sembrava il caso di lasciarci andare a certe effusioni davanti a tutti. I mesi passati separati si facevano sentire e appena i nostri corpi entravano in contatto scaturiva una reazione quasi chimica che era difficile da gestire.
Ci dividemmo ed evitammo di guardarci per non rischiare di insospettire oltre i presenti, tolti quelli che già conoscevano tutta la nostra storia.
Ora toccava a me sostenere l'esame, avevo ancora un po' di tempo e decisi di andare a rinchiudermi in qualche aula per utilizzare le ultime ore che mi restavano in modo produttivo ripetendo tutto quello che potevo.
Salutai gli altri e mentre andavo avevo sentito la D'Arcangelo dire al figlio.
-Adesso andiamo a casa, hai un bel po' di cose da spiegarmi.-
-Non adesso, mamma. Voglio assistere all'esame di Ferrari.-
Per poco non mi venne un colpo. Voltai l'angolo che dava sulle scale e ascoltai. Speravo davvero con tutto il cuore che Massi non avesse intenzione di rivelare tutto a sua madre proprio in quel momento, non ero ancora pronta per affrontarla.
-Perché dovresti assistere all'esame di Ferrari?-
Il tono della D'Arcangelo era sospettoso ma non pareva che avesse capito qualcosa.
-Lei è venuta al mio esame anche se non era obbligata. Si è anche congratulata con me e il minimo che posso fare è ricambiare, visto che ormai sono qui.-
Ci fu qualche istante di silenzio poi la D'Arcangelo rispose.
-Mi sembra giusto, sei corretto come al solito. Resterò qui con te, allora. Se non sbaglio Ferrari è l'ultima del turno di oggi, ci sarà da aspettare un paio d'ore.-
E ti pareva! Anche se non avevo la D'Arcangelo in commissione lei sarebbe stata comunque al mio esame e la sola idea di avvertire la sua presenza dietro di me mentre parlavo mi faceva venire i brividi. La mia sfortuna non aveva limiti come al solito.
Decisi di lasciar perdere tutta quella storia per un po'. Non avevo tempo da perdere e se quella donna aveva deciso di assistere al mio esame io non avevo né la voglia né la forza mentale per impedirglielo.
Salii le scale e m'infilai nella mia ormai ex aula.
Le ore passarono senza che neanche me ne accorgessi e prima che me ne rendessi conto Marti era venuta a dirmi che Silvia De Iaco, la compagna di classe che veniva prima di me nell'elenco, aveva quasi finito l'esame.
-Dai, Vale. E' meglio se cominci a venire anche tu di là.-
-Dimmi la verità, come sono quei mostri?-
Marti ci pensò un attimo prima di parlare, forse aveva paura di spaventarmi.
-Salerno è gentile come al solito, aiuta tanto. La Bianchi è la solita severa ma anche lei sembra più morbida. La commissaria esterna di Latino è un pezzo di pane, rifilale qualche data giusta in letteratura e ce l'avrai in mano. L'unico problema...-
Aveva esitato! Perché aveva esitato?!
Purtroppo era come se la risposta fosse sempre stata davanti ai miei occhi e ora stesse prendendo una forma più precisa.
-Be', l'unico problema è l'esterna di filosofia. A quanto pare non è rimasta soddisfatta della nostra terza prova. Quella domanda a cui non ha risposto nessuno l'ha resa piuttosto nervosa. Anzi, è proprio inviperita. Mi dispiace, Vale. E' stata talmente severa con le domande che neanche io ho capito cosa caspita ha chiesto.-
Lo sapevo! Avevo sempre saputo che un giorno quella stramaledetta filosofia avrebbe decretato la fine della mia più o meno discreta carriera scolastica. A quel punto sarebbe stato meglio avere la D'Arcangelo in commissione.
C'era poco da fare ormai. Presi le due copie della mia tesina, quella per me e quella per i commissari e seguii Marti dirette all'aula che avrei ricordato fino alla fine dei miei giorni.
Arrivammo e notai subito la presenza di tutti gli altri: Marco, Amy, Mike, Delia, Massi e purtroppo anche sua madre.
Erano tutti lì per assistere al più grande fallimento della mia vita.
La D'Arcangelo ne sarebbe stata davvero contenta.
Vidi Silvia che si alzava dalla sedia per stringere la mano a tutti i professori. Le mie orecchie erano come ovattate, non riuscivo a sentire nulla, la mia mente si era isolata a causa dell'ansia e del nervosismo. Guardai Massi e lui ricambiò il mio sguardo con uno dolce e pieno d'amore. Mi fece battere il cuore ma non riuscì a tranquillizzarmi. Ormai stavo per entrare nel pallone, me lo sentivo.
Silvia uscì dall'aula e il presidente di commissione chiuse la porta per poter discutere del voto di Silvia che sarebbe apparso insieme al mio e a quello di tutti gli altri sui quadri alla fine di tutte le prove orali.
Passarono pochi minuti e poi la porta si riaprì.
-Ferrari Valeria-, annunciò il presidente di commissione guardandosi intorno.
-Sono qui-, risposi in modo meccanico, non mi ero neanche accorta di aver parlato e subito dopo di aver fatto un passo avanti. Il mio corpo si muoveva da solo e cominciavo a vedere tutto un po' offuscato. L'ansia mi stava mangiando viva ma dovevo cercare di mantenere la calma se non volevo svenire proprio lì davanti a tutti.
Il caldo diventava sempre più insopportabile mentre mi presentavo alla commissione e mi sedevo davanti a quelli che sarebbero stati gli ultimi professori di Liceo che avrei visto per molto, molto tempo. Fino alla fine dei miei giorni come minimo!
-Bene, Ferrari-, fu la Bianchi a parlare. -Di cosa tratta la tua tesina?-
Presi un grosso respiro, consapevole del fatto che dietro di me assisteva all'esame il mio Massi. Non sarei mai stata al suo livello ma almeno sulla tesina speravo di non commettere errori, per le altre domande dovevo cercare di arrangiarmi.
-La mia tesi si basa sul "Romanzo". Ho deciso di usare come filo conduttore tra le varie materie letterarie questo argomento.-
-Un ottimo argomento direi-, continuò la Bianchi.
Così cominciai ad esporre la mia tesina. latino, greco, italiano, storia... Erano andate. Mi avevano fatto un paio di domande fuori dal percorso ma ero riuscita a rispondere senza problemi. Ora mi toccava affrontare la parte più difficile.
-E da qui posso ricollegarmi alla filosofia di Charles Darwin.-
Passai a filosofia.
Inutile spiegare come mai avevo cercato di ficcare a forza proprio Darwin nella mia tesina. Meglio parlare della filosofia/teoria di uno scienziato piuttosto che della filosofia di un filosofo vero e proprio. Sapevo che era un rischio, la commissaria non si sarebbe accontenta di Darwin ma almeno su di lui avrei parlato senza mai bloccarmi e poi avrei affrontato la domanda di quella strega come meglio avrei potuto.
-Direi che su Darwin non si hanno dubbi-, m'interruppe dopo neanche due minuti che stavo parlando. La odiavo a morte!
-Facciamo una domandina al di fuori del percorso e poi con me avrai finito.-
-Certo-, risposi tranquilla. Era assurdo agitarsi ormai, sapevo già che non avevo speranze, tanto valeva tranquillizzarsi ed evitare un infarto.
-Sapresti, utilizzando poche parole, mettermi a confronto la teoria di Kant ed Hegel?-
Come volevasi dimostrare la strega aveva annusato la mia paura e la mia incompetenza nella sua materia e ne stava approfittando. Marti aveva ragione, quella professoressa ce l'aveva a morte con noi, era la stessa identica domanda che ci aveva posto alla terza prova.
Provai in tutti i modi a mettere in piedi un discorso che avesse avuto il minimo senso ma più parlavo e più l'espressione di quella maledetta professoressa mi faceva capire che stavo dicendo una marea infinita di cavolate.
-Per me basta così-, m'interruppe ad un certo punto. -Direi che la tua risposta non era soddisfacente, ti consiglio di passare alle altre materie.-
E così mi liquidò senza darmi l'occasione di continuare e senza pormi altre domande. Da una parte era meglio così, ero troppo stanca di filosofia, qualunque altra risposta sarebbe stata impossibile per me, anche la più semplice.
Passai a matematica e fisica, le ultime due materie rimaste. Me la cavai abbastanza bene, il commissario esterno di matematica era abbastanza indulgente. Ormai filosofia era una cosa passata e non ne volevo più sentir parlare. Andava bene così, anche se avevo fatto una magra figura. Alla fine lo avevo sempre saputo che con quella materia non avrei mai avuto scampo. La mia repulsione verso i filosofi e tutti i loro pensieri troppo astratti per i miei gusti era qualcosa che non potevo vincere.
Mi alzai con calma e strinsi la mano ai professori.
-Cos'ha intenzione di fare in futuro?- mi chiese il presidente di commissione.
-Ancora non ne sono sicura. Credo che proverò fisica all'università.-
-Un buona scelta-, rispose lui sorridendomi.
Ricambiai il sorriso e mi voltai, uscendo finalmente da quell'aula.
Gli altri probabilmente mi stavano aspettando in cortile, perché fuori dall'aula non c'era nessuno. Amy e Marti sapevano che avevo bisogno di qualche secondo per starmene da sola, sapevano che la commissaria di filosofia aveva messo a dura prova i miei nervi e non volevano di certo crearmi ancora più ansia. Ero sicura che avevano trascinato tutti fuori, D'Arcangelo compresa.
Come immaginavo, appena uscii in cortile, fui letteralmente assalita dai miei amici.
-Bravissima Vale!- esclamò Marti saltandomi al collo per abbracciarmi, il che era tutto dire visto che non era famosa per la sua propensione verso il contatto fisico.
-Stai bene?- mi chiese Amy con un sorriso di comprensione.
-Meno di settanta non possono darmi, anche se quella strega di filosofia si impunta, ci arrivo con i crediti quindi non può rompere più di tanto e a me basta superare il settanta, per il resto va benissimo così. Non ne potevo più di questi esami, è davvero una grande liberazione.-
-Lascia perdere quella tizia, Vale-, cominciò Mike. -Sei stata fantastica!-
-Mike ha ragione-, Delia mi guardava con un dolce sorriso.
-Considerando la notte di fuoco che hai alle spalle, sei stata davvero brava-, disse Marco facendomi l'occhiolino.
-Marco! Io ti ucciderò per davvero un giorno! Continua a punzecchiarmi e sarà la tua fine. E quell'idiota dell'amico tuo è il secondo della lista-, mi bloccai per un attimo. -Dov'è Massi?-
-Poco prima della fine del tuo esame la D'Arcangelo lo ha trascinato alle macchinette per un caffè. Non voleva andarci da sola.-
Guardai per un secondo il pavimento indecisa su cosa fare. Ormai non c'era più motivo per temere la D'Arcangelo, gli esami erano finiti e il mio voto era già stato deciso. Dovevo vedere Massi, ne avevo bisogno, anche se la D'Arcangelo era presente.
-Vado da lui-, dissi poi.
Anche questa volta, mentre camminavo, non avevo alcun bisogno di voltarmi per sapere che tutti i miei amici mi stavano seguendo.
In pochi secondi arrivai davanti alle macchinette e trovai la D'Arcangelo che discuteva ancora con Massi del perché era sparito per tutta la notte rischiando di non presentarsi all'esame.
-Ancora non riesco a capire perché tu abbia fatto una cosa del genere.-
-Mamma, ti prego. Ho sostenuto l'esame, possiamo non parlare più di questa storia?-
-Vorrei solo una spiegazione, tutto qui.-
-Professoressa...-, "la spiegazione sono io", era questo che avrei voluto dire. La frase completa era proprio lì per uscire ma la D'Arcangelo fu più veloce di me e m'interruppe.
-Ah, Ferrari! Complimenti per l'esame-, cominciò parandosi davanti a me e sorridendo. Non riuscivo a capire se il suo fosse un sorriso sincero oppure se si stesse prendendo gioco di me e del mio mezzo fallimento.
-Grazie-, mormorai un po' spaesata.
-Certo, immagino che le incertezze che hai avuto in filosofia ti faranno avere un voto più basso di quello che avresti potuto prendere se avessi studiato di più. Ma in effetti poteva andare molto peggio, hai sempre avuto un andamento scolastico instabile e...-
-Mamma!-
-Dimmi...-, chiese lei sussultando per quell'interruzione.
-Vuoi una spiegazione per quello che è accaduto stanotte?-
-Certo-, rispose lei quasi esasperata.
-Allora sta un po' zitta e levati di mezzo.-
-Come?-
Massi mi guardò dritto negli occhi e con una mano spostò piano sua madre che stava proprio tra noi due.
Il verde dei suoi occhi mi attirava verso di lui come un calamità.
Mentre io ero ancora lì a farmi invadere da tutto l'amore che il suo sguardo poteva trasmettermi, Massi fece dei passi veloci nella mia direzione e annullò completamente le distanze prendendo il mio viso tra le mani e posandomi un dolce bacio sulle labbra.
Il bacio non partì per niente lento, come avevo immaginato. Era un bacio ricco di sentimenti e di un'attesa che era stata finalmente ripagata. Come se in quel bacio si stesse sfogando tutta la tensione accumulata in mesi interi. Un bacio liberatorio e passionale. Un bacio a cui non avrei rinunciato per nulla al mondo.
Eravamo a scuola, davanti a tutti e soprattutto alla presenza della D'arcangelo e a me non me ne importava più un fico secco. Dimenticai persino il motivo per cui per tutto quel tempo ci eravamo nascosti.
Il nostro amore era così meraviglioso e perfetto che nulla avrebbe dovuto mai celarlo, neanche le mie idee malsane. Era un amore che aveva bisogno di vita e respiro. Un amore forte e deciso. Un amore partito in modo immaturo ma che col tempo era cresciuto raggiungendo una nuova consapevolezza. Massi ed io avevamo affrontato l'ultima prova della maturità, la vera maturità, e il nostro amore con noi.
Tutti e tre l'avevamo superata a pieni voti.
-Che diamine sta succedendo qui?!-
La frase esclamata- quasi urlata- dalla D'Arcangelo, ci ricordò che era il momento di staccarsi per un po', e poi dovevamo riprendere fiato prima o poi.
Mi voltai a guardare la D'Arcangelo e dire che il suo viso era stupito era assolutamente riduttivo. Era allibita! Questa era la parola giusta per descrivere la sua espressione.
Allibita!
-Avevi detto di voler una spiegazione, no?-, cominciò Massi e prendendomi per mano senza mai smettere di guardare la madre continuò. -E' lei la spiegazione per tutto. Valeria è la spiegazione per ogni cosa.-
La D'arcangelo rimase impietrita ancora per qualche secondo e poi si limitò solo a sollevare un sopracciglio indispettita.
Le prove della Maturità erano finite, anche quelle della nostra intima maturità, ma l'ultima prova all'interno delle mura del Liceo Classico Virgilio era appena iniziata.
Quella prova se ne stava immobile davanti ai nostri occhi e aveva anche un nome: Claudia D'Arcangelo, professoressa di scienze e madre di Massimiliano Draco.
Era lei, e solo lei, la nostra ultima vera prova. 

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